Al via i nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza che rappresentano un architrave del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) Italiano. Dunque, dopo quasi otto anni, per la precisione dal prossimo 30 dicembre, scatteranno anche le nuove tariffe per visite, esami e protesi rimborsate a ospedali e strutture private e le cittadine e i cittadini potranno cominciare a beneficiare di nuove cure a carico della sanità pubblica e quindi gratuite o dietro il pagamento di un ticket. Il pacchetto di nuovi Lea – come riferito da un puntuale articolo del Sole 24 Ore – è contenuto nel Nomenclatore che rivede le tariffe dell’attività specialistica ambulatoriale e della protesica, aggiungendo appunto (e quindi tariffandole) le nuove prestazioni.
Che cosa sono i Lea e perché sono importanti (riprendere in termini SEO con link etc tutti gli articoli sul tema)
Partiamo dalle definizioni. Che cosa sono i Lea? Trattasi delle prestazioni e dei servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (il cosiddetto ticket), utilizzando le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale. È evidente come i Lea rappresentino dunque un caposaldo della nostra sanità, praticamente unica al mondo per equità e universalità. Del resto, a tal proposito, l’articolo 32 della Costituzione italiana parla chiaro: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Tutto ciò rappresenta un punto di forza per il nostro Paese ma, in ottica futura, anche un possibile elemento di debolezza vista la dinamica di invecchiamento della popolazione e l’aumento della spesa pubblica per la sanità. Per questo, secondo le persone esperte nel settore, diventa sempre più importante affrontare la questione centrale, quanto delicata, della relazione tra il Servizio Sanitario Nazionale e i Fondi Sanitari, così come la loro regolamentazione, al fine di mantenere gli attuali standard. Una posizione fermamente condivisa da Assidai – Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa Dirigenti Aziende Industriali – che, in quest’ottica, essendo costituito su valori fondamentale quali la mutualità e la solidarietà, offre, fin dal 1990, il proprio contributo al sistema Federmanager e al Paese ed è a completa disposizione delle Istituzioni per portare in evidenza il proprio modello di gestione e di governance.
Il perimetro dei nuovi Lea
Passiamo ora alla grande novità degli ultimi giorni. Il decreto Salute-Mef – che aggiorna le tariffe dopo un calvario di proroghe e slittamenti che si protraeva dal 2017 – è stato approvato nei giorni scorsi in conferenza Stato Regioni con una dote di 550 milioni (150 milioni in più di quella iniziale). Rispetto all’ultima versione, come evidenziato dal Ministero della Salute, vengono aggiornate 1.113 tariffe sulle 3.171 che compongono il nomenclatore, ovvero il 35% del totale. Sempre dal Ministero della Salute evidenziano che “l’entrata in vigore del decreto è essenziale perché assicura su tutto il territorio nazionale la piena erogazione dei nuovi Lea superando le disomogeneità assistenziali tra le persone che potranno finalmente usufruire in ogni area del Paese di prestazioni al passo con le innovazioni medico-scientifiche”. Le nuove cure – aggiunge Il Sole 24 Ore – spaziano su vari fronti: ci sono le prestazioni di procreazione medicalmente assistita oggi garantite solo in alcune Regioni grazie a fondi propri oppure a pagamento dal privato, c’è l’inserimento di oltre un centinaio di patologie nell’elenco delle malattie rare, la diagnosi e il monitoraggio gratuito della celiachia, nuovi screening neonatali, il riconoscimento dell’endometriosi come malattia invalidante, strumenti diagnostici innovativi, diversi ausili informatici e di comunicazione per disabili compresi gli arti artificiali, ma anche esami e viste per tenere sotto controllo disturbi alimentari come bulimia e anoressia che allarmano tante famiglie. Sul fronte dei tumori c’è l’ingresso dell’adroterapia, una radioterapia innovativa che si avvale degli ioni carbonio o dei protoni o tecniche d’avanguardia come la radioterapia stereotassica o quella con braccio robotico.
Il via libera delle Regioni è arrivato condizionato ad alcune modifiche legate alla complicata vicenda delle tariffe che ha concentrato le forti critiche di molte categorie rappresentative dei privati accreditati erogatori di prestazioni per il Servizio Sanitario Nazionale e che lamentano tagli medi fino al 30% che potrebbero far fallire tanti laboratori. Motivo per il quale oltre il 30 dicembre le Regioni hanno ottenuto che sulle prestazioni prescritte entro il 29 dicembre possano restare in vigore le tariffe vecchie per un anno, prorogabile di ulteriori 6 mesi. C’è poi una novità ancora da chiarire: la possibilità per le Regioni in equilibrio economico di usare i fondi propri per aumentare le tariffe, oltre che per garantire altri Lea.
L’asse pubblico-privato per migliorare la sanità
Il nodo dei nuovi Lea e delle relative tariffe chiama inevitabilmente in causa un tema molto più ampio che riguarda la sostenibilità finanziaria, presente e soprattutto futura, del Servizio Sanitario Nazionale così come è oggi, cioè unico al mondo per le caratteristiche di equità e universalità. La dinamica di invecchiamento della popolazione e il relativo aumento della spesa pubblica per la sanità, secondo gli esperti, rendono questa missione sempre più difficile, chiamando in causa una collaborazione tra pubblico e privato. Non è un caso che il Patto per la Salute 2019-2021, oltre a registrare la volontà di Governo e Regioni sull’implementazione dei nuovi Lea, affrontava anche il tema dei fondi sanitari integrativi. Sul tema, sempre Governo e Regioni avevano deciso di “istituire un gruppo di lavoro con una rappresentanza paritetica delle Regioni rispetto a quella dei Ministeri, che, entro sei mesi dalla sottoscrizione del patto”, concludesse “una proposta di provvedimento volta all’ammodernamento e alla revisione della normativa sui fondi sanitari ai sensi dell’articolo 9 del Dlgs 502/1992, e sugli altri enti e fondi aventi finalità assistenziali”. Ciò al fine di “tutelare l’appropriatezza dell’offerta assistenziale in coerenza con la normativa nazionale, di favorire la trasparenza del settore, di potenziare il sistema di vigilanza, con l‘obiettivo di aumentare l’efficienza complessiva del settore a beneficio dell’intera della popolazione e garantire un’effettiva integrazione dei fondi con il Servizio Sanitario Nazionale”, procedendo al contempo ad “un’analisi degli oneri a carico della finanza pubblica”.
Tutto ciò, sempre nell’ottica di una maggiore integrazione tra pubblico e privato, ha portato a iniziative come l’Anagrafe dei Fondi o come il recente “cruscotto delle prestazioni”, ovvero un’iniziativa che punta a raccogliere dati sulle fasce di popolazione effettivamente coperte dal sistema di sanità integrativa e sulle modalità e livelli di accesso al sistema, ponendo le basi per l’introduzione di un codice univoco di classificazione delle prestazioni tra primo e secondo pilastro, al fine di valorizzare il rapporto funzionale che è alla base del nostro sistema sussidiario di sanità. L’obiettivo, più in generale, è avviare un sempre maggiore dialogo tra il settore pubblico e il settore privato affinché possano interagire in modo da mettere a fuoco le effettive richieste di cura della popolazione e la loro evoluzione e creare una reale sinergia che possa affrontare e risolvere i bisogni del Paese guadagnando in efficienza, diminuendo i tempi di attesa, senza perdere la qualità dei servizi offerti.