Nei bilanci sanitari dei Paesi dell’Unione Europea solo il 3% del budget viene investito in prevenzione contro l’80% dedicato alla cura delle malattie. Una forbice troppo elevata, secondo l’ultimo studio diffuso dalla Commissione europea “Lo stato della salute nell’Ue”: un documento approfondito, che passa al setaccio pregi e difetti dei Sistemi sanitari nazionali di 28 Paesi membri, e dal quale arrivano notizie decisamente confortanti per l’Italia.
Il nostro SSN, infatti, presenta alcuni tra i dati migliori dell’Unione, in particolare per quanto riguarda la speranza di vita, anche se permane una marcata disparità a livello regionale e socioeconomico. Nonostante i vincoli di bilancio, l’Italia è inoltre riuscita a riorganizzare, ampliare e migliorare le prestazioni sanitarie nazionali e il Governo sta provando anche a definire un nuovo sistema che consenta di ripartire le risorse tra le Regioni con l’obiettivo di riequilibrare il sistema, eliminare le disparità e offrire a tutti gli italiani un pacchetto di prestazioni sostanzialmente analogo.
Vediamo alcuni dei fiori all’occhiello italiani. Innanzitutto la speranza di vita, che ha raggiunto 82,7 anni nel 2015 contro i 79,9 anni del 2000, ponendo l’Italia al secondo posto nell’Unione Europea (che ha una media di 80,6 anni) dietro la Spagna. Un miglioramento, si sottolinea nello studio, legato soprattutto alla riduzione della mortalità per malattie cardiovascolari anche se permangono notevoli diversità legate al sesso e alle condizioni socioeconomiche. Buone notizie anche per quanto riguarda i fattori di rischio: nel 2014 gli adulti che fumavano tabacco quotidianamente erano pari al 20%, poco sotto la media Ue e comunque in calo dal 25% del 2000. Ampiamente sotto la media del Vecchio Continente il consumo di alcol, in cui l’Italia è al terz’ultimo posto prima di Grecia e Svezia; negli ultimi anni, sempre nel nostro Paese, si è invece riscontrato un aumento dei problemi di sovrappeso e obesità infantile.
Qualità ed efficienza del Sistema Sanitario italiano
A proposito, per esempio, si può guardare il tasso di mortalità evitabile, cioè come vengono affrontate patologie potenzialmente letali come cardiopatie ischemiche, ictus, tumori al seno e al collo dell’utero e altre patologie oncologiche curabili. In Italia il tasso è pari a 74,1 contro il 97,5 della media Ue: in generale ci collochiamo in quinta posizione su 28 Paesi, dietro soltanto a Spagna, Francia, Lussemburgo e Cipro.
C’è un altro aspetto, di carattere più finanziario, decisamente confortante. Dopo i tagli dovuti alla crisi economica del 2008, in Italia la spesa sanitaria complessiva è tornata ad aumentare. Nel 2015 il nostro Paese ha destinato il 9,1% del pil alla sanità, ossia 2.502 euro, collocandosi al di sotto della media Ue del 10%. Tuttavia, la recente inversione di rotta è significativa: se dopo il 2008 è rimasta invariata o ha registrato un calo, dal 2014 la spesa procapite è tornata a crescere.
A livello più generale, la Commissione Ue ha sintetizzato in cinque punti il proprio lavoro, svolto in collaborazione con l’Ocse e l’Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari: una sorta di vademecum indirizzato anche ai Governi dei Paesi membri per le politiche sanitarie dei prossimi anni.
- La promozione della salute e la prevenzione delle malattie creano le condizioni per un sistema sanitario più efficace ed efficiente. Una tematica che va affrontata senza sottovalutare il nodo delle disuguaglianze sociali, evidenziato dalla diversa frequenza di screening tumorali o attività fisica delle persone in funzione del livello di reddito e di istruzione più e meno elevato.
- Una robusta assistenza sanitaria di base guida in modo efficiente i pazienti nel sistema sanitario e contribuisce ad evitare spese inutili. Un numero sintetizza perfettamente questo concetto: il 27% dei pazienti si rivolge a un pronto soccorso per via dell’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria di base. Inoltre solo 14 Paesi dell’Unione europea impongono la prescrizione di un medico di base per accedere a una consulenza specialistica e ci sono soltanto 9 Paesi che, al contrario, prevedono incentivi finanziari correlati alla prescrizione.
- L’assistenza integrata garantisce che il paziente riceva un’assistenza onnicomprensiva, evitando le situazioni che si verificano adesso in quasi tutti i Paesi dell’UE in cui l’assistenza è frammentata e i pazienti devono cercare soluzioni in un labirinto di strutture sanitarie.
- La programmazione e la previsione delle esigenze sulla forza lavoro nella sanità aumentano la capacità dei sistemi sanitari di adattarsi alle evoluzioni future. Nell’Unione Europea, infatti, i professionisti della sanità sono 18 milioni ed entro il 2025 saranno creati altri 1,8 milioni di posti di lavoro.
- Grazie alle nuove tecnologie, nei prossimi anni, i dati dei pazienti potranno essere analizzati, su scala aggregata, per dare ulteriori spunti alle politiche socio-sanitarie. La trasformazione digitale della sanità e dell’assistenza hanno un grande potenziale: con l’aiuto dei big data, cioè con l’accumulo delle statistiche aggregate relative a centinaia di migliaia di pazienti, si riusciranno a capire ancora meglio le esigenze sanitarie della popolazione, in termini di prevenzione e di cura. La diretta conseguenza sarà un aumento dell’efficienza dei sistemi sanitari grazie a un migliore utilizzo delle risorse disponibili.