Le malattie cardiovascolari rappresentano, insieme a tumori, patologie respiratorie croniche e diabete, il principale problema mondiale di sanità pubblica. Queste malattie croniche non trasmissibili sono, infatti, la prima causa di morbosità, invalidità e mortalità e il loro impatto provoca danni umani, sociali ed economici elevati. L’Europa, in particolare, presenta il più alto carico di queste patologie e il nostro Paese non fa eccezione. Rientrano in questo gruppo di malattie, tra le altre, le più frequenti patologie di origine arteriosclerotica, in particolare le malattie ischemiche del cuore (infarto acuto del miocardio, sindrome coronarica acuta e angina pectoris), le malattie cerebrovascolari e le arteriopatie periferiche. E’ per questo motivo che l’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, un patto strategico nato nel 2017 sotto la regia del Ministero della Salute e formato da 32 federazioni e società di cardiologia e neurologia, medicina interna, medici di medicina generale, pediatri, farmacisti e associazioni di pazienti con il comune obiettivo di implementare interventi di prevenzione e di assistenza alle malattie cardio-cerebrovascolari, quest’anno ha pubblicato un lungo e approfondito studio intitolato “Prevenzione delle malattie cardiovascolari lungo il corso della vita”.
In Italia il trend migliora ma il futuro è sfidante
Innanzitutto, presentiamo i numeri. Secondo il dossier, a livello globale si stima che nel 2019 tali patologie abbiano causato 18,6 milioni di decessi (239,8 decessi per 100.000 persone) e che circa un terzo di questi si verifichi prematuramente nelle persone di età inferiore ai 70 anni. Secondo i dati Istat nel 2018 in Italia sono stati rilevati complessivamente 220.456 decessi per malattie del sistema circolatorio. Le malattie ischemiche del cuore, le altre malattie del cuore e le malattie cerebrovascolari rappresentano le prime tre cause di morte nel nostro Paese (27,1% di tutti i decessi nel 2018), anche se i loro tassi di mortalità si sono ridotti in 15 anni: dal 2003 al 2018, infatti, si è passati per le malattie ischemiche del cuore da 15,62 a 8,03 per 10.000 abitanti; per le “Altre malattie del cuore” da 10,08 a 6,85 per 10.000 abitanti, per le malattie cerebrovascolari da 13,43 a 7,01 per 10.000 abitanti, mentre per le malattie del sistema circolatorio nel loro complesso si è passati da 46,87 a 28,08 per 10.000 abitanti. Un miglioramento rilevante, – prosegue lo studio pubblicato dal Ministero della Salute – favorito dal miglioramento dell’efficacia delle misure preventive, terapeutiche, assistenziali e riabilitative di queste patologie e dei correlati fattori di rischio. Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione favorisce un incremento della prevalenza di cronicità cardiovascolari nella popolazione, in particolare con l’avanzare dell’età, realizzando un’esigenza di salute che richiede notevoli risorse assistenziali, con un carico per il Sistema Sanitario Nazionale sempre più gravoso. Ecco, dunque, la necessità di spingere ulteriormente l’acceleratore sulla prevenzione primaria: un fronte su cui Assidai si è sempre impegnata con un’informativa costante a favore dei propri iscritti e mettendo a disposizione, periodicamente, campagne di screening gratuite, anche nel settore delle patologie cardiocircolatorie.
