La filosofia: spesso regole rigide sugli stili di vita scoraggiano alcuni pazienti, quindi meglio puntare su un abbassamento del rischio agendo su tutte le leve possibili.
La migliore delle prevenzioni possibili. È questa, forse, la migliore definizione dell’obiettivo che si pone Mohre, il nuovo Osservatorio Mediterraneo per la Riduzione del Danno nato lo scorso giugno per esplorare una nuova dimensione di trattamento dell’individuo. Riassumibile, a sua volta, in una domanda: stili di vita e comportamenti scorretti nuocciono gravemente alla salute, ma quando le proposte degli esperti appaiono impraticabili proprio a causa della fragilità umana, esistono altre strade per favorire un cambiamento? Spesso, infatti, regole rigide determinano l’allontanamento del paziente e l’abbandono proprio delle persone più fragili e in maggiore difficoltà.
La questione, è evidente, si pone per tutti gli ambiti in cui può agire la prevenzione primaria, pratica fondamentale per ridurre l’incidenza delle malattie croniche, prima causa di morte a livello mondiale. Dunque, nel mirino finiscono tutte le dipendenze – a partire dal tabagismo – ma anche l’alimentazione, il consumo di alcolici e di carne, e la sedentarietà. Ebbene, laddove lo standard migliore non venga raggiunto – è la teoria dell’Osservatorio Mohre – è possibile e utile percorrere la strada della riduzione del danno. Nell’ambito degli stili di vita, infatti, l’abbassamento del rischio, pur non proponendosi come soluzione definitiva, rappresenta una forma di prevenzione parziale più facilmente recepibile, spalanca le porte al cambiamento e può intervenire positivamente su malattie oncologiche, cardiovascolari, respiratorie, andrologiche, infettive, ma anche sui disturbi alimentari e del comportamento.