Un vaccino che, nel giro di alcuni anni (c’è chi ipotizza cinque), potrebbe effettivamente rappresentare uno strumento cruciale nella lotta contro il melanoma a livello mondiale.
Il messaggio di speranza è arrivato dall’utilizzo combinato di pembrolizumab e mRNA-4157 (V940) – rispettivamente un immunoterapico e un vaccino a mRNA – che si è dimostrato utile nel ridurre il rischio di recidiva nei pazienti con melanoma in stadio III/IV che hanno subito l’asportazione totale del tumore.
Il risultato, tra i primi a dimostrare l’utilità dell’approccio a mRNA nella cura dei tumori, è stato presentato al congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) a Orlando, negli Stati Uniti. Non tutte le persone, sottolinea la Fondazione Veronesi, rispondono positivamente all’immunoterapia nel caso del melanoma metastatico e per questo la ricerca si sta concentrando nel tentativo di trovare nuove strategie per migliorarne l’effetto dell’immunoterapia. È questo il caso dei vaccini terapeutici a mRNA. Questi, infatti, non hanno solo funzione preventiva: stimolando il sistema immunitario possono svolgere anche una funzione terapeutica.
L’utilizzo dei vaccini a mRNA ha l’obiettivo di stimolare la produzione di anticorpi e cellule immunitarie in grado di riconoscere particolari proteine poste sulla superficie delle sole cellule tumorali.