Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager
Nelle imprese si sta facendo strada una nuova e più ampia accezione del benessere, che è un concetto abbinato innanzitutto al tema della tutela della salute per sé e per i propri cari, ma che sta mostrando importanza anche rispetto agli aspetti di flessibilità organizzativa in grado di incidere sul work-life balance e sulla possibilità di far crescere le proprie competenze.
Una qualificata indagine tematica, condotta da Federmanager e Fasi su una platea manageriale di iscritti al Fondo, ci dice che, in un range da 1 a 10, per i manager è addirittura pari a 8,2 il valore da attribuire alla presenza di coperture sanitarie, previdenziali, assicurative quali componenti del benessere lavorativo. Un dato che certamente fa riflettere, ma non sorprende, se pensiamo alla diffusa percezione del tempo nuovo che stiamo vivendo.
Il welfare aziendale è valutato dai manager come uno dei pilastri su cui si costruisce lo stare bene, sia nella dimensione individuale, sia in quella collettiva. Perciò, il contratto nazionale di lavoro, quello dei dirigenti per primo, deve costituire la leva per estendere l’area della protezione che assicuriamo attraverso i Fondi di assistenza sanitaria e per sostenere il cambio di cultura aziendale necessario a forgiare politiche sempre più orientate al benessere di tutti i lavoratori.
Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager