Anche l’Università Bocconi di Milano accende un faro sulla Long Term Care (LTC), una criticità del Sistema Sanitario Italiano che potrebbe aggravarsi nei prossimi anni a causa del trend demografico del nostro Paese.
Famiglie ed emergenza LTC
Proprio nei giorni scorsi, l’Università Bocconi e il Cergas (Centro di ricerca sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) hanno pubblicato il Primo Rapporto dell’Osservatorio LTC, intitolato “L’innovazione e il cambiamento nel settore della Long Term Care”, da cui emerge “la presenza di ampi spazi in cui è assente una risposta istituzionalizzata e formalizzata ai bisogni di LTC: una zona grigia all’interno della quale non si intravedono possibili risposte da parte dell’azione pubblica”, si legge nel rapporto.
Le possibili risposte delle famiglie? Cinque, secondo gli esperti della Bocconi. “Si auto-organizzano caricandosi di compiti di care giving; ricorrono a servizi professionali privati a pagamento che colmano il vuoto lasciato dall’offerta pubblica nel settore; se si trovano in difficoltà economica provano a rivolgersi al Servizio sanitario nazionale per avere una risposta ma per un periodo limitato; giocano la carta delle badanti; oppure restano sole ad affrontare l’emergenza”. A fronte di questa analisi c’è una sesta via che il sistema dovrebbe tenere in seria considerazione, guardando anche a quanto avviene in altri Paesi europei, e cioè il ricorso alla sanità integrativa e alle possibilità offerte da fondi di assistenza sanitaria come per esempio Assidai.
La spesa privata per la Long Term Care
Al di là delle considerazioni qualitative, lo studio della Bocconi fa il punto anche su alcune cifre esemplificative del problema. Innanzitutto, i caregiver familiari in Italia sono stati stimati in circa 8 milioni di persone, dato che risulta realistico considerando il numero stimato di 2,8 milioni di non autosufficienti. Come non bastasse, tra gli stessi familiari che assistono uno su cinque è anziano a sua volta. Altro numero chiave: il 92% circa delle famiglie che gestiscono anziani presso il loro domicilio lo fanno tramite servizi o attività assistenziali completamente organizzate privatamente. Infine, guardando complessivamente alla spesa per servizi per le prestazioni per la non autosufficienza, i dati Istat parlano di una spesa annuale per la componente sanitaria di 15,067 miliardi annui, di cui il 23% circa di spesa privata delle famiglie out of pocket (3,4 miliardi) che include sia la spesa per servizi privati che la compartecipazione per servizi pubblici.
Assidai migliora ancora la copertura LTC per i propri iscritti
È anche perché consapevole di questi numeri e di questo trend che Assidai, fin dal 2010, tutela i propri iscritti con le coperture per la non autosufficienza, incluse nei Piani Sanitari e per la terza volta in cinque anni, offre ai propri iscritti un miglioramento della coperture LTC.
Dopo la svolta del 2015 (quando la copertura era stata estesa anche al coniuge o al convivente more uxorio dell’iscritto) e quella del 2017 (dove, tra le altre cose, furono introdotti un aumento della rendita per gli under 65 e prestazioni più ricche per gli over 65), il Fondo ha deciso di “rilanciare” ancora a partire dal primo gennaio 2019. Anche questa volta bisogna distinguere tra l’iscritto sotto i 65 anni di età o sopra questa soglia. Nel primo caso, per le prestazioni in caso di non autosufficienza garantite a favore del caponucleo (iscritto) e del coniuge/convivente more uxorio o dei figli risultanti dallo stato di famiglia fino al 26° anno di età (siano essi legittimi, naturali, legittimati, adottivi e in affido preadottivo) la rendita vitalizia aumenta. Con tre distinguo: nel caso standard da 1.100 euro (13.200 euro annui) a 1.200 euro (14.400 euro annui); se il figlio è minorenne da 1.430 euro (17.160 euro annui) a 1.560 euro (18.720 euro annui); se il figlio è disabile da 2.200 euro (26.400 euro annui) a 2.400 euro (28.800 euro annui). Diverso il discorso se l’iscritto ha più di 65 anni: in questo caso per il caponucleo iscritto e/o il relativo coniuge/convivente more uxorio, è stata prevista l’estensione dell’assistenza infermieristica domiciliare, che prevede un massimale di 1.000 euro mensili, per un ulteriore mese e quindi per un massimo di 300 giorni per anno assicurativo per assistito (in precedenza era di 270 giorni).
Insomma, un nuovo passo a favore degli iscritti in un settore come la Long Term Care destinato a giocare un ruolo sempre più rilevante sugli equilibri economici e sociali non solo del Paese, ma anche delle singole famiglie.