Le società europee di cardiologia e dell’aterosclerosi – rispettivamente European Society of Cardiology (ESC) e European Atherosclerosis Society (EAS) – lanciano una guerra senza quartiere contro il colesterolo, ovviamente quello cattivo, denominato in gergo tecnico LDL. Lo hanno fatto ufficialmente nelle scorse settimane abbassando ulteriormente gli obiettivi di trattamento per diverse categorie di pazienti a rischio, obiettivi che sono stati presentati a Parigi nel corso dell’ultima edizione del Congresso dell’ESC e, al tempo stesso, sono stati pubblicati su European Heart Journal.
La filosofia sottostante a questa decisione è semplice, oltre che corroborata da una robusta letteratura scientifica: quanto più il colesterolo LDL scende tanto minori sono i rischi di eventi nefasti come infarti o ictus. È la logica della prevenzione primaria che Assidai sposa da sempre, sottolineando come gli stili di vita – intesi come un’alimentazione equilibrata (basata il più possibile su una dieta mediterranea), un regolare esercizio fisico, un moderato uso di alcol, il mantenimento del peso forma e lo stop a qualsiasi utilizzo di tabacco – giochino un ruolo cruciale nel diminuire l’incidenza delle malattie croniche, che sono responsabili di oltre il 70% dei decessi a livello globale, oltre che della maggior parte delle situazioni di invalidità e non autosufficienza.
In realtà, nei Paesi occidentali, tumori, malattie dell’apparato circolatorio e respiratorio e diabete, causano addirittura l’80% delle morti a testimonianza dell’attualità ancora più stretta di questo tema per l’Italia e per l’Europa. Ciò vale a maggior ragione considerate le sfidanti prospettive del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per il quale la cura delle malattie croniche rappresenta una fonte di spesa significativa e dunque un elemento di criticità insieme al graduale invecchiamento della popolazione.
Colesterolo buono e cattivo: ecco come funzionano
Ma andiamo con ordine. Che cos’è il colesterolo e perché può essere così pericoloso? È un grasso, prodotto all’80% dal nostro organismo e in minima parte introdotto con la dieta, che svolge diverse funzioni cruciali. Per esempio, contribuisce alla produzione di vitamina D (utile per le ossa) e alla digestione grazie alla formazione della bile e favorisce la costruzione della parete delle cellule, in particolare del sistema nervoso. Al tempo stesso il colesterolo viene trasportato nel sangue attraverso apposite lipoproteine che si differenziano in base a dimensione e densità ed è qui che nasce la distinzione tra il colesterolo “cattivo”, legato alle lipoproteine a bassa densità (il cosiddetto LDL) e che si può depositare sulle pareti delle arterie determinando possibili ostruzioni delle stesse, e il colesterolo “buono” (HDL), associato a lipoproteine ad alta densità che invece rimuove il colesterolo cattivo dalle pareti dei vasi per trasportarlo al fegato. Come detto, è ampiamente provato come il restringimento dei vasi sia causa di gravissime malattie cardiovascolari come infarto e ictus cerebrale, che a loro volta portano a invalidità permanente o al decesso, di cui sono la principale causa nei Paesi industrializzati anche più del cancro.
I nuovi obiettivi della lotta al colesterolo
Ecco spiegato perché la European Society of Cardiology e la European Atherosclerosis Society hanno deciso di lanciare una politica di tolleranza zero nei confronti del colesterolo LDL. Nel dettaglio, le nuove linee guida adottate seguono il principio “lower is better”, cioè “più basso è, meglio è”, raccomandando ai soggetti più esposti di ridurre il colesterolo stesso quanto più possibile. In particolare, per fornire qualche numero, bisogna effettuare una distinzione tra le quattro classi di rischio in cui può essere suddivisa la popolazione.
Per i pazienti ad altissimo rischio (cioè con un rischio stimato di mortalità cardiovascolare a 10 anni superiore al 10%) e ad alto rischio, l’obiettivo è tagliare l’LDL di almeno il 50% rispetto ai livelli di partenza, a prescindere da quali siano. Solo per gli individui a rischio moderato si fissa un obiettivo in cifre, cioè limare l’LDL sotto quota 100, mentre per i pazienti a basso rischio (cioè con rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni inferiore dell’1%) l’asticella viene posta a 116.
Assidai e la prevenzione contro l’ictus
Sul fronte delle malattie cardiovascolari e della loro prevenzione Assidai si è sempre mosso in prima linea. Sia promuovendo un’informativa puntale sugli stili di vita e i comportamenti virtuosi da adottare per evitare l’insorgere di queste patologie, sia mettendo a disposizione dei propri iscritti la possibilità di svolgere un esame ecocolordoppler dei tronchi sovraortici (TSA), considerato dagli esperti uno degli screening più efficaci per scoprire in anticipo il possibile insorgere di un ictus, nell’ambito della Campagna di prevenzione “Healthy Manager” 2018.
Giusto per dare un’idea del fenomeno, nel nostro Paese, ogni anno, ci sono oltre 200mila nuovi casi di ictus mentre in Europa il numero dei soggetti colpiti si attesta attorno a 2 milioni. Cifre che fanno intuire gli effetti devastanti di questa patologia sotto il profilo sanitario a cui sono legati, oltre al dramma umano, anche pesantissimi oneri finanziari per le famiglie quando uno dei componenti viene colpito da una lesione cerebrovascolare. Si tratta, ha sottolineato al proposito Roberto Leo, cardiologo e internista, Professore aggregato del Dipartimento di Medicina Interna, dell’Università di Roma Tor Vergata in un’intervista concessa ad Assidai, di uno dei più gravi problemi sanitari e assistenziali, visto che rappresenta la prima causa d’invalidità permanente e la seconda causa di demenza, nonché la terza causa di morte.
In Italia, di quanti sono stati colpiti da ictus, il 20-30% muore entro tre mesi, il 40-50% perde in modo definitivo la propria autonomia, mentre il 10% presenta una recidiva severa entro 12 mesi, con costi sociali difficilmente sostenibili, ha aggiunto l’esperto. Ecco perché Assidai ha deciso di attivarsi concretamente sul tema della prevenzione ed ecco perché la European Society of Cardiology e la European Atherosclerosis Society hanno recentemente avviato la politica di “tolleranza zero” nei confronti del colesterolo cattivo.