Lo scorso 21 giugno, l’AIL (Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma) ha organizzato, come ogni anno, la Giornata Nazionale per la lotta contro le leucemie-linfomi e mieloma. Nel corso dell’iniziativa sono stati presentati i progressi della ricerca in ematologia ed è stato lanciato un messaggio importante a tutti i pazienti e ai loro familiari. Purtroppo, infatti, ogni anno in Italia circa 5.800 persone ricevono la diagnosi di mieloma multiplo: una malattia che fino a un paio di decenni fa non aveva possibilità di cura, mentre oggi esistono molte terapie e, anche nei casi più difficili, si può parlare di cronicizzazione. Una considerazione che si può fare per molte altre patologie onco-ematologiche. Un ruolo chiave, in questo senso, lo ha giocato e lo gioca la ricerca: uno dei principali mezzi a nostra disposizione – come ricordato sempre da Assidai nelle proprie informative agli iscritti – insieme con la prevenzione primaria, cioè l’adozione di stili di vita saluti, per ridurre l’incidenza delle malattie croniche.
L’origine delle leucemie e le possibili cure
Che cosa è esattamente la leucemia?
L’associazione AIL la definisce come un tumore del sangue causato dalla proliferazione incontrollata di cellule staminali ematopoietiche, cioè cellule immature che sviluppandosi daranno poi vita a globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. Le cellule staminali del sangue si trovano nel midollo osseo, presente negli adulti soprattutto nelle ossa piatte (come bacino, sterno, cranio, coste, vertebre, scapole). Le cellule staminali possono seguire due linee di sviluppo: mieloide o linfoide. In uno stato normale, le cellule della linea mieloide daranno origine a gran parte dei globuli bianchi (in particolare il tipo detto “neutrofili” e il tipo detto “monociti”), ai precursori di piastrine e globuli rossi, mentre le cellule della linea linfoide diventeranno un tipo di globuli bianchi detti “linfociti”.
In seguito a mutazioni genetiche e meccanismi complessi, non sempre ancor oggi del tutto chiariti, le cellule staminali possono interrompere precocemente il processo di maturazione, non riuscendo a portare alla formazione di cellule del sangue normali. Inoltre, la cellula immatura può acquisire la capacità di replicarsi senza limite e diventare resistente ai meccanismi di morte cellulare programmata. Se tutto ciò avviene, i “cloni” – copie identiche della cellula originale – potranno invadere il midollo e il sangue, e talvolta anche linfonodi, milza e fegato. Così ha origine una leucemia. La velocità di progressione della malattia è ovviamente un fattore chiave nell’ulteriore classificazione della stessa. Si differenziano così le forme acute (evoluzione con tempistiche brevi o brevissime, che presentano inoltre un blocco di maturazione delle cellule) dalle forme croniche (evoluzione più lenta, in cui viene comunque mantenuta la capacità di maturare dei precursori del midollo, sebbene essa possa essere anormale).
E le cure?
Dipendono moltissimo dal sottotipo di leucemia. Nelle leucemie acute esse mirano, in generale, all’eradicazione delle cellule immature anormali, o “blasti”, nel tentativo di evitare che questi prendano il sopravvento sulla popolazione cellulare normale. Nelle forme croniche il trattamento è generalmente meno intensivo, e mirato spesso a controllare la proliferazione cellulare. Ogni tipologia di leucemia viene trattata seguendo una specifica strategia terapeutica. Oggi, la ricerca ha permesso di fare importanti passi in avanti. Per esempio, con il trapianto di cellule staminali, che sono state le prime ad aprire la strada alle cosiddette “terapie intelligenti” mirate e personalizzate. Infine, c’è la terapia genica che si può utilizzare nei pazienti eleggibili con cellule CAR-T e non solo. Le CAR-T, va ricordato, sono un tipo di cellule del sistema immunitario, i linfociti T, prelevate da una persona con tumore e modificate geneticamente in laboratorio in modo da renderle capaci di attaccare il tumore una volta re-infuse nella stessa persona da cui sono state prelevate.
I numeri delle leucemie in Italia
Ecco alcuni numeri delle leucemie in Italia. Sono 8.600 i nuovi casi diagnosticati in Italia ogni anno, di cui 5.000 uomini e 3.600 donne. Inoltre – stando ai dati del Ministero della Salute – 1.400 sono i bambini, da pochi mesi a 12 anni, e oltre 800 sono gli adolescenti che, sempre ogni anno, nel nostro Paese si ammalano di cancro (linfomi o tumori solidi). Grazie proprio ai progressi della ricerca e alle nuove strategie terapeutiche, nel nostro Paese sono 44mila le persone che hanno avuto un tumore da bambini o da adolescenti e la cui età media è attualmente attorno ai 30 anni. La maggior parte è in buona salute e ha una vita uguale a quella dei coetanei. Altro dato confortante: il tasso di sopravvivenza alla leucemia linfoblastica acuta è del 90%. Si tratta della neoplasia più diffusa tra i bambini, seguita dai linfomi, dai tumori maligni del sistema nervoso centrale e dai sarcomi. Infine, il 4-5% delle nuove diagnosi di tumore nella popolazione occidentale riguardano i linfomi e i mielomi, ormai la quinta forma di neoplasia diagnosticata negli uomini e la sesta nelle donne. Tuttavia, il 70% dei pazienti con tumori del sangue oggi sono vivi dopo dieci anni dalla diagnosi o sono considerati guariti. Il linfoma Hodgkin (che colpisce il sistema linfatico) ha una percentuale di guarigione dell’80-90%, il non-Hodgkin aggressivo del 60-70%.
La visita al Presidente Mattarella
In occasione della Giornata Nazionale per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma – va infine ricordato – una delegazione dell’AIL è stata ricevuta in udienza al Quirinale, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Al Capo dello Stato è stata evidenziata l’importanza per la comunità scientifica di innovare e fare rete a livello nazionale e internazionale, e il valore delle ragioni del vivere insieme attraverso collaborazione, scambio, altruismo, coraggio e capacità di guardare al futuro con sempre rinnovata energia per il bene della comunità. “Siamo riconoscenti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per averci ricevuto ancora una volta e aver ascoltato i nostri risultati ma anche i nostri bisogni”, ha commentato Pino Toro, Presidente nazionale AIL.