Il dilemma del giusto mix tra tempo libero e lavoro è stato oggetto di molti studi accademici di economia politica, anche se ogni decisione va “tarata” con il profilo di consumi di un individuo (in parole povere con le sue spese) e su come riesce a sostenerli con il proprio salario. Con la diffusione dei nuovi contratti integrativi aziendali, tuttavia, il dipendente sta diventando sempre più parte attiva di questa scelta e, in alcuni casi, può arrivare a “barattare” giorni liberi in cambio di una busta paga più leggera.
Un’opzione che sarebbe stata difficilmente immaginabile soltanto pochi anni fa e che invece oggi, in Italia, è sempre più diffusa supportando una più efficace conciliazione tra lavoro e vita privata. “Il tempo è il nuovo denaro”, sintetizzano alcuni esperti del settore. Si tratta, più in generale, di un fenomeno riconducibile all’ampio e crescente sviluppo del welfare aziendale, che può assumere, a seconda delle imprese, forme e caratteristiche diverse. In alcune, per esempio, possono essere previsti premi specifici per lo smaltimento di ferie e permessi che, come noto, rappresentano un costo significativo per i bilanci. In altri gruppi, invece, può essere prevista una riduzione del salario per chi vuole più tempo libero e viceversa un aumento del salario stesso per chi invece è disposto a fare gli straordinari.
Il work-life balance chiave del nuovo equilibrio
In ogni caso, secondo gli esperti, la tendenza è chiara e va legata a una filosofia di “personalizzazione” del rapporto di lavoro e di evoluzione delle relazioni industriali non più basate soltanto sulla contrattazione collettiva, ma anche sulle relazioni personali. Senza dimenticare che sono sia l’impresa sia il dipendente (lavoratore o manager) a beneficiare di un rapporto fiduciario finalizzato a centrare obiettivi come i cosiddetti “work-life balance” (cioè l’equilibrio vita privata-lavoro) e “best place to work” (l’ambiente ideale per svolgere le proprie mansioni). Un’approfondita ricerca svolta da Assidai, in collaborazione con Ipsos già nel 2015, aveva indagato a fondo queste tematiche, evidenziando come per i manager italiani fosse cruciale la protezione di una copertura sanitaria integrativa come elemento di tranquillità per la propria vita personale e professionale.
Qualche esempio: da Lamborghini a Unicredit
Vediamo ora nel dettaglio, analizzando alcune imprese, qualche esempio interessante di welfare inteso come il giusto mix (a seconda delle singole esigenze) tra tempo libero e lavoro.
Alla Nexion di Correggio (Reggio Emilia), azienda che si occupa di attrezzature per gommisti e officine, col nuovo contratto aziendale è stata introdotta una grande novità, che si sostanzia nella “Indennità Miglioramento Rapporto Tempi di Vita – Lavoro”, che verrà riconosciuta a tutti i lavoratori e che gli stessi, su base volontaria, potranno trasformare in riduzione di orario. In pratica, ogni dipendente potrà trasformare una quota di questa retribuzione in tempo, nello specifico in permessi retribuiti, che potranno essere goduti secondo le modalità previste dal contratto nazionale.
Di recente, anche la Tecomec – azienda specializzata nella componentistica sempre dell’area reggiana – ha firmato un accordo aziendale in cui una parte del premio di risultato 2019 viene calcolato in base alle ferie godute: su questo punto si sono trovati d’accordo, dopo un referendum, il 95% dei lavoratori dell’azienda.
E un plebiscito è stato registrato anche alla Lamborghini, dove a determinate condizioni parte della tredicesima può essere “convertita” in permessi speciali: un modello, in questo senso, è stato l’accordo stipulato l’anno scorso dal potentissimo sindacato tedesco dei metalmeccanici, la Ig Metall, che ha lanciato l’idea dell’utilizzo di una parte dell’aumento salariale per incrementare le ferie nel mese di agosto.
Infine, Unicredit nel piano 2019 per conciliare vita privata e professionale (il famoso “work life balance”) ha previsto la possibilità di convertire il premio di produttività 2018 in giornate di permesso: una scelta che può essere effettuata da tutti i dipendenti con reddito fino a 80mila euro e che consente di avere fino a 5 giorni di permesso. Insomma, una settimana di vacanza (anziché un piccolo assegno supplementare) da dedicare a sé stessi o alla propria famiglia per poi tornare al lavoro più carichi e motivati. È questa la filosofia del welfare aziendale, che promuove un rapporto più evoluto tra azienda e dipendente con benefici reciproci.
Assidai e il welfare aziendale
Il welfare aziendale è entrato a tutti gli effetti nella contrattazione collettiva attraverso l’introduzione della sanità integrativa e della previdenza complementare: due esigenze che, insieme al work life balance, sono richiesti e attesi dai lavoratori di tutti i livelli. Assidai ha da molti anni introdotto, in maniera pioneristica, l’estensione delle coperture al nucleo familiare, oltre a proporre la costruzione di Piani Sanitari ad hoc, personalizzati proprio sulla base delle caratteristiche richieste dalle aziende e dai lavoratori.