Paolo Veronesi (IEO): “Grazie a ricerca e nuove terapie assistiamo già a una prima svolta”
“In questi anni, grazie alla ricerca e alle nuove terapie abbiamo assistito a una svolta nella lotta contro il cancro e possiamo guardare al futuro con sempre maggiore ottimismo: forse un giorno, neppure troppo lontano, potremo davvero sconfiggerlo”. A lanciare il messaggio di speranza e di fiducia è Paolo Veronesi, Professore associato in Chirurgia all’Università di Milano, figura di spicco dell’Istituto Europeo di Oncologia (dove dirige il programma di Senologia) nonché figlio di Umberto Veronesi, di cui ha raccolto il testimone con orgoglio, vigore e professionalità.
Professor Veronesi, di recente è stata celebrata la Giornata mondiale contro il cancro. A che punto è la lotta a questa malattia e che progressi sono stati fatti nel corso degli ultimi anni?
In questi anni abbiamo assistito a una svolta nella ricerca e nella terapia contro il cancro un po’ in tutti i campi. Sono state affinate tecniche chirurgiche che consentono interventi sempre più mirati e meno invasivi – anche sfruttando la robotica – e sono state messe a punto radioterapie più precise. Ma, soprattutto, il grande passo in avanti è stato fatto sulle terapie mediche che, grazie alla ricerca, dopo anni di immobilità hanno visto l’introduzione di nuovi farmaci, in particolare farmaci a bersaglio molecolare e farmaci immunoterapici. La strada alla immunoterapia è stata aperta dagli studiosi Allison e Honjo che per questo hanno ricevuto il Nobel per la medicina nel 2018. Queste nuove terapie hanno permesso un maggiore controllo di vari tumori già in fase metastatica, come polmone, rene e melanoma, per i quali la sopravvivenza era di pochi mesi. In sintesi, possiamo dire che tutto ciò ha cambiato la storia di molti tumori e ha aperto molte prospettive sull’ulteriore sviluppo delle cure nei prossimi anni.
In Italia come procede la lotta contro il cancro?
Per quasi tutti i tumori il trend di guarigione è in deciso miglioramento in Europa e l’Italia, grazie a cure e diagnosi precoci, è in vetta alla classifica nel Vecchio Continente. Un ruolo importante, infatti, è giocato dalla prevenzione secondaria, che ci offre molte possibilità e nel nostro Paese su questo fronte siamo avanti con screening mammografici e pap test introdotti da molti anni e la ricerca di sangue occulto nelle feci proposta a tutti i cittadini oltre i 50 anni.
Qual è invece il valore della prevenzione primaria e come si posiziona l’Italia rispetto agli altri Paesi europei?
La consapevolezza delle persone è molto importante e la cultura della prevenzione sta rapidamente aumentando in tutto il Paese, anche se permangono differenze significative tra il Nord, dove c’è una consapevolezza elevatissima, e il Centro-Sud. L’obiettivo vero, va ricordato, è ridurre i tassi di incidenza della malattia. E questo si può fare solo attraverso la prevenzione primaria, visto che circa un terzo dei tumori è dovuto a fattori evitabili. Tra questi spiccano il tabagismo, che in Italia è ancora troppo diffuso (26% della popolazione); lo stile di vita e in particolare la dieta, visto che purtroppo come in tutti i Paesi occidentali il sovrappeso è un problema ancora in crescita, soprattutto al Meridione, C’è infine la sedentarietà, anche questa con una ampia forbice tra le regioni, con la Basilicata che si pone al 70% e la Provincia Autonoma di Trento e Bolzano al 10 per cento.
Tuttavia, come detto, l’Italia è un gradino sopra rispetto agli altri partner europei. Perché?
Abbiamo la dieta mediterranea che, sul fronte della prevenzione primaria, ci protegge e possiamo contare su cure e diagnosi precoci migliori. Questo grazie al Servizio Sanitario Nazionale che è uno dei migliori del mondo e offre prestazioni di altissimo livello e universali. Uno dei problemi che si sono posti però negli ultimi anni in campo oncologico è il costo delle terapie innovative che, a sua volta, genera un problema di sostenibilità per la sanità pubblica. Per superarlo un ruolo importante potrebbe essere giocato dai fondi sanitari integrativi, perché chiaramente tutto quello che integra il SSN aiuta la sostenibilità dell’intero sistema in un’ottica di complementarietà. Senza l’apporto dei fondi sanitari integrativi dubito che il Servizio pubblico riuscirebbe a fare fronte, in futuro, alle richieste di cure in campo oncologico garantendo al contempo l’universalità del sistema.
Lo IEO è uno dei primi istituti europei nella lotta contro il cancro. Ci parli brevemente del suo istituto e di come valuta la collaborazione con Assidai.
Festeggiamo quest’anno i 25 anni di attività, un tempo relativamente breve in cui ci siamo posti al vertice delle istituzioni europee per ricerca e cura di particolari tipi di tumore: per quello alla mammella siamo da sempre ai vertici mondiali e per quelli a polmone e prostata siamo cresciuti molto. Per quanto riguarda invece la collaborazione più che decennale con Assidai abbiamo sempre avuto ottimi rapporti e devo dire che, anche all’interno del nostro istituto, funziona perfettamente la formula di collaborazione tra il SSN e un fondo integrativo, come appunto Assidai, che consente di fornire a tutti i pazienti un elevatissimo livello di prestazioni. Si tratta di un modello virtuoso di compartecipazione tra attività in solvenza e in convenzione con il sistema sanitario che alla fine giova a tutti i pazienti, con i medici sempre presenti nella struttura, ove svolgono anche l’attività libero-professionale.
Lei ha raccolto il testimone e l’eredità di suo padre…
Ho lavorato con mio padre per molto tempo, da quando ha aperto lo IEO, cercando di ereditare da lui tutte le cose buone e il suo modo di porsi con i pazienti. Oggi ho continuamente testimonianze di affetto e di amore dei suoi pazienti per come si poneva, cioè instaurando un rapporto personale, particolare e di affetto. Papà era convinto che avrebbe visto la vittoria finale nella lotta contro i tumori e si considerava sconfitto per non averla raggiunta. In realtà le sue innovazioni ed il suo pensiero hanno aperto la strada alla moderna oncologia. Oggi stiamo andando ancora più veloci e direi che possiamo guardare al futuro con sempre maggiore ottimismo.
Paolo Veronesi
Paolo Veronesi è nato a Milano nel 1961 e in questa città vive da sempre lavorando come chirurgo e ricercatore. Laureatosi negli anni Ottanta dedica la sua opera professionale allo studio e alla cura dei tumori. È direttore del Programma di Senologia e della Divisione di Senologia Chirurgica presso l’Istituto Europeo di Oncologia e Professore Associato in Chirurgia all’Università degli Studi di Milano. Il suo contributo di ricerca e clinico è stato fondamentale per le innovazioni sviluppate in IEO nella cura del tumore del seno, che rappresentano i progressi più importanti a livello internazionale nell’oncologia mammaria. Dal 2006 è Presidente della Fondazione Umberto Veronesi per il progresso della scienza.