È quanto emerge da un convegno promosso a febbraio 2017 da Federmanager. Tra i partecipanti il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, G&G Associated, Rbm e Confapi.
Il 78% degli italiani ha paura di dovere ridurre o rimandare le spese sanitarie in futuro. È quanto emerge da una ricerca di G&G Associated (istituto di ricerche per il marketing, la comunicazione e le tematiche sociali), che sottolinea anche un forte interesse dei lavoratori del settore manifatturiero per i programmi di prevenzione. Lo studio è stato presentato al convegno “Stili di vita: l’esperienza della sanità integrativa”, organizzato da Federmanager e tenutosi a Roma a febbraio.
All’evento, coordinato da Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager, oltre a Giuseppe Torre, Direttore G&G Associated, sono intervenuti Walter Ricciardi, Presidente Istituto Superiore di Sanità (intervistato in questa newsletter), Ranieri Guerra, DG Prevenzione sanitaria del Ministero della salute, Maurizio Casasco, Presidente Confapi e Fims, Lucia Magnani, AD Longlife Formula SpA, Federico Spandonaro dell’Università di Roma Tor Vergata e Presidente C.R.E.A., Marco Vecchietti, Consigliere Delegato RBM Salute e AD Previmedical.
Come detto, dunque, i lavoratori del settore manifatturiero iniziano a chiedere l’accesso a programmi di prevenzione. È questa la tendenza rilevata dai dati dell’osservatorio sulla sanità integrativa di G&G Associated su un campione di 800 imprese e 1.200 lavoratori del settore industria intervistati a fine 2016. Tra i benefit aziendali più attesi, subito dopo la sanità integrativa, richiesta dal 78% dei lavoratori, figurano l’orario flessibile (42%) e i programmi di prevenzione sanitaria 39%. Un trend che inizia a sollecitare l’interesse anche delle imprese del settore, sempre più disposte a considerare la prevenzione sanitaria una forma di welfare aziendale.
A tutto ciò si aggiunge il quadro di un Paese in cui, su un campione più vasto di cittadini (3.800 interviste), il 78% ha paura di dovere ridurre o rimandare le spese sanitarie in futuro: a rischio, subito dopo la spesa odontoiatrica (57%), compare quella in prevenzione sanitaria (47%) e, infine, quella per le visite specialistiche (42%).