di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager
La pandemia ha generato una nuova percezione delle tematiche legate alla salute da parte dei cittadini e dei governi. Le politiche di settore sono ormai uno snodo fondamentale dell’intervento pubblico, tanto che anche il PNRR interviene sulla salute con la “missione 6”, destinataria di oltre 15 miliardi di euro. Risorse che guardano alle infrastrutture, all’assistenza territoriale, alle apparecchiature, che promettono di costruire ospedali e case di comunità, oltre che investire sulle competenze, anche digitali e manageriali, del personale presente.
Con i fondi PNRR, però, non è possibile assumere nuove risorse né sostenere un piano d’investimento sul capitale umano di lungo periodo. Deve pensarci il bilancio pubblico. Anche di questo stiamo discutendo con il Governo e il Ministero nei tavoli aperti, insieme alla Cida, in cui è compresa la rappresentanza dei dirigenti sanitari.
Sono comuni le preoccupazioni sulla carenza di medici e infermieri: oggi ne mancano rispettivamente 30mila e 250mila. Secondo l’Oms, entro il 2030 nel mondo mancheranno 10 milioni di lavoratori della sanità, mentre 1,4 miliardi di persone avranno un’età superiore ai 60 anni. Per gestire efficacemente il presente e il futuro dobbiamo avere il coraggio di riorientare la formazione dei nostri giovani verso la medicina e di costruire un sistema capace di trattenere qui le generazioni di ottimi professionisti che, una volta formati, scelgono – spesso a malincuore – di lavorare all’estero.