Intervista alla Professoressa Maria Luisa Brandi: “Servono calcio, attività fisica e luce solare”
La prevenzione è fondamentale contro l’osteoporosi: tutti devono adottare stili di vita corretti e i soggetti più fragili devono assumere i farmaci adeguati. A dirlo è la Professoressa Maria Luisa Brandi, tra i massimi esperti in tema di malattie dello scheletro, nonché promotrice, attraverso il suo ruolo di Presidente di Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (FIRMO), di un’attiva campagna di sensibilizzazione su queste patologie, troppo poco note eppure capillarmente diffuse.
Lo scorso 20 ottobre è stata celebrata la Giornata Mondiale dell’Osteoporosi nel cui ambito lei ha coordinato il progetto mondiale “Capture the Fracture”. Che obiettivo ha questa giornata e che valore particolare ha avuto quest’anno?
La Giornata Mondiale dell’Osteoporosi (World Osteoporosis Day) viene celebrata ogni anno nel mondo sotto il coordinamento della International Osteoporosis Foundation (IFO). Quest’anno la giornata è stata dedicata al tema fratture da fragilità e loro prevenzione. La Fondazione FIRMO, che io ho l’onore di presiedere dal 2006, accompagna IOF in questo percorso di comunicazione in Italia e lo fa da 16 anni. Io ho poi l’onore di fare parte del board IOF e di coordinare per il mondo il progetto di IOF noto come “Capture the Fracture”. L’Italia è certamente ai livelli più alti a livello internazionale per la cura delle fratture da fragilità.
Quali sono i numeri e il trend della diffusione dell’osteoporosi in Italia e nel mondo? E quali sono le principali cause?
Parliamo di centinaia di milioni di persone nel mondo e di oltre 4 milioni solo nel nostro Paese. Le forme più frequenti di osteoporosi sono le due involutive, note come postmenopausale e senile. Ma esiste una grande famiglia di cosiddette osteoporosi secondarie, dato che praticamente tutte le malattie e molti farmaci causano perdita di massa ossea. Per i primi ricordiamo le malattie neuromuscolari, reumatologiche, da malassorbimento ed endocrinologiche; per le seconde vanno sottolineati i cortisonici, i farmaci antiormonali e gli antiepilettici.
Qual è l’importanza della prevenzione primaria e secondaria per l’osteoporosi? In quest’ottica, quanto pesano sul SSN le diagnosi tardive?
La prevenzione primaria è fondamentale e si compone di tre cardini: introdurre le quantità raccomandate di calcio per età, fare attività fisica con regolarità, esporsi 30 minuti al giorno alla luce solare. La prevenzione è raccomandata a tutti e se non applicata crea problemi di fragilità ossea a ogni età. La prevenzione secondaria, che va effettuata nei pazienti più fragili e senz’altro nei pazienti che si sono fratturati o spontaneamente o per un trauma minore, prevede l’uso di farmaci antifratturativi, sia antiriassorbitivi, sia anabolici, sia veri e propri bone builder, che non solo bloccano la perdita di osso, ma ne favoriscono la formazione. Oggi è più costoso non trattare il paziente fragile che trattarlo, visto che i farmaci possono dimezzare le fratture da fragilità e alla fine le fratture costano più della terapia farmacologica.
Quali sono i principali segnali di allarme a cui prestare attenzione per l’osteoporosi e da quale età bisogna effettuare esami di controllo?
La diagnosi di osteoporosi oggi può essere fatta con le macchine a raggi X DEXA e più recentemente anche con la tecnica ecografica REMS. Entrambe ci permettono di ricevere un punteggio chiamato T-score. E’ importante comunque effettuare anche una valutazione dei marcatori di metabolismo osseo che ci aiutano a scoprire le osteoporosi secondarie.
L’Italia è stato il primo Paese al mondo a pubblicare le linee guida sulle Fratture da Fragilità. Che valore ha questo primato?
Questo oggi ci permette di avere un riconoscimento dal resto del mondo che usa il nostro modello per adattarlo al proprio. Una grande soddisfazione per il gruppo di lavoro che ha costruito le linee guida sotto la guida dell’Istituto Superiore di Sanità.
Negli ultimi anni le cure contro l’osteoporosi sono migliorate? E ci sono prospettive di consistenti miglioramenti nei prossimi anni?
Abbiamo importanti molecole innovative, quali il romosozumab un vero e proprio bone builder, in grado di inibire contemporaneamente il riassorbimento osseo mentre stimola la formazione da parte degli osteoblasti. I farmaci per l’osteoporosi esistono ormai da trenta anni e tutti per essere registrati per l’osteoporosi devono prevenire le fratture vertebrali con una potenza che va dal 30 al 70%. Le fratture da fragilità sono l’evento cronico più prevedibile oggi. Eppure, noi trattiamo soltanto il 20% dei pazienti più fragili, quelli già fratturati che per AIFA dovrebbero essere tutti rimborsati. La continuità assistenziale del paziente fragile è il vero problema e su questo si sta lavorando per costruire percorsi che permettano che questo avvenga, i cosiddetti Fracture Liaison Services che sono parte del progetto “Capture the Fracture” nel mondo e di un progetto della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia noto come progetto Accredita.
Maria Luisa Brandi
Professoressa Ordinaria di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo presso l’Università di Firenze, dove coordina il Master Universitario di II livello di Malattie Metaboliche dell’Osso dal Gene alla Cura. È responsabile del Centro Regionale di Riferimento su tumori endocrini ereditari, e Direttore dell’Unità operativa di Malattie del metabolismo minerale e osseo. Ha insegnato alle università di Georgetown e Charlottesville negli Usa e alla Royal London School of Medicine di Londra. Dal 2006 presiede Firmo, Fondazione italiana ricerca sulle malattie dell’osso. È autrice di 100 libri, in tema di endocrinologia cellulare e molecolare e di oltre 500 pubblicazioni.