Questi i risultati di un’indagine del Senato, che chiede anche un’anagrafe unica dei Fondi
Innanzitutto bisogna “rilanciare i valori alla base del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per renderlo adeguato, in tutte le Regioni, ai bisogni di salute della popolazione, garantendo un finanziamento a carico della fiscalità generale allineato con i livelli europei”. In secondo luogo va “realizzato un riordino della sanità integrativa, definendone l’ambito di azione in modo da evitare duplicazioni e consumismo sanitario, rafforzando la vigilanza pubblica e garantendo la massima trasparenza delle opportunità e dei costi”. Inoltre, si deve delineare “una strategia nazionale a favore della protezione contro i rischi connessi alla non autosufficienza, individuando soluzioni che rendano possibile la ripartizione degli oneri su una vasta platea di contribuenti”. Infine, bisogna “definire un’anagrafe unica dei Fondi sanitari e delle assicurazioni private, identificando requisiti di accreditamento validi su tutto il territorio nazionale e rendendone pubblica la consultazione”.
Sono solo alcune delle raccomandazioni espresse dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nella recente “Indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità”. In tutto 75 pagine che offrono, numeri alla mano, una panoramica approfondita della sanità italiana e delle sfide da affrontare nei prossimi anni. Un documento di ampio respiro in cui c’è spazio anche per un piccolo, ma importante, riconoscimento per Assidai e per il lavoro svolto dal nostro Fondo. Gli esperti della Commissioni, infatti, citano ed esaminano con “interesse” l’indagine svolta nel 2015 da Assidai in collaborazione con Ipsos (e presentata in occasione dei 25 anni del fondo) “L’identità del manager italiano, il best place to work e l’assistenza sanitaria integrativa”, da cui emergeva un limitato livello di conoscenza dei fondi sanitari integrativi da parte degli stessi manager.
Particolarmente interessanti sono le valutazioni espresse dalla Commissione sui fondi sanitari che nel corso degli anni, si sottolinea, “si sono sviluppati, soprattutto nella componente ancorata a contratti aziendali e nazionali di lavoro, ma ancora oggi costituiscono una amalgama poco conosciuta, contemplando una varietà di soluzioni (enti, casse e fondi integrativi, complementari, sostitutivi, ecc.) dagli effetti difficili da enucleare”. In ogni caso, secondo l’indagine, l’estensione di questo settore è tale “da non poter più essere disciplinata da una legislazione frammentata e obsoleta (in particolare per la sanità integrativa), la cui revisione dovrebbe essere effettuata tenuto conto dell’interesse generale”. L’obiettivo? “Favorire una governance complessiva del settore a tutela dei cittadini, a partire da una accurata analisi del funzionamento attuale dei fondi, dei vantaggi e degli oneri a essi connessi e sulla base di informazioni complete e attendibili”.
Altro tema cruciale è quello della non autosufficienza (Long Term care – LTC), che rientra tra quelle voci di spesa “molto impegnative per i bilanci delle famiglie”, che ancora “non godono di adeguate coperture, né pubbliche né private”. Per la copertura LTC, è dunque necessario “individuare una strategia nazionale, anche a partire da alcune esperienze regionali, in grado di favorire soluzioni che rendano possibile la copertura dei rischi che gravano sulle famiglie”. Per farlo, secondo la commissione, serve “un reale coordinamento con quanto di competenza del Servizio Sanitario Nazionale, assicurando il rispetto del principio di non discriminazione nei confronti di particolari gruppi di soggetti e di non selezione dei rischi”.