Imparare a dormire bene è una condizione fondamentale per rendere meglio al lavoro, soprattutto per i manager.
Un buon sonno non migliora solo l’umore e la salute, ma anche le performance lavorative, quindi il fatturato dell’azienda. È questa la tesi di una ricerca di McKinsey, società di consulenza a livello mondiale, secondo la quale il leader migliore è quello che dorme bene. Il motivo? Vari studi scientifici hanno dimostrato che non riposare a sufficienza compromette le prestazioni dei manager, soprattutto perché mina le qualità di leadership.
A differenza di altre aree del cervello, infatti, la corteccia prefrontale, che dirige le facoltà mentali di grado superiore (come il problem solving, il ragionamento e la pianificazione) non è in grado di far fronte a un’insufficienza di sonno. In particolare, secondo McKinsey dormire poco o male influisce negativamente sulle quattro qualità principali dei leader: forte orientamento ai risultati, capacità di risolvere i problemi, individuare punti di vista alternativi e aiutare gli altri.
La soluzione? Gli esperti del colosso della consulenza suggeriscono alcune metodiche – appositamente pensate per le aziende – per aiutare i dipendenti a raggiungere performance lavorative più elevate grazie a un sonno migliore.
Come prima cosa bisogna verificare che i dipendenti non soffrano di disturbi come insonnia o apnee notturne che causano sonnolenza e deficit d’attenzione. Vanno introdotti turni e lavoro da casa per diminuire lo stress, bloccando le e-mail fuori orario d’ufficio per frenare l’abitudine di lavorare fino a tardi la sera. Poi vacanze obbligatorie: è fondamentale prendere ferie e, soprattutto, non lavorare mentre si è in vacanza. Infine, stanze in ufficio appositamente pensate per dormire: secondo le ricerche un pisolino della durata da 10 a 30 minuti migliora l’attenzione e la produttività fino a due ore e mezza.