In Italia, Svezia e Gran Bretagna predomina il welfare statale. In Asia e negli Stati Uniti senza assicurazioni i costi privati rischiano di esplodere
Come funzionano i sistemi sanitari nei cinque continenti? Quanto costa essere curati in ospedale e quali coperture pubbliche o private sono a disposizione del cittadino? Business Insider International ha realizzato un’interessante inchiesta internazionale in cui, per nove Paesi “rappresentativi” di tutto il mondo, cioè Italia, Germania, Francia, Stati Uniti, Nigeria, Singapore, Svezia, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Giappone, ha provato a rispondere a queste domande.
Va anche precisato che, nell’inchiesta stessa, si parla soltanto di assicurazioni sanitarie senza citare i fondi sanitari integrativi come Assidai, che sono una peculiarità del nostro Paese e, in talune fattispecie, offrono una copertura simile.
La Svezia è la patria del welfare di Stato: l’assistenza sanitaria di emergenza è finanziata dal Governo e il paziente deve pagare tra i 35 e i 45 dollari per la visita in ospedale, se è assicurato gli verrà rimborsata anche questa somma. La Svezia è un caso ormai molto raro, assieme alla Gran Bretagna e all’Italia. Anche a Londra le cure mediche per un braccio rotto non avrebbero nessun costo, perché la sanità è finanziata dai contribuenti attraverso un’apposita tassa, anche se le aziende possono offrire un’assicurazione privata. Nel nostro Paese, come noto, non serve una polizza per essere curati in un ospedale pubblico, a seconda del problema e delle necessità c’è il pagamento di un eventuale ticket, anche se a volte si propende per il privato, perché garantisce tempi di cura e costi, per alcune prestazioni specifiche, addirittura inferiori al ticket pubblico.
Nella maggior parte degli Stati, invece, l’assicurazione pubblica è obbligatoria.
In Germania la polizza (di importo proporzionale al reddito) viene pagata metà dal datore di lavoro e metà dal dipendente (gli viene sottratta dal salario): con essa un braccio rotto non “costa” nulla.
Stessa musica nei Paesi Bassi, dove la polizza assicurativa di base è obbligatoria (con una franchigia annua complessiva di 350 euro) e costa in media 109 euro al mese.
Anche nel Far East, a Singapore, c’è un’assicurazione gestita dallo Stato che provvede alla copertura delle cure ricevute negli ospedali pubblici e che può essere integrata con polizze private. Senza di essa, la sola visita di pronto soccorso per un braccio rotto (inclusi test e radiografie) costerebbe 85 euro circa.
In Giappone, invece l’assicurazione pubblica è obbligatoria, anche per i disoccupati (per chi lavora molto spesso è un benefit erogato dai datori di lavoro, compreso nel più ampio universo del welfare aziendale). Per quanto riguarda invece l’intervento in pronto soccorso per un braccio rotto, i pazienti di solito pagano tra il 10% e il 30% del costo, mentre il resto (su un totale di circa 600 euro) è coperto appunto dallo Stato.
In Africa, in particolare in Nigeria, l’assicurazione privata (spesso stipulata dal datore di lavoro) è praticamente obbligatoria, se si pensa che un braccio fratturato, negli ospedali pubblici, può costare oltre 650 dollari esclusi i costi aggiuntivi.
Per concludere gli Stati Uniti, dove l’assicurazione è imprescindibile visti i costi altissimi della sanità. Nella zona di San Francisco rompersi un braccio e avere un’assicurazione con una franchigia elevata può costare anche 1200 dollari; in assenza di polizza il costo stesso sale alle stelle. La maggioranza degli americani ha un’assicurazione pubblica (i famosi piani Medicare e Medicaid finanziati dal Governo) o privata, che invece per molti cittadini è fornita dal datore di lavoro. Secondo le ultime ricerche, in particolare una realizzata dal centro di sondaggi Gallup, oltre l’11% degli americani non ha nessuna assicurazione sanitaria e per questo deve affrontare costi devastanti per affrontare un’emergenza medica.
In molti Paesi una assicurazione pubblica è obbligatoria ma una parte di essa viene coperta dallo Stato (in Germania per metà) o dalle aziende come forma di benefit. Lo stesso vale in diversi Paesi extra europei per le polizze private.