Sanità e salute, talvolta, vengono utilizzate nel gergo comune come sinonimo mentre, benché legate l’una con l’altra, sono due concetti ben distinti con differenze significative. La principale? La salute esiste per definizione da quando c’è l’uomo proprio perché insita nel concetto di umanità. La nascita della sanità, intesa come sistema sanitario organizzato e diffuso sul territorio, è avvenuta a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dunque da poco più di un secolo.
Il concetto di salute e la sua evoluzione
Più nel dettaglio, secondo lo statuto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), redatto nel 1948, la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia”. Il concetto, col tempo, si è ovviamente evoluto: oggi per salute si intendono generalmente le condizioni della popolazione di un Paese o di una comunità in un dato anno. Per questo, essa viene misurata con l’aspettativa di vita (in cui l’Italia per esempio è seconda soltanto alla Spagna in tutto il mondo) e le sue principali determinanti sono lo stile di vita, le condizioni socio-economiche, il genoma, la cultura, l’ambiente e i servizi sanitari. In buona sostanza, a conferma di quanto più volte sottolineato da Assidai, è l’attitudine degli individui nei confronti della prevenzione, primaria e secondaria, a determinare in maniera significativa l’incidenza delle malattie, anche se ovviamente c’è una componente di imponderabile che non può essere controllata.
Come si definisce la sanità
Che cosa si intende invece per sanità? Anche in questo caso è utile partire da una definizione più datata ma certamente autorevole. Secondo Charles-Edward Amory Winslow, celebre accademico americano dell’MIT di Boston e poi fondatore nel 1915 a Yale del dipartimento di Sanità Pubblica, quest’ultima è la scienza e l’arte di prevenire le malattie, prolungare la vita e promuovere salute fisica e mentale ed efficienza. Ciò avviene, afferma Winslow in uno scritto del 1920,
“attraverso sforzi organizzati della comunità per migliorare le condizioni igieniche dell’ambiente, controllare le infezioni ed educare l’individuo ai principi dell’igiene personale, organizzare il servizio medico e infermieristico per la diagnosi precoce e il trattamento preventivo delle malattie, sviluppare organizzazioni sociali che assicurino ad ogni individuo della comunità uno standard di vita adeguato per il mantenimento della salute”.
Leggendo questi concetti e considerata la loro attualità è immediato intuire la profondità di pensiero dello stesso Winslow. In generale oggi per sanità si intende l’insieme delle regole e delle risorse umane, strutturali e tecnologiche dedicate alla tutela della salute.
Essa viene misurata con tre parametri:
- la dimensione, personale, numero di strutture, etc;
- il funzionamento, per esempio il tasso di ospedalizzazione;
- la spesa, pro-capite e in percentuale sul PIL.
È facile intuire come in tutti i Paesi industrializzati la sanità sia uno dei settori più estesi e complessi poiché assorbe grossi capitali, coinvolge milioni di persone (tra operatori, pazienti e tutti gli altri stakholder che girano intorno al mondo della sanità stessa) ed è influenzato da fattori culturali e morali.
I vari modelli di sanità nel mondo
Chiaramente sanità e salute sono tra loro legate a doppio filo ed è questo il motivo, forse, per il quale a volte vengono confuse l’una con l’altra: meglio funziona la sanità, più alta sarà la qualità della salute di una popolazione.
Negli ultimi anni, questa relazione è stata messa alla prova da diversi fattori strutturali, in particolare due: le ristrettezze di bilancio a livello di Stato centrale (è un ragionamento che vale per l’Italia) e soprattutto il graduale e costante invecchiamento della popolazione, che amplia inevitabilmente il bacino di coloro che abbisognano di cure. A fronte di questo trend, in Italia, gli esperti evidenziano la necessità di un supporto da parte dei fondi sanitari integrativi (come Assidai) alla Sanità pubblica, affinché quest’ultima preservi quelle prerogative di equità e universalità che la rendono praticamente unica al mondo.
Sistema Sanitario e Servizio Sanitario Nazionale
A tal proposito è utile evidenziare le differenze tra altri due concetti e cioè tra Sistema Sanitario e Servizio Sanitario Nazionale. Il primo è l’insieme degli elementi che costituiscono e caratterizzano l’organizzazione sanitaria di un Paese (indipendentemente dal modello adottato). Il secondo, invece, è un particolare modello sanitario in cui lo Stato si occupa (integralmente o in parte) di gestire e regolamentare gli aspetti della sanità. È il caso, per esempio, di Italia, Spagna e Regno Unito.
Più in generale, nella sanità ci sono due tipi di modelli: quello solidaristico (più diffuso in Europa) e quello individualistico (spesso identificato con gli Stati Uniti). In quest’ultimo ogni cittadino è libero di scegliere a quale struttura sanitaria rivolgersi in caso di necessità e secondo le proprie risorse economiche. Nel modello solidaristico, invece, ciascun cittadino è chiamato a pagare una tassa allo Stato, indipendentemente dalla frequenza e dall’entità delle prestazioni che riceve, e gli viene garantita un’assistenza sanitaria pubblica che, solo in taluni casi, coincide con il Servizio Sanitario Nazionale.