Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager
Nel nostro Paese una donna su due è occupata, tra i manager le donne sono appena il 28% e la maternità è tutt’ora un ostacolo alle carriere.
Non possiamo ignorare questa situazione, né precluderci la prospettiva che, se più donne fossero attive nel mondo del lavoro, il Pil italiano potrebbe salire anche del 12 per cento. Da sempre quello della parità di genere è un impegno formale e sostanziale di Federmanager, tanto che nel contratto dei dirigenti siglato con Confindustria, abbiamo introdotto un apposito articolo sulle pari opportunità, con particolare attenzione all’equità retributiva.
La parità nel lavoro può essere raggiunta solo se garantiamo alcune tutele specifiche, che abbattono le discriminazioni di fatto. Mi riferisco in particolare alle soluzioni di welfare integrativo e di conciliazione vita lavoro, oltre che alla promozione della salute e della genitorialità.
Anche di questo parlo in “She Leads: la parità di genere nel futuro del lavoro”, il libro che ho scritto con Andrea Catizone, Avvocata sui diritti della persona e delle discriminazioni e a cura della giornalista Silvia Pagliuca. Il volume, promosso da 4.Manager, indaga le ragioni del gender gap denunciando le fragilità attuali ed evidenziando le possibili vie di miglioramento, per diffondere una cultura aziendale più equa e inclusiva.
È possibile raggiungere questo obiettivo? Non sarà facile, ma noi ci crediamo.