“In Italia, nel 2018, il numero di celiaci ha raggiunto i 214.239 soggetti con un incremento di 7.500 diagnosi rispetto allo scorso anno”.
A fornire questo dato è stato il Ministro della Salute, l’Onorevole Roberto Speranza, nell’introduzione alla Relazione annuale sulla celiachia curata dal suo dicastero e destinata al Parlamento.
La celiachia, va ricordato, è una malattia infiammatoria permanente dell’intestino scatenata dal consumo di alimenti contenenti glutine in soggetti geneticamente predisposti. Può essere definita una patologia multifattoriale poiché per il suo sviluppo sono necessari due fattori: uno ambientale, il glutine nella dieta, e uno genetico, la presenza di determinate molecole sulla membrana delle cellule del sistema immunitario. Solo il 3% delle persone, geneticamente predisposte, che consumano glutine sviluppa, prima o poi, la celiachia.
“Il Ministero della Salute, garante del diritto alla salute, nell’ambito delle sue attività di prevenzione, promozione e assistenza sanitaria – precisa lo stesso Speranza – è impegnato da anni sul tema della celiachia e sulle necessità dei celiaci e delle loro famiglie”. Inoltre, “l’impegno istituzionale prevede l’accompagnamento dei pazienti nel percorso diagnostico e di follow-up e il sostegno alla dieta post diagnosi nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza a prescindere dalle provenienze territoriali e dalle condizioni di reddito e personali dei cittadini”.
Dal Servizio Sanitario Nazionale un sostegno chiave per i celiachi
Le parole del Ministro della Salute sono una premessa doverosa perché, anche nella cura della celiachia, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) dimostra le proprie caratteristiche di equità e universalità, praticamente uniche in tutto il mondo. Dal 2017, infatti, con la revisione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) la celiachia è stata inserita infatti tra le malattie croniche invalidanti. Che cosa significa? Semplice: è previsto il regime di esenzione per tutte le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi e il supporto economico alla dieta per l’acquisto degli alimenti senza glutine specificamente formulati per i celiaci (per esempio pane, pasta, biscotti, pizza, cereali per la prima colazione e alimenti similari) che, in una dieta sana ed equilibrata, rappresentano il 35% del fabbisogno energetico totale giornaliero da carboidrati.
Il celiaco, infatti, una volta ottenuta la diagnosi deve seguire una dieta varia e bilanciata (ma rigorosamente senza glutine), il cui apporto energetico giornaliero da carboidrati come per tutti deve essere di circa il 55%, di cui però solo il 35% deve derivare da alimenti senza glutine mentre il restante 20% deve provenire da alimenti naturalmente privi di glutine. A supporto della dieta senza glutine il Servizio Sanitario Nazionale nel 2018, secondo i dati pervenuti e le stime fatte, ha speso circa 250 milioni di euro, con una media annua nazionale di circa 1.200 euro pro capite.
I numeri della celiachia in Italia
In base ai dati presenti nella relazione al Parlamento, la celiachia è una patologia prettamente femminile, visto che due terzi dei malati sono donne, e si concentra in alcune regioni. Quelle con il maggior numero di residenti celiaci sono Lombardia, Lazio, Campania ed Emilia Romagna, mentre quelle che ne hanno meno sono Valle d’Aosta e Molise. Se si analizza invece la percentuale di persone celiache rispetto alla popolazione, allora il primato spetta alla Sardegna, seguita da Toscana e Provincia Autonoma di Trento. Questa la fotografica del 2018. Qual è invece il trend? Secondo i dati pubblicati dal Ministero, negli ultimi sei anni sono state registrate 57.899 nuove diagnosi, con una media di circa 10mila all’anno. Inoltre si evince che la tendenza è in aumento in tutte le realtà regionali, anche se nel 2018 spiccano la Lombardia con + 1.891 seguita da Emilia Romagna con + 1.234 e Piemonte con + 1.233. Peraltro, a distanza di ormai tre anni dall’entrata in vigore del nuovo protocollo diagnostico (realizzato dopo otto anni, nel 2015, con un accordo Stato-Regioni) emerge un incremento delle diagnosi molto più moderato, probabilmente dovuto ad indirizzi scientifici più mirati e procedure che permettono di ridurre gli esami superflui, sviluppare ipotesi diagnostiche più tempestive e limitare gli errori. Infine, la celiachia è una patologia che può manifestarsi in ogni periodo della vita: sempre considerando il triennio 2016-2018, la fascia di età in cui si registrano più celiaci è quella compresa tra i 19 e i 40 anni.
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