Le dinamiche demografiche, in particolare il graduale invecchiamento della popolazione, mettono a rischio il sistema di welfare italiano, soprattutto per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti. Non solo: la sanità pubblica italiana resta un pilastro e un punto di riferimento ma viene sempre più “combinata” con quella privata. Sono questi alcuni dei principali messaggi contenuti nel 53esimo Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese vista attraverso la lente degli indicatori demografici. Va ricordato che questo corposo studio, diffuso di recente, è uno dei documenti di indagine più accreditati sui significativi fenomeni socio-economici del nostro Paese, che da un decennio vive peraltro una forte trasformazione. Per questo il CENSIS affronta a 360 gradi il cruciale tema del “sentiment” dell’Italia, a partire dalla fiducia nel presente e nel futuro e dalla soddisfazione per la propria condizione economica e sociale, per arrivare poi alla formazione, al lavoro, alla rappresentanza, alla cittadinanza, al territorio, alle reti e appunto a welfare e sanità.
La flessione demografica: sempre più anziani
Partiamo dal nodo demografico, confermato di recente anche dall’ISTAT, che determinata una serie di effetti a catena rilevanti. Dal 2015, anno di inizio della prima flessione demografica, in Italia ci sono 436.066 cittadini in meno nonostante l’incremento di 241.066 stranieri residenti.
Nel 2018 – rilevano dal CENSIS – i nuovi nati sono stati 439.747, cioè 18.404 in meno rispetto al 2017 e sempre nello stesso anno anche i figli nati da genitori stranieri sono stati 12.261 in meno rispetto a cinque anni fa. Gli effetti della caduta delle nascite si combinano con quelli dell’invecchiamento demografico, determinato dall’allungamento della vita media, fenomeno a sua volta legato al miglioramento delle cure e alle caratteristiche uniche di equità e universalità della nostra sanità pubblica. Non è un caso che l’Italia si contenda il primato di Paese europeo più longevo insieme con la Spagna. Vediamo i numeri, allargando la prospettiva al passato e al futuro: nel 1959 gli under 35 erano 27,9 milioni (il 56,3% della popolazione complessiva) e gli over 64 erano 4,5 milioni (il 9,1%). Tra vent’anni, su una popolazione ridotta a 59,7 milioni di abitanti, gli under 35 saranno 18,6 milioni (il 31,2%) e gli over 64 saranno 18,8 milioni (il 31,6%). Sul calo della popolazione giovanile, peraltro, hanno pesato anche le emigrazioni verso l’estero: in un decennio più di 400mila cittadini italiani 18-39enni hanno abbandonato l’Italia, cui si sommano gli oltre 138mila giovani con meno di 18 anni.
Il rapporto degli italiani con la sanità
Il rapporto degli italiani con la sanità, secondo il Censis, è sempre più improntato a una logica combinatoria: per avere ciò di cui hanno bisogno per la propria salute, si rivolgono sia al Servizio Sanitario Nazionale, sia a operatori e strutture private a pagamento. Nel 2018, il 62% degli italiani che ha svolto almeno una prestazione nel pubblico ne ha fatta anche almeno una nella sanità a pagamento: il 56,7% di chi ha un reddito basso e il 68,9% di chi ha un reddito di oltre 50mila euro annui. Insomma, il Servizio Sanitario Nazionale resta sempre il punto di riferimento ma a volte – soprattutto per abbreviare i tempi, sottolinea il CENSIS – ci si rivolge al di fuori di esso. La riprova? Sempre nel 2018, secondo il CENSIS, su 100 prestazioni rientranti nei Livelli Essenziali di Assistenza che i cittadini hanno provato a prenotare nel pubblico, 27,9 sono transitate nella sanità a pagamento.
Ovviamente il fattore demografico, con l’aumento dell’età media e delle necessità di assistenza di soggetti anziani, rischia di aumentare la pressione sulla sanità pubblica. Questa dinamica determina la necessità di un’integrazione tra sanità pubblica e fondi integrativi mantenendo tuttavia alcuni punti fermi: la prima resta e deve restare il pilastro a livello nazionale e la seconda è chiamata a svolgere un ruolo complementare. Tutti questi sono temi da sempre sostenuti da Assidai. Così facendo infatti il Servizio Sanitario Nazionale potrà preservare in ottica futura le proprie prerogative, a vantaggio di tutta la popolazione, tenendo ferme le caratteristiche di universalità ed equità della sanità pubblica.
Il nodo della non autosufficienza
Infine, c’è il tema della non autosufficienza – Long Term Care che il CENSIS abbina al vocabolo “solitudine”. Il motivo? Oggi in Italia le persone non autosufficienti sono 3.510.000 (+25% dal 2008), in grande maggioranza anziani: l’80,8% ha più di 65 anni; il generale il 20,8% degli anziani non è autosufficiente e l’80,4% è affetto da almeno una malattia cronica. Secondo l’indagine le risposte pubbliche a questo fenomeno, destinato a crescere alla luce dell’invecchiamento della popolazione, sono insufficienti e inadeguate: solo il 3,2% degli anziani in situazione di parziale o totale non autosufficienza è assistito dalla rete pubblica. Il 56% degli italiani dichiara infatti di non essere soddisfatto dei principali servizi socio-sanitari per i non autosufficienti presenti nella propria regione. Inevitabilmente, l’onere dell’assistenza ricade direttamente sulle famiglie, chiamate a contare sulle proprie forze economiche e di cura. Per il 33,6% delle persone con un componente non autosufficiente in famiglia le spese di welfare pesano molto sul bilancio familiare, contro il 22,4% rilevato sul totale della popolazione. Forte è la richiesta delle famiglie di un supporto anche economico: il 75,6% degli italiani è favorevole ad aumentare le agevolazioni fiscali per le famiglie che assumono badanti.
Come detto, le dinamiche demografiche rischiano di spostare ulteriormente gli equilibri. L’aspettativa di vita alla nascita, nel 2018, era di 85,2 anni per le donne e 80,8 per gli uomini ma le previsioni al 2041 salgono rispettivamente a 88,1 e 83,9 anni. Oggi gli over 80 rappresentano già il 27,7% del totale degli over 64 e saranno il 32,4% nel 2041. Non solo, aggiunge il CENSIS, la moltitudine dei cosiddetti “caregiver” rischia di assottigliarsi perché la composizione familiare è da tempo in rapida trasformazione: aumentano i nuclei unipersonali e le famiglie monogenitoriali mentre si riducono le famiglie con figli, così come il numero medio di componenti familiari.
L’offerta Assidai per la Long Term Care
Anche sul tema della non autosufficienza Assidai si è sempre mosso con tempismo mettendo a disposizione dei propri iscritti e delle loro famiglie ampie coperture per la Long Term Care. Negli ultimi cinque anni, infatti, ha migliorato per tre volte le prestazioni offerte estendendo per esempio la copertura stessa al coniuge o al convivente more uxorio oppure ampliando la stessa nel caso di presenza di figli minori.
Tutti i vantaggi della Long Term Care Assidai sono consultabili sul nostro sito, a conferma di un impegno che come Fondo di assistenza sanitaria consideriamo fondamentale per il futuro della popolazione italiana e del nostro Paese.