“Italia, il PIL rimbalza nel terzo trimestre: ora riforme strutturali e investimenti”
De Molli (Ceo Ambrosetti): “Puntare su infrastrutture, scuola, sburocratizzazione e sanità”
“Il PIL italiano nel terzo trimestre rimbalzerà con forza, ma attenti a cantare vittoria troppo presto. L’andamento del quarto trimestre dipenderà da eventuali misure di contenimento sociale per contrastare il Covid-19”. Ad affermarlo è Valerio De Molli, dal 2000 Managing Partner e Amministratore Delegato di The European House – Ambrosetti, il Think Tank che organizza, tra l’altro, il prestigioso Forum di Cernobbio. In ogni caso, secondo l’esperto, per non perdere il treno della ripresa il Paese deve mettere in moto riforme importanti (scuola, fisco, pubblica amministrazione) e, anche grazie al Recovery Fund, investire in maniera massiccia su infrastrutture e sanità, settore in cui – precisa – i fondi sanitari integrativi possono svolgere un ruolo complementare al Servizio Sanitario Nazionale per soddisfare i nuovi bisogni di welfare.
Dopo il calo record nel primo e nel secondo trimestre il PIL italiano ha realizzato un forte rimbalzo nel terzo trimestre. Quali sono i settori che hanno trainato il PIL?
Secondo i dati preliminari di Bankitalia, nel terzo trimestre l’economia italiana dovrebbe recuperare con un balzo del PIL del 12%, grazie soprattutto all’ottima performance del comparto industriale. A trainare la crescita del PIL hanno avuto un ruolo molto importante la manifattura e la riapertura totale delle attività economiche. Tuttavia, bisogna stare attenti a gridare vittoria troppo presto perché molto di questo rimbalzo è dovuto allo smaltimento di magazzini e di ordini arretrati. Ritengo che non si sia ancora arrivati al punto da poter calcolare le reali variazioni della ripresa post-Covid-19.
Durante l’estate, inoltre, il turismo ha goduto di una boccata d’ossigeno grazie alla stragrande maggioranza degli italiani che hanno scelto di trascorrere le proprie vacanze in Italia. Tuttavia, il calo è stato comunque importante a causa del quasi azzeramento degli arrivi di turisti stranieri extraeuropei, che hanno un potenziale di spesa maggiore.
“Recovery Fund benzina per la ripresa”
Teme che il nuovo aumento dei contagi possa portare a una nuova frenata dell’economia nel quarto trimestre? In generale quali sono le vostre stime per il PIL 2020 e il PIL 2021 (sempre che non si renda necessario un nuovo lockdown)?
È possibile. Tutto dipenderà da cosa deciderà il governo circa l’implementazione o meno di nuovi lockdown e in quale misura. Certamente una chiusura totale dell’economia italiana come quella verificatasi tra marzo e maggio è improbabile, ma senz’altro un aumento significativo e di lunga durata dei contagi obbligherà il governo a prendere misure di contenimento che colpiranno diversi settori. I più esposti restano il commercio non alimentare, il turismo, bar e ristorazione.
The European House – Ambrosetti ha stimato un calo del PIL italiano per il 2020 pari a -10,8%, con una diversa ripartizione per settore (Agrifood -1,9%, Manifattura -21,4%, Costruzioni -40%, Servizi 6,8%). Per il 2021, ci aspettiamo un rimbalzo significativo, ma è troppo prematuro fare stime, soprattutto alla luce dell’incertezza di ciò che accadrà nelle prossime settimane.
Quali sono secondo lei le misure che il Governo dovrebbe mettere in campo per favorire la ripresa? Quali misure andrebbero adottate una tantum e quali dovrebbero divenire strutturali?
Le misure più urgenti sono quelle a sostegno della domanda e del reddito, soprattutto per le categorie colpite in modo significativo. La priorità a breve termine del Governo dovrebbe essere la realizzazione degli investimenti già programmati e mai realizzati. Quelli infrastrutturali sono critici per il rilancio dell’Italia nel breve termine, grazie al grande moltiplicatore che attivano nell’economia, e sono il principale fattore abilitante per una crescita economica stabile e di lungo termine.
Tra gli interventi strutturali, ritengo vi siano tre temi cardine su cui il Governo deve agire: riforma del sistema scolastico e universitario per renderlo più capace di intercettare i bisogni delle aziende in termini di talenti, sburocratizzazione della Pubblica Amministrazione per renderla un aiuto e un acceleratore di crescita e non un freno come lo è oggi e riforma fiscale per semplificare la relazione tra imprese/cittadini e fisco e attuare una vera redistribuzione di reddito nel Paese che provochi uno shock positivo per i consumi.
Quale può essere il contributo dei fondi del Recovery Fund per dare benzina all’economia italiana?
Sono risorse fondamentali per rilanciare il Paese e, nonostante si tratti di diverse decine di miliardi di Euro (precisamente 209 miliardi), devono essere utilizzate con cautela e in modo efficiente perché i danni cui sono chiamati a porre rimedio sono ingenti. Per questo è necessario investire su un piano di infrastrutturizzazione del territorio serio, che coinvolga sia le infrastrutture fisiche che digitali, eliminando quei blocchi che ne hanno impedito per decenni la realizzazione. Oltre alle infrastrutture, i fondi del Recovery Fund dovrebbero essere utilizzati per sostenere le imprese in programmi di investimenti di prodotto/processo e nell’aggiornamento delle competenze dei lavoratori.
Negli ultimi mesi sono stati realizzati investimenti record a favore del Sistema Sanitario Nazionale. Secondo lei cosa serve ancora affinché il SSN conservi le caratteristiche di equità e universalità uniche al mondo? E quale può essere, in quest’ottica, il ruolo dei fondi sanitari integrativi?
Se è vero che l’emergenza ha determinato un’accelerazione in alcuni processi di efficientamento e potenziamento del sistema sanitario (in soli due mesi sono stati quasi raddoppiati i posti letto in terapia intensiva passando da poco più di 5 mila a oltre 9 mila), ritengo che molto rimanga da fare per raggiungere un virtuoso equilibrio tra prevenzione, assistenza territoriale e sanità ospedaliera. È innanzitutto necessario un piano di ammodernamento delle strutture ospedaliere in termini di edilizia e dotazioni tecnologiche. Serve inoltre una maggiore capillarità e presenza sul territorio attraverso un potenziamento della rete di diagnostica e di assistenza domiciliare. Prima di tutto, l’emergenza Covid-19 ci ha però ricordato l’urgente necessità di avviare un piano nazionale di telemedicina che, in un contesto pandemico, permetta di mantenere attiva la comunicazione con i pazienti senza metterli in pericolo nel recarsi in ospedale o dal proprio medico.
Come evidenziato dal Think Tank “Welfare, Italia” di The European House – Ambrosetti e Unipol, in questo contesto, anche alla luce della crescita della spesa sanitaria privata, i fondi sanitari integrativi possono avere un ruolo complementare al Servizio Sanitario Nazionale per rispondere all’affermazione di nuovi bisogni di welfare in modo più puntuale e personalizzato, a partire ad esempio dai servizi di Long Term Care mirati a soddisfare le esigenze mediche e non delle persone con una malattia cronica o disabilità che non possono prendersi cura di sé stesse per lunghi periodi.