È stato lanciato per il 2022 dal Ministero della Salute: ecco le indicazioni alle Regioni per effettuare i controlli in tutte le fasi di produzione e tutelare il consumatore finale
Un Piano nazionale di controllo e indicazioni per le attività di monitoraggio dei contaminanti di origine ambientale e industriale nei prodotti alimentari per il 2022.
Il progetto, a cura del Ministero della Salute, è stato approvato dal Coordinamento interregionale e ha due principali obiettivi. Innanzitutto, programmare le attività volte alla verifica della conformità alla normativa e alla raccolta di dati per valutare l’esposizione del consumatore. In secondo luogo, fornire indicazioni alle Autorità delle Regioni e delle Province autonome sulla pianificazione del controllo ufficiale dei “contaminanti” nei prodotti alimentari, a partire dal campionamento nelle fasi di produzione, trasformazione e distribuzione. Laddove per contaminanti si intendono quelli disciplinati a livello Ue e per i quali sono definiti tenori massimi di tollerabilità: melamina, oligoelementi e metalli, contaminanti da processo (per esempio idrocarburi), diossine e perclorato.
Insomma, questo piano del Ministero della Salute è finalizzato a disegnare il giusto inquadramento e le regole più corrette affinché il consumatore sia esposto il meno possibile al contatto con sostanze nocive nei prodotti alimentari. Può sembrare una cosa scontata, ma così non è se il Ministero stesso vi ha dedicato uno specifico rapporto, che fornisce anche indicazioni sulla pianificazione di attività sistematiche di ricerca, raccolta, confronto e analisi di informazioni e dati, ai fini dell’individuazione di rischi emergenti dovuti a contaminanti.
Ogni Regione, in particolare, deve elaborare un Piano di controllo ufficiale sulla presenza dei contaminanti nei prodotti alimentari per il 2022, tenendo conto, per quanto riguarda le attività di campionamento e analisi, delle indicazioni riportate nel Piano nazionale. Non solo: andranno tenuti in considerazione i dati sui controlli precedenti, le allerte sanitarie e le non conformità degli ultimi anni, i prodotti alimentari di particolare interesse produttivo a livello territoriale e i dati relativi all’esposizione della popolazione a specifici contaminanti. Infine, il controllo dovrà essere a 360 gradi: “il prelievo dei campioni – sottolinea il Ministero della Salute – deve essere effettuato in tutte le fasi della produzione, inclusa quella primaria, della trasformazione, della distribuzione dei prodotti alimentari intesi sia come ingredienti sia come prodotti finiti, ivi compresa l’importazione”.