Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager
Certamente per la complessa congiuntura economica determinata dall’emergenza pandemica e dalla crisi energetica, che sta rallentando il recupero registrato nel 2021. Proprio nel momento in cui le risorse del Pnrr potrebbero farci fare il salto di qualità tanto atteso. Tuttavia, mentre siamo soliti confrontarci sull’evoluzione della spesa corrente per evitare la creazione di nuovo debito improduttivo, la stessa attenzione non dedichiamo alle entrate, pur essendo consapevoli dell’elevato livello di evasione fiscale. Ed è una costante che da decenni registriamo, perché in Italia sono in pochi a pagare le tasse e chi paga, paga troppo. I dati del Mef, relativi al 2020, offrono una fotografia allarmante della situazione nazionale: solo il 4% dei contribuenti italiani dichiara più di 70 mila euro, versando il 29% del totale Irpef. Numeri surreali per descrivere una realtà ingiustificabile, pur se riferita a un anno fortemente segnato dal Covid, e inaccettabile, soprattutto per chi, come i manager, continua lavorare e a pagare perché l’Italia imbocchi la via della ripresa.
Quello dell’evasione fiscale è un tema centrale anche per il settore sanitario. Nell’ottica di contrastare tale fenomeno, i servizi di assistenza complementare erogati dagli enti del sistema Federmanager rappresentano certamente un modello virtuoso, che può costituire un riferimento importante anche per il Sistema sanitario nazionale. I nostri fondi di assistenza sanitaria integrativa si interfacciano infatti alle diverse strutture mediche con la massima attenzione alla documentazione fiscale relativa alle prestazioni previste. Possono inoltre vantare un’autorevole competenza relazionale nei confronti delle strutture stesse, determinando una definizione dei prezzi che sia davvero equa. È questa una delle ragioni per cui chiediamo alle istituzioni di lavorare insieme a una crescente complementarità tra Ssn e sanità integrativa.