La retinopatia diabetica è una grave complicanza del diabete: colpisce la retina e, in età lavorativa, è la prima causa d’ipovisione e cecità nei Paesi sviluppati. Si calcola che venga diagnosticata una retinopatia a circa un terzo dei diabetici.
Numeri importanti: l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), infatti, stima che i diabetici nel mondo siano 422 milioni e, per guardare all’Italia, secondo l’Istat in Italia il diabete stesso colpisce il 5,3% della popolazione, vale a dire oltre 3,2 milioni di persone, in particolare gli anziani, ossia il 16,5% tra le persone dai 65 anni in su.
Come combattere la retinopatia? La prevenzione è fondamentale se si pensa che – secondo gli studi più aggiornati – può ridurre in misura significativa le probabilità che questa malattia diventi molto impattante, portando il paziente alla cecità. La prevenzione, dunque, si conferma ancora una volta come elemento cruciale per salvaguardare la salute della popolazione e per limitare, in prospettiva, le spese del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), già messo a dura prova dalle dinamiche demografiche. Un concetto, quest’ultimo, che Assidai considera centrale nella propria mission tanto che viene perseguito ogni anno promuovendo per esempio campagne di prevenzione gratuite a disposizione dei propri iscritti (nel 2019 contro il rischio melanoma).
I numeri della retinopatia in Italia
Gli ultimi dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) dicono che la retinopatia diabetica colpisce due diabetici su tre dopo 20 anni di malattia ed è, nel nostro Paese e nei Paesi industrializzati, la prima causa di cecità in età lavorativa. Se ne è parlato di recente al Senato della Repubblica, in occasione della presentazione della campagna informativa sulla retinopatia diabetica promossa dall’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità – IABP Italia onlus, in collaborazione con la Società italiana di medicina generale, l’Italian barometer diabetes observatory, Diabete Italia, l’Associazione parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla salute e il Censis.
Se generalmente il diabete di tipo 1 (il più grave) è diagnosticato dopo i 30 anni, indicativamente la prevalenza di retinopatia diabetica è del 20% dopo 5 anni di malattia, del 40-50% dopo 10 anni e di oltre 90% dopo 20 anni. Negli ultimi anni, tuttavia, c’è un nuovo trend – descritto dalla IAPB (l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità) – che dovrebbe indurre a riporre ulteriore attenzione nella prevenzione di questa malattia. Se infatti in passato erano colpiti soprattutto i Paesi più benestanti, oggi agli Stati a basso e medio reddito sono riconducibili il 75% dei diabetici. Con una differenza: molti di questi Paesi sono ancora poco attrezzati per diagnosticarla correttamente, per trattarla e per gestire le conseguenze varie e complesse di questa patologia. Ad oggi, in ogni caso, la zona del mondo dove si registra la maggiore prevalenza di diabetici è il Mediterraneo orientale (13,7% della popolazione maggiorenne), mentre complessivamente la regione europea si attesta al 7,3% (l’Africa è al 7,1%).
Anche l’OMS, al proposito, è molto chiaro. Sottolinea infatti che la retinopatia diabetica è un’importante causa di cecità e si verifica come risultato di un danno accumulato nel lungo periodo a carico dei piccoli vasi sanguigni della retina. Per questo, ha provocato in tutto il mondo l’1,9% della disabilità visiva (moderata o grave) e il 2,6% della cecità nel 2010.
Come combattere la retinopatia: prevenzione e screening
Come implementare una corretta prevenzione di questa malattia? Bisogna partire dal presupposto che i danni alla retina sono generalmente evitabili controllando bene il diabete. In particolare, è stato dimostrato che un attento controllo della pressione arteriosa in chi ha il diabete di tipo 2 riduce il rischio di malattia micro-vascolare del 37%, il tasso di progressione della retinopatia diabetica del 34% e il rischio di peggioramento dell’acuità visiva del 47%. Dunque, serve forte attenzione alla prevenzione primaria, il che significa controllare attentamente fattori di rischio quali la glicemia elevata e l’ipertensione arteriosa, e alla prevenzione secondaria, individuando tempestivamente la retinopatia diabetica e approntando i necessari trattamenti.
Detto in altre parole, se affrontata in tempo, con adeguati programmi di screening e di cura, la retinopatia diabetica è controllabile ed è possibile prevenire la cecità. Secondo gli specialisti, l’attenzione va aumentata quando il diabete è perdurante da più di vent’anni, quando le probabilità di malattia retinica aumentano esponenzialmente e due pazienti su tre rischiano la menomazione delle capacità visive con manifestazioni sia di ipovisione sia di totale perdita della vista nelle ipotesi peggiori.
Molto, nella prevenzione, dipende anche dai comportamenti personali: una dieta corretta, perlopiù vicina a quella mediterranea (che privilegia cioè frutta, verdura e pesce a zuccheri e grassi) e una attività fisica regolare sono la prima strategia da adottare. Senza dimenticare, per i diabetici, quanto sia fondamentale tenere sotto controllo i livelli di zuccheri nel sangue e sottoporsi a controlli oculistici periodici.
Assidai e la prevenzione
Per Assidai, come detto sopra, il valore della prevenzione è fondamentale. Il nostro Fondo la sostiene sia promuovendo campagne gratuite per i propri iscritti sia attraverso una informativa costante, che possa rappresentare un punto di riferimento per gli iscritti stessi. A tal proposito, visto che tra gli accorgimenti per prevenire la retinopatia diabetica c’è anche quello di evitare l’ipertensione arteriosa, è utile ricordare l’intervista rilasciata a Welfare 24 dal Dottor Bernhard Reimers, Responsabile dell’Unità Operativa Cardiologia clinica e interventistica dell’Humanitas Research Hospital di Milano, secondo il quale “per evitare l’insorgere di malattie cardiocircolatorie la regina della prevenzione è l’attività fisica aerobica”.
Un parere a dir poco autorevole, il suo: Reimers è considerato uno dei maggior esperti mondiali dell’angioplastica carotidea con più di 1.500 interventi eseguiti. Un consiglio pratico?
Una passeggiata di 20-30 minuti a passo veloce al giorno, lasciando a casa il cellulare per evitare stress e lasciare indietro tutti i pensieri e, a tavola, ovviamente dieta mediterranea.