I fattori di rischio
Per parlare di prevenzione è opportuno ricordare i principali fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie. Tra questi ci sono i rischi non modificabili (familiarità, fattori genetici, età, genere, etnia) e quelli modificabili, che intervengono invece nelle diverse età della vita in rapporto alle abitudini alimentari, all’attività fisica, a fattori favorenti esterni e sono considerati, appunto, modificabili con interventi comportamentali precoci e con terapie mirate. I principali rischi di questa categoria comprendono tabagismo, sedentarietà e inattività fisica, scorretta alimentazione, sovrappeso e obesità, ipertensione arteriosa, diabete mellito e ipercolesterolemia. Una statistica parla chiaro: nel quadriennio 2016-2019 il sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) ha rilevato che su 100 intervistati 20 presentavano una diagnosi di ipertensione, 23 di ipercolesterolemia, 34 erano sedentari, 25 fumatori, 42 lamentavano peso in eccesso e appena 10 persone riferivano di consumare 5 porzioni di frutta e verdura al giorno come raccomandato. Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferiva una diagnosi di diabete. Complessivamente il 40% degli intervistati presentava almeno 3 dei fattori di rischio cardiovascolari sopra menzionati e solo una piccolissima quota (meno del 3%) risultava del tutto libera dall’esposizione al rischio cardiovascolare noto.
Le sette regole d’oro per la prevenzione
Eccoci infine al pezzo forte dello studio: la prevenzione primaria, che per le malattie cardiovascolari si basa essenzialmente sull’adozione e sul mantenimento di stili di vita salutari, possibilmente lungo tutto il corso dell’esistenza; e sull’identificazione precoce e sull’adeguata gestione delle eventuali condizioni cliniche che aumentano il rischio di malattie cardiovascolari (diabete mellito, ipertensione arteriosa), anche attraverso le opportune terapie laddove non sia sufficiente modificare gli stili di vita.
Il paper realizzato dall’Alleanza Italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari elenca in particolare sette regole d’oro per l’adozione e il mantenimento di stili di vita salutari:
- Non fumare, smettere di consumare qualsiasi prodotto del tabacco ed evitare l’esposizione al fumo passivo.
- Praticare regolarmente un’attività fisica adeguata. Nelle recenti linee guida delle Società Europea di cardiologia e dell’ipertensione arteriosa, in ragione dell’evidente legame tra movimento fisico e riduzione degli eventi cardio-cerebrovascolari, vengono raccomandati almeno 30 minuti di attività fisica moderata aerobica (camminata, corsa, bicicletta, nuoto) per 5-7 volte alla settimana o, alternativamente un’attività fisica intensa 2-3 volte alla settimana.
- Evitare il consumo rischioso e dannoso di alcol. Pur non esistendo una quantità di alcol da bere sicura per la salute e tenendo presente che l’unica tutela realmente efficace è non berne, il consumo non dovrebbe mai superare le due unità alcoliche al giorno per i maschi di età compresa tra i 18 e i 65 anni e una unità alcolica per le donne di età superiore ai 18 anni e gli ultra 65enni di ambo i sessi (una unità alcolica equivale a una birra da 33 cl o a un bicchiere di vino).
- Seguire una corretta alimentazione, varia ed equilibrata, come raccomandato anche dalle linee guida nazionali e internazionali. Cioè, per esempio, prediligere il consumo di verdura e frutta, cereali (preferenzialmente integrali), pesce, acidi grassi insaturi (come l’olio extravergine di oliva) e limitare l’assunzione di acidi grassi, riducendo il consumo di sale, evitando le bevande zuccherate e non superando mai le tre tazzine di caffè al giorno.
- Mantenere e perseguire un peso corporeo ottimale.
- Imparare a gestire lo stress.
- Evitare il consumo di droghe.
Assidai e la campagna gratuita anti-ictus
Anche Assidai ha sempre posto grande attenzione al tema della prevenzione, per esempio attraverso specifiche campagne offerte gratuitamente ai propri iscritti. Tra queste “Healthy Manager”, nel 2018 prevedeva proprio uno screening chiave per evitare l’ictus, una delle principali patologie da ricondurre al sistema cardiocircolatorio. In particolare, offriva la possibilità di sottoporsi all’esame ecocolordoppler dei tronchi sovraortici per rilevare eventuali stenosi carotidee. Esame giudicato in modo assolutamente positivo da tutti gli esperti dato che la medicina moderna è “anticipatoria” e pertanto la diagnosi precoce di stenosi carotidee asintomatiche, può portare a una riduzione non solo dell’ictus, ma anche dei costi sociali legati alle sue conseguenze cliniche invalidanti.