Assidai è da sempre in prima linea sulla copertura Long Term Care, ovvero l’insieme dei servizi sociosanitari forniti con continuità a persone che necessitano di assistenza permanente a causa di disabilità fisica o psichica. Se due anni fa la copertura era stata estesa anche al coniuge o al convivente more uxorio dell’iscritto, nel 2017 sono state introdotte ulteriori novità molto positive e rilevanti, che evidenziano una sempre maggiore attenzione da parte del Fondo nei confronti degli iscritti e su un tema certamente delicato.
Copertura LTC e non autosufficienza: ecco di cosa stiamo parlando
Prima di vedere tutte le novità è necessario tuttavia fare un passo indietro per fornire una definizione precisa sulla “non autosufficienza”. Essa varia in base all’età dell’assistito:
- fino a 65 anni la perdita di autosufficienza avviene quando l’assistito a causa di una malattia, di una lesione o la perdita delle forze si trovi in uno stato tale da aver bisogno, prevedibilmente per sempre, quotidianamente e in misura notevole, dell’assistenza di un’altra persona nel compiere almeno quattro delle seguenti sei attività elementari della vita quotidiana: lavarsi, vestirsi e/o svestirsi, mobilità, spostarsi, andare in bagno, bere e/o mangiare.
- Dal 66esimo anno di età, la perdita di autosufficienza avviene quando l’assistito è incapace di compiere in modo totale, e presumibilmente permanente, almeno tre delle attività elementari della vita quotidiana (sopra citate) e necessita di assistenza continuativa da parte di una terza persona per lo svolgimento delle stesse.
Le novità del Fondo sulle prestazioni per la non autosufficienza
Passiamo ora alle novità recentemente introdotte dal Fondo. La tutela Long Term Care per coloro che sono nella fascia di età sotto 65 anni è stata allargata a tutto il nucleo familiare dell’iscritto con aumento del 30% della rendita in caso di presenza di un figlio minore e fino alla sua maggiore età, e raddoppio della rendita in presenza di un figlio già non autosufficiente. Dunque, la tutela è estesa, quindi, anche ai figli fino al ventiseiesimo anno e, qualora l’assistito non risulti autosufficiente, è garantito il pagamento di una rendita annua vitalizia immediata, erogata in rate mensili di 1.100 euro fintanto che il percipiente è in vita. Detto in altri termini, in caso di riconoscimento dello “stato di non autosufficienza” dell’assicurato che ha un figlio minorenne, l’ammontare della rendita annua è pari a 17.160 euro (in precedenza era di 13.200 euro) fino al raggiungimento della maggiore età del figlio minore. Se invece si tratta di un figlio disabile l’ammontare stesso passa da 13.200 a 26.400 euro.
Il pacchetto garantito agli over 66 anni, invece, è stato arricchito con ulteriori importanti prestazioni, anche se gli iscritti sono autosufficienti: assistenza fisioterapica a domicilio (nel caso di fratture del femore, delle vertebre o del bacino), assistenza a domicilio tramite operatore socio-sanitario, spesa a domicilio, consegna farmaci presso l’abitazione e custodia animali (queste ultime tre fattispecie previste in caso di fratture del femore, delle vertebre, del bacino o del cranio).
Long Term Care, un’emergenza che chiama in causa i fondi sanitari integrativi
Il nodo dell’LTC, in Italia come nei principali Paesi industrializzati, è destinato a essere sempre più di attualità. Secondo l’ultimo rapporto del Censis sul tema, nel nostro Paese il 5,5% della popolazione, ovvero 3.167.000, non è autosufficiente. Tra questi, le persone con non autosufficienza grave, in stato di confinamento, ossia costretti in via permanente a letto, su una sedia o nella propria abitazione per impedimenti fisici o psichici, sono quasi la metà, per l’esattezza 1.436.000. Inoltre, il modello tipicamente italiano – fatto secondo il Censis di una “centralità della famiglia con esercizio della funzione di caregiving e presa in carico della spesa per le esigenze dei non autosufficienti oltre che di un mercato privato di assistenza in cui l’offerta è garantita per la gran parte da lavoratrici straniere” – scricchiola. A rivelarlo è un altro dato eloquente: il 50,2% delle famiglie con una persona non autosufficiente (contro il 38,7% del totale delle famiglie) ha a disposizione risorse familiari scarse. Per fronteggiare il costo privato dell’assistenza ai non autosufficienti, ancora il Censis sottolinea che 910mila famiglie italiane si sono dovute “tassare”, mentre altre 561mila hanno utilizzato tutti i propri risparmi, vendere la casa o indebitarsi. Tutto ciò deriva anche dall’approccio dei cittadini alla non autosufficienza, che viene affrontata solo quando è conclamata: specificatamente, il 30,6% dei cittadini non ci pensa e il 22,7% vedrà il da farsi quando accadrà. Il resto della popolazione conta sui risparmi accumulati (26,1%), sul welfare (17,3%) e sull’aiuto dei familiari (17%).
Numeri che fanno capire come il tema della copertura LTC, per essere sostenibile, ha bisogno di una “stampella” privata, offerta per esempio da fondi sanitari integrativi come Assidai. Del resto, c’è un’altra criticità, altrettanto rilevante, destinata ad aumentare il peso dell’LTC nei prossimi anni. Il nostro Paese detiene il primato della popolazione più anziana in Europa con il 22% di ultra 65enni nel 2015 (di cui circa la metà oltre i 75 anni). Una quota che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dovrebbe crescere fino al 33% entro la metà del secolo. In Italia, inoltre, secondo le stime della Ragioneria Generale dello Stato, la spesa pubblica per LTC ammonta all’1,9% del Prodotto Interno Lordo, di cui circa due terzi erogati a soggetti con più di 65 anni. Il 90% di tale esborso è composto, in parti pressoché uguali, dalla componente sanitaria della spesa e dalle indennità di accompagnamento. Spesa che lo Stato italiano e gli enti pubblici sono purtroppo sempre meno in grado di sostenere.