Intervista al Professor Cortelli: “Chi è malato mantenga attività fisica e socialità”
“Il fattore di rischio più rilevante per il Parkinson è l’età e oggi l’unica prevenzione possibile è quella primaria: non abbiamo farmaci che frenano l’evoluzione della malattia, ma alcuni studi che hanno questa ambizione e di cui ci aspettiamo i risultati tra fine anno e inizio 2025. Per ora possiamo contare su terapie sintomatiche che migliorano la qualità di vita dei pazienti. Questo il pensiero di Pietro Cortelli, Professore ordinario al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, nonché Direttore operativo dell’Irccs Istituto delle Scienze Neurologiche della città felsinea, che di recente ha realizzato un intervento potenzialmente rivoluzionario: ha impiantato in un paziente di Parkinson un dispositivo di ultimissima generazione, ricaricabile con un sistema bluetooth, finalizzato a inviare una stimolazione elettrica a determinate aree del cervello in modo sempre più preciso. In questo modo il paziente stesso ha visto lenito il tremore a un braccio derivante dalla malattia, tornando così a una vita quasi normale.
“I sintomi? Tremori di riposo e impaccio”
Gli ultimi numeri dicono che il Parkinson colpisce l’1% della popolazione italiana sopra i 65 anni, circa 300mila casi: cifre che diventano molto più grandi su scala europea e mondiale. Come diffusione è la seconda malattia neurodegenerativa, ma non vedo un trend crescente in sé, piuttosto c’è un aumento dei casi dettato dall’invecchiamento della popolazione, dato che l’età è il principale fattore di rischio.
Professor Cortelli, giovedì 11 aprile è stata celebrata la Giornata Mondiale del Parkinson. Qual è il suo valore anche alla luce degli ultimi numeri sulla diffusione di questa malattia in Italia e nel mondo?
È una giornata importante perché è dei pazienti e ricorda a tutte le persone quanto sia fondamentale dedicarsi ad assistenza e ricerca. è un percorso che permette di chiarire cosa sia questa malattia che sta acquisendo una dimensione notevole anche in Italia, e alla cui definizione sta partecipando anche la Fondazione Limpe, di cui sono stato Presidente alcuni anni fa.
Quali sono le cause e i principali sintomi del Parkinson?
Oggi come oggi non c’è una causa precisa del Parkinson, se non il fatto che i neuroni di una parte del cervello che producono dopamina sono più vulnerabili di altri a causa di fattori genetici e ambientali, quindi un mix di cause piuttosto che una causa singola. Qualche rara forma di Parkinson è causata da specifiche alterazioni genetiche, ma in questo caso insorge prima dei 40 anni. I sintomi invece sono tremori di riposo, lentezza nei movimenti e impaccio: compaiono sempre da un lato del corpo e poi tendono ad aggravarsi con velocità diverse da individuo a individuo. Tuttavia, questa malattia non va identificata solo con problemi del controllo motorio, ma anche con altri disturbi che possono comparire prima, come un deficit di olfatto o il rallentamento delle funzioni intestinali o l’agire ciò che si sogna. Poi ci sono i deficit cognitivi, motivazionali e di memoria, di cui soffre il 60% dei pazienti che hanno una durata della malattia molto lunga.
Che tipo di prevenzione si può effettuare contro questa malattia e quanto è importante una diagnosi precoce?
Vale la prevenzione generale: astenersi dal fumo, avere un’alimentazione sana e praticare attività fisica regolare, tutte cose che riducono i fattori di rischio cardiovascolari e l’impatto su cuore e cervello. Una prevenzione specifica per il Parkinson non c’è e non abbiamo terapie che ne modifichino o rallentino l’evoluzione. Ci sono molti studi in corso su farmaci che hanno questa ambizione e da cui si attendono i risultati tra fine 2024 e inizio 2025: se avremo questi strumenti, la diagnosi precoce sarà molto importante.
Diversi studi sottolineano l’importanza di praticare attività fisica per i pazienti. Perché?
Svolgere attività fisica non competitiva tutti i giorni produce salute, così come avere buone relazioni, leggere e mantenere i propri interessi. A maggior ragione per i malati di Parkinson che devono evitare di chiudersi in casa senza compagnia. Dobbiamo occuparci della qualità della vita dei pazienti a tutto tondo, con centri sportivi di attività fisica e cognitiva cruciali per migliorare anche l’efficacia delle terapie. In questo il ruolo del privato può essere importante: a Bologna sta nascendo un’ottima collaborazione con un centro nel quale si fanno interagire i pazienti con i cavalli, non tanto per cavalcare ma per gestire e imparare a seguire questi animali che a loro volta sono capaci di passare emozioni positive agli esseri umani.
Di recente l’Irccs di Bologna da lei guidato ha installato un rivoluzionario microchip che ha lenito il tremore a un malato di Parkinson. Ci racconta come siete arrivati a questa scoperta e che prospettive di cura apre per il futuro?
Premessa: è uscito sul mercato un nuovo stimolatore che permette, oltre che di stimolare, anche di registrare l’attività delle cellule nervose con cui sono in contatto. Noi siamo stati i primi a impiantare questo stimolatore su un paziente grazie a un team di specialisti, mettendo a punto un percorso di regolazione dello stimolatore basato su molti parametri con quindi aumentata probabilità di ottenere la migliore stimolazione possibile. Il neurostimolatore posizionato sotto la clavicola, attraverso due elettrodi di 1,5 mm, stimola e registra l’attività del nucleo subtalamico, la cui inibizione permette un migliore controllo dei sintomi motori del Parkinson.
Pietro Cortelli
Nato a Bologna, è Professore ordinario al Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie, nonché direttore operativo dell’IRCCS Istituto delle Scienze Neurologiche della città felsinea. É un esperto di livello internazionale sulle malattie neurodegenerative, con particolare focus – tra l’altro – sul Parkinson e sulla demenza. Dal Settembre 2018 al 2021 è stato membro del Comitato Tecnico Scientifico settore Ricerca Scientifica del Ministero della Salute, mentre dal 2018 al 2020 è stato presidente della Fondazione Limpe.