Intervista al medico e dietologo Marcello Marcelli: “La pasta elemento chiave nella dieta”
“Un corretto stile di vita è fatto di attività fisica sostenibile e di scelte alimentari ragionevoli”. A dirlo è Marcello Marcelli – medico, specialista in Scienza dell’Alimentazione e nutrizione Clinica, Professore a contratto all’Università Tor Vergata e già primario all’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma – il quale rivendica al tempo stesso il ruolo della pasta, e in generale dei carboidrati, nella nostra alimentazione quotidiana.
Quanto è importante una corretta alimentazione per prevenire le malattie croniche?
È del tutto certa la relazione tra stile di vita, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore. All’interno dello stile di vita, che è un mix complesso di attività fisica, lavoro, stress, sonno, cura della persona, e cosa e quanto mangi, l’alimentazione gioca un ruolo preponderante. Attenzione però: la ricerca epidemiologica è molto brava a stabilire legami tra abitudini alimentari nel loro complesso, morbilità (la frequenza di una malattia nella popolazione, ndr) e mortalità, ma è meno brava a trovare relazioni causali tra il consumo di un singolo alimento e malattie. Faccio un esempio: se in molti studi risulta che il consumo di un particolare cibo “salutista” è protettivo, resta sempre il dubbio che quel cibo sia semplicemente l’indicatore di uno stile di vita attento alla salute. Insomma, chi consuma insalatone e mandorle è anche uno che non fuma, si misura la pressione, si cura, fa attività fisica e così via.
Insomma, è scorretto dire che un particolare alimento fa bene o fa male?
Dal punto di vista scientifico sì. E anche da quello di una sana psicologia del mangiare. Per me il cibo è cibo, non è un tossico, e non possiamo mangiare pane e ansia. è opportuna invece una strategia di fondo fatta di preferenze di consumo: quattro porzioni di frutta e ortaggi, la metà delle calorie da pane, pasta e riso, pochi grassi – se possibile da olio di oliva – variare gli alimenti a elevato contenuto proteico.
“L’obesità infantile è un problema per il Paese”
In termini alimentari, perché i bambini in Italia manifestano crescenti problemi di sovrappeso e di obesità?
Nell’intera Europa l’obesità infantile è un problema di salute pubblica. In Italia il 42% dei maschietti è in eccesso ponderale con ben il 21% di obesità, e nelle bambine il 38% è in sovrappeso con il 14% di fanciulle obese: siamo terzi nel Vecchio Continente dopo Cipro e Grecia. Urge dunque una riflessione. Prima di tutto c’è ancora un problema culturale: se sei grasso è colpa tua. Da poco tempo si è smesso di vedere l’obesità come uno stato di fatto legato alla smodatezza e al peccato di gola e la si considera invece una patologia. L’obesità ha cause complesse: le verità sono tante e le calorie in eccesso sono solo una piccola parte di un’equazione complicata. Ciò detto, però, siccome lo stile di vita è uno dei principali fattori di rischio modificabili, su questo possiamo e dobbiamo lavorare, partendo col piede giusto fin dall’età pediatrica. L’unico che non ha colpa è il bambino, che mangia quello che gli viene messo nel piatto e si comporta, si muove, gioca e fa sport secondo i limiti che gli vengono imposti. L’obesità non dipende certo solo da quello che la mamma mette nel piatto, ma anche dalla scuola, che è parte preponderante del progetto educativo e noi abbiamo le ore di attività fisica scolastica tra le più basse in Europa. Inoltre, dopo aver fatto i compiti, nel tempo libero sono previlegiate le attività sedentarie e nei quartieri residenziali le occasioni per l’esercizio fisico sono poche: bisogna tornare, come negli anni 60, a una politica di facile accesso allo sport.
Ci può indicare una ideale composizione dei pasti durante la giornata?
Negli anni 80 si insegnava che la ripartizione ideale dell’apporto calorico dei pasti doveva essere il 20% delle calorie totali a colazione, il 40% a pranzo e il 40% a cena. Adesso il ritmo di lavoro è cambiato, ma mentre gli anglosassoni si sono adattati all’orario lungo, adottando una formula di ripartizione calorica 40%, 20% 40%, con un breakfast al mattino che è un robusto pranzo, spezzando a metà giornata con poco e cenando la sera presto, noi siamo rimasti al palo. Solo che poi a pranzo non sappiamo come e dove mangiare e alla fine ci si riduce al tramezzino o al toast al bar, la rosticceria o il take away davanti all’ufficio. Poi, la sera una colazione scarsa e un pranzo povero si sommano a una fame vera e da stress, così si esagera. Non a caso nei nostri ambulatori presentiamo ai pazienti una lista articolata di proposte diverse di pasti ipersemplificati da portare al lavoro (schiscette, panini, barrette, insalatone composite) con il minimo denominatore di una quota calorica decente, in modo da non arrivare stravolti a cena. E comunque, almeno per quanto riguarda l’accesso a un cibo sano, la peggiore mensa è preferibile al miglior bar.
Ci sono alimenti particolarmente efficaci per prevenire le malattie croniche?
Un corretto stile di vita è fatto di attività fisica sostenibile e di scelte alimentari ragionevoli. Noi italiani, che abbiamo il miglior cibo e la migliore cucina del mondo mangiamo 10-12 alimenti: pane, pasta, riso, frutta, ortaggi, patate legumi, pesce, latte e latticini, uova, carni bianca e rossa e grassi di condimento pregiati, come l’olio di oliva. La metà dell’apporto calorico deve arrivare da carboidrati, prevalentemente complessi e questo vuol dire quantità consistenti di pane e pasta. Io sono convinto che la pasta sia un alimento dimagrante, con un ottimo rapporto potere saziante/calorie. Risolte le calorie con cereali, sono obbligatorie almeno quattro porzioni di alimenti vegetali: frutta, verdura, ortaggi. Per il resto occorre esaudire il nostro fabbisogno proteico con le classiche pietanze di pesce, uova, carni bianche e rosse, legumi, latticini.