Nuove valvole biologiche cardiache: una scoperta eccezionale che potrebbe cambiare la vita di circa 400.000 pazienti nel mondo, persone che purtroppo ogni anno hanno bisogno della sostituzione di una valvola cardiaca. L’importante notizia arriva da una ricerca internazionale guidata dall’Italia, con l’Università di Padova, pubblicata sulla prestigiosa rivista “Nature Medicine”, e coordinata dall’immunologo clinico Dott. Emanuele Cozzi, docente del dipartimento di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica dell’ateneo veneto.
Le valvole cardiache e le possibili patologie
Ma andiamo con ordine. Che cosa sono le valvole cardiache? La loro funzione è regolare nel modo corretto il flusso di sangue nel cuore. “Il cuore è dotato di quattro valvole, strutture che funzionano come una porta a due o a tre battenti, – spiega un articolo del Ministero della Salute – due si trovano tra gli atri (le camere superiori del cuore) e i ventricoli (le camere inferiori del cuore) e sono la valvola mitrale (tra atrio sinistro e ventricolo sinistro) e la valvola tricuspide (tra atrio destro e ventricolo destro). Le restanti due valvole regolano l’efflusso del sangue tra ventricolo sinistro ed aorta (valvola aortica) e tra ventricolo destro e arteria polmonare (valvola polmonare)”. Quando le valvole, a seguito di qualche patologia, si restringono (stenosi), il sangue passa con più difficoltà dall’atrio al ventricolo (stenosi mitralica, stenosi tricuspidale) oppure dal ventricolo alla circolazione sistemica o polmonare (stenosi aortica, stenosi polmonare). Viceversa, quando le valvole si sfiancano o non chiudono più bene, il sangue refluisce all’indietro, ad esempio dal ventricolo all’atrio (insufficienza mitralica, insufficienza tricuspidale) oppure dall’aorta al ventricolo sinistro (insufficienza aortica) o dall’arteria polmonare al ventricolo destro (insufficienza polmonare). È evidente come, a fronte di queste patologie, si rende necessaria la sostituzione di alcune valvole cardiache e qui entra in gioco la scoperta dell’Università di Padova.
I vantaggi delle nuove valvole biologiche
Le nuove valvole biologiche cardiache, scoperte dai ricercatori dell’Università di Padova, sono ottenute da animali ingegnerizzati – attraverso l’ausilio dell’ingegneria genetica – e sono in grado di evitare il fenomeno della degenerazione. Ma perché le valvole biologiche cardiache ottenute da animali ingegnerizzati hanno diversi vantaggi, potenzialmente rivoluzionari? Le valvole biologiche “normali”, infatti, usate per circa il 60% delle sostituzioni, presentano alcuni inconvenienti, derivanti soprattutto dal fatto che contengono degli antigeni zuccherini che invece non sono presenti nelle valvole umane. Antigeni che – spiegano i ricercatori – inducono una risposta immunitaria che aggredisce il tessuto delle valvole stesse e ne causa un precoce deterioramento, soprattutto in soggetti giovani con un sistema immunitario efficiente. Il rimedio? I pazienti giovani ricevono valvole meccaniche, che però hanno anch’esse un rovescio della medaglia: necessitano di una terapia anticoagulante – tema peraltro a cui recentemente Assidai ha dedicato uno specifico approfondimento, che impone al paziente stili di vita e di lavoro con notevoli limitazioni, evitando quello che può causare traumi e conseguenti emorragie difficilmente contenibili. Tutto ciò – ha dimostrato la ricerca pubblicata su “Nature Medicine” – non avviene per le valvole cardiache biologiche ottenute da animali ingegnerizzati.
I numeri e i risultati della ricerca
Analizziamo i numeri e i risultati della ricerca. Essa è stata condotta per cinque anni su 1.668 pazienti che hanno ricevuto valvole biologiche presso i centri di cardiochirurgia dell’Ospedale Bellvitge di Barcellona, dell’Ospedale Universitario Vall d’Hebron di Barcellona, dell’Ospedale Universitario di Manitoba, dell’Ospedale Universitario di Nantes e dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. L’obiettivo era chiarire se la risposta anticorpale diretta contro le molecole di zuccheri presenti sulle valvole di derivazione animale potesse portare a un deterioramento valvolare precoce attraverso un processo di calcificazione. Il risultato? In generale, dal primo mese successivo all’impianto di valvole biologiche, il livello degli anticorpi diretti contro le molecole zuccherine aumenta significativamente. In un modello animale la presenza di questi anticorpi è in grado in un mese di causare depositi di calcio nelle valvole biologiche e quindi di determinarne il deterioramento. Al contrario, se si impiantano valvole provenienti da animali ingegnerizzati in modo da non produrre le molecole zuccherine, gli anticorpi non “aggrediscono” la valvola e non inducono la calcificazione dei tessuti.
La possibile prevenzione
Premesso che le malattie valvolari possono essere presenti dalla nascita (valvulopatie congenite) oppure svilupparsi nel corso della vita a seguito di diverse malattie, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sottolinea che per esse purtroppo “non esiste una vera e propria prevenzione” .
In generale, tuttavia, come per le altre malattie cardiovascolari, è consigliabile mantenere il peso forma, non fumare, svolgere attività fisica in modo regolare, mantenere la pressione del sangue sotto i livelli normali e seguire una dieta sana ed equilibrata”. Insomma, si tratta di praticare quotidianamente la cosiddetta prevenzione primaria, che Assidai sostiene da tempo per evitare il più possibile l’insorgere di malattie croniche (tumori, diabete, patologie cardiocircolatorie), responsabili a loro volta della maggior parte dei decessi a livello mondiale.
In conclusione, sia per le valvulopatie presenti alla nascita (congenite) sia per la maggior parte di quelle acquisite non è possibile attuare misure di prevenzione specifiche neanche per rallentarne il deterioramento nel tempo; per questo è fondamentale, una volta scoperta la malattia, seguire i controlli pianificati dagli specialisti e intervenire tempestivamente con misure chirurgiche adeguate, appena le condizioni lo richiedono, al fine di evitare ulteriori complicazioni.