Con la Manovra di fine anno cambiano nuovamente le soglie: 2mila euro per i lavoratori con figli e 1000 euro per tutti gli altri. Il nuovo regime allargato anche a spese per l’affitto e interessi sul mutuo prima casa.
“Il Governo torna a intervenire sul fronte dei fringe benefit. Con l’ultima Manovra, approvata a fine dicembre, è cambiata nuovamente la soglia di esenzione dei compensi in forma non monetaria (beni in natura e servizi non monetari come macchina o telefono aziendale) concessi dalle imprese ai dipendenti.
L’effetto dell’intervento? Innanzitutto, rispetto alla situazione precedente si riduce il gap tra i lavoratori con figli e chi invece non ne ha. L’esenzione fiscale sui fringe benefit, che si potranno usare anche per pagare affitto e mutuo prima casa, sarà infatti di 1000 euro per tutti (invece di 258,23 euro) mentre scende dai 3mila dell’anno scorso a 2 mila per i lavoratori con figli. Viene quindi prevista, limitatamente al periodo d’imposta 2024, una disciplina più favorevole per venire incontro alle esigenze dei lavoratori: tra le categorie interessate rientrano lavoratori subordinati, lavoratori a progetto e co.co.co.
Allargata la platea dei beneficiari
Per essere ancora più chiari, è dunque prevista per l’intera platea di beneficiari dell’agevolazione, a prescindere dai figli a carico, la possibilità di fruire in regime di esenzione non solo di beni e servizi, ma anche di somme di denaro per l’anticipo o il rimborso delle utenze domestiche, delle spese per l’affitto e degli interessi sul mutuo della prima casa. L’inclusione di queste ultime categorie di spesa agevolabili è la vera portata innovativa, sottolinea a tal proposito Il Sole 24 Ore, che tuttavia precisa come “sarà auspicabile un intervento chiarificatore dell’amministrazione finanziaria, per guidare gli operatori nella corretta applicazione della nuova disposizione”. Questo perché “potrà essere necessario chiarire quali voci includere nelle spese per l’affitto. Data la formula generica della norma – prosegue il quotidiano – vi potrebbero entrare tutte quelle connesse alla locazione, come le spese per le imposte di registro e di bollo, la tassa sui rifiuti e le spese condominiali, oltre alle spese per le utenze domestiche, intestate al conduttore o riaddebitate allo stesso in modo analitico o forfettario dal proprietario”.
Il valore per il welfare aziendale
Già l’anno scorso, con il Decreto Lavoro, approvato in estate e convertito successivamente in Legge, l’esecutivo aveva introdotto come detto alcune variazioni sulla normativa dei fringe benefit, finalizzate a incentivare il potere d’acquisto e ridurre il cuneo fiscale. Variazioni che sono state “aggiornate” dalle disposizioni contenute in Manovra e che, in buona sostanza, contribuiscono alla crescita e al consolidamento del welfare aziendale, ormai un elemento sempre più centrale, in Italia e nelle aziende tricolori, per vivere e rafforzare il rapporto tra datore di lavoro e dipendente su nuove basi, imperniate sulla condivisione, sulla collaborazione e sul cosiddetto work life balance, ovvero l’equilibrio tra vita lavorativa e privata.
Va ricordato che per fringe benefit si intendono i compensi in natura e i servizi concessi dai datori ai dipendenti. Per esempio: i buoni spesa, le ricariche telefoniche, il premio per la polizza extraprofessionale. Insomma, voci addizionali alla retribuzione corrisposta da un’impresa ai propri dipendenti: un compenso “in natura”, che figura comunque in busta paga. Lato azienda si tratta di somme interamente deducibili, che riducono quindi l’imponibile fiscale dell’impresa. Dal punto di vista del dipendente sono somme non soggette a contribuzione né a prelievo fiscale, ovviamente con i tetti previsti dalla legge.