La Legge di Stabilità 2017, così come quella dell’anno precedente, è intervenuta in modo importante sul welfare aziendale, potenziando misure e incentivi per favorire lo sviluppo di questo settore in Italia.
Il Governo si è mosso principalmente in due direzioni. Da una parte ha deciso per un “allargamento” del perimetro del welfare aziendale, che non concorrerà al calcolo dell’Irpef. Dall’altra parte ha ampliato, nei numeri, il perimetro della tassazione zero per i dipendenti che scelgono di convertire i premi di risultato del settore privato di ammontare variabile, in benefit compresi nell’universo del welfare aziendale stesso. In alternativa, come già previsto, i benefit saranno soggetti a un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10%.
Aumenta il tetto su redditi e bonus
Per capire la portata delle novità lanciate dal Governo bisogna fare un passo indietro. Già nella Legge di Stabilità 2016 (approvata a fine 2015), infatti, era stata introdotta la possibilità per i dipendenti di ricevere premi di risultato e partecipazioni agli utili godendo di un’aliquota sostitutiva del 10%, oppure di convertire lo stesso premio in beni e servizi di welfare godendo della tassazione zero.
Una novità importante, che tuttavia il Governo ha deciso di potenziare. Il come è presto detto:
- il tetto massimo di reddito di lavoro dipendente che consente l’accesso alla tassazione agevolata è stato aumentato da 50mila a 80mila euro;
- gli importi dei premi erogabili passano da 2 mila e 3 mila euro nella generalità dei casi
- da 2.500 a 4 mila euro per le aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro.
Inutile dire che si tratta di novità di rilievo poiché aumentano in misura rilevante la platea dei potenziali beneficiari di queste agevolazioni. Certo, i limiti potrebbero essere ulteriormente incrementati, ma è innegabile che rispetto a due anni fa c’è stato un deciso cambio di passo sul welfare aziendale da parte del Governo.
Un elemento in cui crede molto Assidai, che come Fondo integrativo da anni sostiene la necessità di adeguati incentivi per potenziare questo settore.
Allargato il perimetro del welfare aziendale
Allo stesso tempo, la nuova Legge di Bilancio ha ridefinito e ampliato le erogazioni del datore di lavoro che configurano il cosiddetto “welfare aziendale”. Si tratta di prestazioni, opere e servizi corrisposti al dipendente in natura o in forma di rimborso per spese aventi finalità di rilevanza sociale. Il perimetro è stato allargato e ora comprende anche servizi come l’educazione, l’istruzione (anche in età prescolare), la frequenza di ludoteche, di centri estivi e invernali oppure ulteriori benefit, sempre erogati dal datore di lavoro, per fruire di servizi di assistenza destinati a familiari anziani o comunque non autosufficienti.
Per dirla in termini tecnici è stato ampliato il ventaglio dei servizi ricompresi nell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), che già era stato aggiornato lo scorso anno includendo tutti i servizi per l’infanzia e aprendo ai servizi di cura per familiari anziani o non autosufficienti. Un fronte, quest’ultimo, su cui Assidai è sempre stato all’avanguardia in Italia includendo la copertura in caso di non autosufficienza (Long Term Care) all’interno dei Piani Sanitari dedicati alle persone e alle loro famiglie.
“All’articolo 51, comma 2, del TUIR – si legge nella Legge di Stabilità 2017 – sono inseriti i contributi e i premi versati dal datore di lavoro a favore della generalità dei dipendenti o di categorie di dipendenti per prestazioni, anche in forma assicurativa, aventi per oggetto il rischio di non autosufficienza nel compimento degli atti della vita quotidiana, o aventi per oggetto il rischio di gravi patologie”.