Questi i punti rivelati da un sondaggio condotto nelle scorse settimane dall’Istituto Piepoli
Quali sono le priorità su cui si dovrebbero concentrare, nei prossimi anni, gli sforzi del Servizio Sanitario Nazionale? Questa domanda, nelle scorse settimane, è stata rivolta a un campione di 1088 persone, rappresentativo per genere, classe di età e ripartizione geografica nell’ambito di un ampio sondaggio condotto dall’Istituto Piepoli. I risultati, illustrati nel corso di “Inventing for Life – Health Summit” (convention organizzata da Msd Italia) sono chiari: prima per distacco tra le priorità per il SSN c’è la riduzione dei tempi di attesa per esami e interventi (col 78% di risposte), seguita dal sostegno alle fasce più deboli della popolazione (40%), dal rafforzamento delle politiche di prevenzione delle malattie (37%) e dall’aumento dell’assistenza domiciliare (32%). I cittadini mettono invece in secondo piano il valore della ricerca e dell’innovazione nella salute, visto che questa voce raccoglie soltanto il 29% delle preferenze mentre la riduzione degli sprechi si ferma al 22%. Ancora più in basso, tra gli altri, all’8% figurano invece una maggiore uniformità della qualità dei servizi sanitari tra Regioni e la garanzia di accesso ai farmaci innovativi in tempi rapidi.
Diverso il discorso, invece, per le priorità di salute pubblica, cioè gli ambiti in cui si dovrebbe investire di più. In questo caso il 72% degli intervistati indica i tumori, il 18% le malattie cardiovascolari e il 14% quelle neurologiche mentre il diabete e le malattie genetiche si fermano rispettivamente al 13% e al 12%. Decisamente meno importanti vengono considerate le malattie infettive, la prevenzione vaccinale e le malattie del sistema nervoso (tutte con il 2%). Sempre in termini di singole patologie laddove gli intervistati sbagliano il tiro è invece quando indicano su quali siano le malattie più costose per il Servizio Sanitario Nazionale, trascurando le cronicità che creano lunghe e sfiancanti situazioni di non autosufficienza: il 66% punta, infatti, il dito verso il cancro contro il 18% del diabete e il 19% delle patologie cardiovascolari.
Ma qual è la percezione del Servizio Sanitario Nazionale da parte del cittadino? In questo caso i risultati sono positivi se si pensa che, secondo il sondaggio, il 65% si dichiara molto o abbastanza soddisfatto mentre il 70% consiglierebbe l’offerta di servizi dello stesso SSN e il 69% si è sentito al centro dell’attenzione quando si è rivolto alla sanità pubblica. Anche per questo il 90% degli intervistati ritiene utile allocare più risorse al Servizio Sanitario Nazionale.
C’è, infine, un’ulteriore “gamba” del sondaggio dedicata alla sanità digitale, con particolare riferimento ai cosiddetti “Big Data” e ai possibili benefici che potrebbero portare nella cura di alcune malattie. Su questo fronte, tuttavia, gli italiani dimostrano ancora di essere un pochino “indietro” o quantomeno non propriamente entusiasti di cogliere questa possibile “opportunità”. Solo il 45%, per esempio, sarebbe favorevole all’uso dei propri dati sanitari privati per finalità di miglioramento del SSN: si sale al 48% se la prospettiva è quella di un miglior controllo della salute personale e la creazione di nuovi servizi di sanità personalizzata mentre – ed è questo forse il dato più sorprendente – si arriva soltanto al 55% quando l’obiettivo diventa la scoperta di nuove cure contro il cancro.
E la telemedicina? Per la medicina a distanza con l’ausilio delle nuove tecnologie c’è una sostanziale promozione. Per l’89% degli intervistati, infatti, essa potrebbe essere d’aiuto, ai pazienti e alle famiglie, nella gestione delle malattie croniche.