Cresce la diffusione del welfare aziendale e, con essa, aumentano le imprese (soprattutto quelle di dimensioni più rilevanti) che offrono, come benefit, l’assistenza a familiari anziani/non autosufficienti. A confermarlo c’è un recente studio Domina, realizzato in collaborazione con Fondazione Leone Moressa, Istituto di studi e ricerche nato nel 2002 da un’iniziativa della Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre CGIA.
Già oggi la quota delle aziende che offrono questi tipi di benefit è arrivata a un livello significativo: da un report di Confindustria emerge come abbiano raggiunto quasi il 3% del totale, con una punta tuttavia del 10% tra le imprese con più di 100 dipendenti. Ciò a testimonianza di come il trend sia in forte rafforzamento e di come possa rappresentare una misura indiretta per migliorare la gestione del lavoro di cura o di assistenza delle famiglie italiane.
Del resto, il tema sarà sempre più d’attualità. I numeri dicono che la popolazione italiana continua a invecchiare e che, nel 2040, le persone con almeno 80 anni saranno oltre 6 milioni (il 10% della popolazione totale). Con l’aumentare dell’età crescerà proporzionalmente anche il bisogno di assistenza e sempre più famiglie dovranno fare i conti con i costi dell’assistenza in termini economici e di tempo. Se lo Stato dovrà rispondere almeno in termini di detassazione, i datori di lavoro avranno l’opportunità di aiutare i dipendenti fornendo benefit legati alla conciliazione e alla cura.