Garantire una maggiore protezione della salute dei cittadini europei, dare all’Unione Europea e agli Stati membri gli strumenti necessari per prevenire e affrontare meglio eventuali pandemie future dopo il Covid-19 e migliorare la resilienza (cioè la resistenza agli choc e agli eventi imprevisti) dei sistemi sanitari europei. Sono questi i principali obiettivi dell’Unione europea della salute, alla quale – come annunciato negli ultimi giorni – la Commissione europea sta lavorando per creare un contesto di reciproco sostegno in cui tutti gli Stati membri si preparino alle crisi sanitarie e le affrontino insieme, le forniture mediche siano disponibili, innovative e a buon mercato, e i Paesi lavorino insieme per migliorare la prevenzione, la terapia e la fase post-cure per malattie come il cancro.
Insomma, un enorme progetto che dimostrerebbe il ruolo sempre più forte dell’Europa, non soltanto Unione monetaria ma anche politica, fiscale ed economica. Un’Europa che negli ultimi tempi si sta dimostrando sempre più compatta, soprattutto davanti alle difficoltà: ne è prova l’accordo storico sul maxi Recovery Fund da 750 miliardi approvato in estate per far fronte alla crisi economica legata al Covid-19.
Obiettivo: porre le basi per una sanità a livello europeo più forte
“Non possiamo aspettare la fine della pandemia per riparare i danni e pensare al futuro. Porremo le basi per un’Unione europea della salute più forte, in cui 27 Paesi possano lavorare insieme per individuare le minacce, prepararsi e avviare una risposta collettiva”.
Queste parole, pronunciate dalla Presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante il suo intervento al vertice mondiale sulla salute (e riportate dal sito della Commissione UE) indicano chiaramente lo spirito e lo scopo ultimo dell’iniziativa.
“Il nostro obiettivo – ha anche spiegato la Presidente – è proteggere la salute di tutti i cittadini europei. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato la necessità di un maggiore coordinamento nell’Ue, di sistemi sanitari più resilienti e di una migliore preparazione per le crisi future”.
Dunque, è ora di iniziare a muoversi per costruire un’Unione europea della sanità, per proteggere i cittadini con un’assistenza di alta qualità in caso di crisi e di fornire all’Unione e ai suoi Stati membri la possibilità di prevenire e gestire le emergenze sanitarie che colpiscono l’intero Vecchio Continente.
Think tank Ispi favorevole al progetto
Sul tema, di recente, si era espresso anche l’Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, oggi riconosciuto tra i più prestigiosi think tank dedicati allo studio delle dinamiche internazionali, dichiarandosi nettamente favorevole. Secondo l’Ispi va adottato il modello “One Health” proposto dall’Organizzazione mondiale della sanità come approccio che permette di “collegare organicamente le prospettive di una riforma sanitaria su base continentale alla più generale trasformazione della nostra società imposta dal cambiamento climatico e dalla ricerca di uno sviluppo sostenibile, verde, equo e digitale”.
L’idea è dunque quella di riscoprire la salute come “bene pubblico globale”, per costruire su di essa un contratto sociale rinnovato, perché “nessuno deve essere lasciato indietro” di fronte alla malattia. Inoltre, secondo l’Ispi, una futura, eventuale Unione Europea della Salute sarebbe sì basata sulla riforma dei Trattati sottoscritti da Stati nazionali sovrani ma, ancor più di altre iniziative, dovrebbe avere al centro del progetto i diritti e i doveri dei singoli cittadini europei, indipendentemente da passaporti e carte d’identità.
Le leve su cui agire
Quali sono le leve su cui agire per creare un’Unione europea della salute? Ecco la strada indicata dalla Commissione Ue. Innanzitutto, bisognerà lavorare sul fronte della prevenzione, approntando una serie di raccomandazioni e un piano per affrontare le crisi sanitarie sia a livello comunitario sia a livello nazionale. In secondo luogo, si dovrà rafforzare la sorveglianza, creando un sistema integrato a livello dell’Unione europea, utilizzando l’intelligenza artificiale e altri mezzi tecnologici avanzati. Servirà inoltre un miglioramento della comunicazione dei dati: gli Stati membri saranno tenuti a rafforzare tutti i sistemi per garantire la massima trasparenza degli indicatori dei sistemi sanitari (disponibilità di posti letto ospedalieri, capacità di cure specialistiche e cure intensive, numero di personale medico qualificato e altro ancora). Infine, ma non meno importante, c’è l’esigenza di un coordinamento, che consentirebbe lo sviluppo, lo stoccaggio e l’approvvigionamento di prodotti rilevanti per affrontare le situazioni di crisi in modo coordinato ed efficiente.
In questo contesto, un ruolo rilevante – sempre secondo la Commissione – dovranno averlo le agenzie dell’Unione europea: il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie e l’Agenzia europea per i medicinali sono in prima linea contro il Coronavirus. Tuttavia, proprio la pandemia ha dimostrato che entrambe le agenzie devono essere rafforzate e dotate di mandati più forti per proteggere meglio i cittadini. Senza dimenticare l’Ema (l’Agenzia europea per i medicinali), che dovrà ampliare il proprio raggio d’azione, e una nuova Agenzia per le emergenze, la cosiddetta Hera, che sarà proposta entro la fine dell’anno prossimo.
Solo agendo in queste direzioni, secondo Bruxelles, si potrà costruire un’Unione europea della Salute in grado di rispondere alle esigenze e ai bisogni della popolazione sia in tempi di “normalità” sia in tempi di pandemia. Perché – come ha ricordato Ursula von der Leyen – non si può parlare di Unione europea della Salute solo tra Governi e Parlamenti: occorre che questo tema divenga uno dei pilastri portanti della annunciata Conferenza sul Futuro dell’Europa, quale capillare forma di consultazione e progettazione di un avvenire comune.
La salute valore cardine per Assidai
L’obiettivo del progetto, dunque, è la salute di tutti i cittadini europei. La salute – insieme, tra gli altri, alla tutela, all’integrità, al welfare e alla trasparenza – è uno dei dieci valori cardine di Assidai, che da ormai 30 anni opera per garantire il miglior benessere ai manager e alle loro famiglie, garantendo un’ampia copertura delle loro esigenze, nel rispetto dei limiti del mandato del Fondo. Tra gli strumenti per raggiungere questo ambizioso obiettivo, come la Commissione Ue, Assidai considera sicuramente centrale la prevenzione (primaria e secondaria), che resta lo strumento più efficace per diminuire l’incidenza e la mortalità delle malattie croniche.