La forte espansione del welfare aziendale è ormai un dato di fatto. Assidai, come Fondo di assistenza sanitaria integrativa, approfondisce costantemente questa tematica e tutti gli aggiornamenti introdotti proprio perché offre a manager, quadri e consulenti uno dei benefit maggiormente apprezzati in ambito aziendale, appunto l’assistenza sanitaria. Secondo le ultime ricerche, più di un’impresa su due in Italia ha adottato il welfare sia per i vantaggi fiscali offerti da questo strumento sia perché sono evidenti i benefici in termini di produttività dei dipendenti e di coinvolgimento degli stessi nella mission aziendale. Tuttavia, in particolare per le imprese di piccole e medie dimensioni, non è semplice gestire in autonomia l’erogazione dei beni e dei servizi compresi nel piano di welfare, per esempio realizzando all’interno della propria struttura un asilo nido o una palestra. Ecco perché, soprattutto per le PMI o per le microimprese, risulta più pratico stipulare convenzioni con strutture esterne che si occuperanno poi di erogare i servizi al dipendente. Servizi che possono essere dei più svariati: dall’assistenza sanitaria (come si diceva sopra) all’istruzione, dall’assistenza per bambini e anziani alla formazione, dai trasporti alla previdenza, dal tempo libero al benessere per arrivare allo sport e allo shopping. Di questo ampio insieme non fanno parte i buoni pasto, che hanno una regolamentazione a parte. Infine, è importante ribadire il concetto chiave del cuneo fiscale: 100 euro investiti in welfare aziendale corrispondono a una spesa di 100 euro netti per l’azienda e a 100 euro spendibili per il dipendente.
Che cosa sono i voucher per il welfare aziendale
Ma andiamo con ordine: all’interno della macro-categoria dei compensi in natura (fringe benefits) che rivestono quella parte di retribuzione che non è corrisposta dal datore di lavoro in busta paga bensì attraverso l’erogazione di beni e servizi, vi sono i voucher welfare, che sono stati introdotti in Italia con la Legge di Bilancio 2016, che ha introdotto una serie di incentivi poi rafforzati negli anni successivi per rendere centrale il welfare aziendale nel nostro Paese. Nel dettaglio si tratta di buoni cartacei o elettronici che vanno considerati come veri e propri titoli di credito personali, cioè utilizzabili soltanto dal titolare. Essi sono da considerarsi come accessori alla retribuzione ordinaria: danno diritto al dipendente di ottenere beni e servizi di vario tipo presso i fornitori convenzionati con l’impresa e possono essere erogati anche in sostituzione dei premi di produttività. A stabilire tutto ciò è l’articolo 3 bis dell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico sulle Imposte sul Reddito). Che cosa significa? Che i voucher welfare mantengono le stesse agevolazioni fiscali dei beni e servizi di welfare: dunque non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente e sono esenti da tassazione fino alla soglia di 258,23 euro.
Il raddoppio del tetto per il 2020
Sul tetto di spesa va fatta una precisazione cruciale: solo per quest’anno, vista anche la situazione economica e sociale legata alla pandemia di Covid-19, il Governo ha deciso di raddoppiare tale soglia fino a 516,46 euro. Una decisione arrivata con il Decreto Legge di Agosto: l’articolo chiave è il 112, comma 1, che ha introdotto il raddoppio del limite di esenzione per il welfare aziendale modificando quanto previsto dall’articolo 51, comma 3 del TUIR. Ecco l’indicazione precisa:
“Limitatamente al periodo d’imposta 2020, l’importo del valore dei beni ceduti e dei servizi prestati dall’azienda ai lavoratori dipendenti che non concorre alla formazione del reddito ai sensi dell’articolo 51, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, è elevato ad euro 516,46.”
Come vanno usati i voucher
Riprendendo l’analisi del welfare tramite i voucher, va evidenziato che l’articolo 6 del TUIR stabilisce delle caratteristiche vincolanti che è bene elencare:
- non possono essere ceduti in quanto nominativi;
- possono essere utilizzati solo dal titolare o dai familiari fino al primo grado di parentela;
- non possono essere convertiti in denaro;
- danno diritto all’erogazione di un bene o un servizio per il loro intero valore nominale e non possono essere integrati dal titolare fatte salve alcune eccezioni.
In realtà, l’articolo 6 precisa anche che è possibile derogare all’obbligo di utilizzare il voucher per un solo bene o servizio. Ciò può accadere nel caso si ricada nella fattispecie del “carrello della spesa” o di “paniere” previsto dal piano di welfare aziendale. Il tetto, ovviamente, è sempre fissato a 258,23 euro (solo per quest’anno è raddoppiato).
L’ISTAT e l’equilibrio casa-lavoro
Per concludere è utile riportare l’ultimo studio in materia da parte dell’ISTAT che certifica una crescente consapevolezza da parte delle imprese riguardo l’importanza del welfare aziendale e in più in generale dell’equilibrio casa-lavoro e della responsabilità sociale. Si tratta del “Censimento permanente delle imprese”, uno strumento di rilevazione che si propone di fornire un quadro puntuale della situazione delle aziende italiane sul fronte economico e non solo. Il documento, in particolare, si è concentrato su un aspetto: ha verificato quante imprese applicassero azioni volontarie per il benessere dei propri collaboratori. Il risultato? Circa il 53,4% delle aziende con almeno tre dipendenti ha adottato almeno una misura per il sostegno alla genitorialità e alla conciliazione vita-lavoro. Nel dettaglio, il 20,5% delle realtà ha attivato forme di comunicazione interna per informare i lavoratori sui diritti legati alla genitorialità e previsti dall’attuale normativa e il 25,5% ha previsto congedi extra rispetto a quelli previsti dalla normativa in caso di nascita di un figlio. Ancora: il 22,5% ha messo a punto permessi specifici per l’inserimento di figli al nido o alla scuola dell’infanzia. Infine, il 47,3% delle realtà imprenditoriali ha attivato interventi per rendere maggiormente flessibile l’orario di lavoro. Numeri che certificano la crescente diffusione nel tessuto produttivo italiano di una nuova filosofia, imperniata su un patto dipendente-impresa proficuo per entrambi.