Intervista al neopresidente Valter Quercioli: “manager capisaldi del successo”
Federmanager come punto di riferimento per il sistema industriale e i manager come capisaldi del successo delle aziende, senza dimenticare il ruolo centrale del welfare aziendale e il valore aggiunto fornito da Assidai. Sono questi, in estrema sintesi, i messaggi lanciati da Valter Quercioli, che a metà novembre è stato nominato nuovo Presidente di Federmanager.
Qual è per lei il significato di questa nomina e che obiettivi si pone per il suo mandato?
Ho posto al centro del mio programma una visione chiara per la nostra Federazione che vuole e deve essere il punto di riferimento del management industriale. Intendiamo operare nell’interesse esclusivo e a beneficio delle iscritte e degli iscritti, proponendoci come un presidio costante sui territori, garantendo quei servizi di cui il management ha bisogno: consulenze legali e previdenziali, servizi di assistenza sanitaria integrativa, attività di formazione continua e certificata, tutela integrale dei diritti di chi è in pensione così come di chi si approssima alla pensione.
Qual è il programma dei prossimi tre anni in termini di risposte alle manager, ai manager e alle persone giovani in un momento cruciale per l’economia italiana e per quella europea?
Le manager e i manager industriali sono la chiave di successo per le aziende. Non è pensabile, infatti, essere un’azienda leader se non si coltiva quella cultura della managerialità capace di mettere insieme persone qualificate, processi aziendali e produttivi, strumenti informatici avanzati, sistemi di gestione ambientale, della qualità, della sicurezza sul lavoro. Il mondo dell’industria sta cambiando anche sotto la spinta di quelle che io chiamo le 5 D: Decarbonizzazione, Digitale, Deglobalizzazione, Difesa e Demografia. Sono 5 D che rappresentano bene l’entità della sfida con cui il management industriale deve confrontarsi. Contiamo, fortunatamente, su un capitale umano di prim’ordine, ma servono più organizzazione e quindi più managerialità, anche di tipo nuovo. Puntiamo su donne e giovani che possono portare nuova linfa alle aziende: i vecchi registri culturali non sono più utili, dobbiamo averne di nuovi. Ecco, proprio la ricerca di soluzioni a queste problematiche è il cuore del mio programma.
Come sono evolute in questi anni le politiche industriali e come evolveranno?
Personalmente non credo che la politica industriale possa essere calata dall’alto, occorre invece incentivare i fattori trasversali: la capacità d’innovare, non solo i prodotti ma anche i processi produttivi, la capacità di formare le lavoratrici e i lavoratori, la possibilità di managerializzarsi tramite la crescita di persone interne oppure con l’acquisizione di competenze manageriali all’esterno della ristretta compagine familiare. Servono politiche industriali orizzontali, per essere più produttivi. I dati Istat ci dicono che la produzione industriale è in diminuzione da 22 mesi. Partendo proprio dalla conoscenza approfondita dei diversi settori industriali, Federmanager vuole influire sulla loro evoluzione, cercando di anticipare le trasformazioni e decodificando al meglio gli effetti che le innovazioni comporteranno, anche in termini di ricadute occupazionali.
Dunque, quale deve essere il ruolo di Federmanager e che interazione deve esserci nei confronti delle istituzioni e della politica?
Idee, proposte e obiettivi vanno trasformati in risultati tangibili, ripartendo dalle grandi competenze e dalle tante eccellenze che possiamo vantare. Io sostengo che dobbiamo andare oltre i proclami e metterci sul serio al lavoro nell’interesse del Paese. Ad esempio, nelle ultime settimane abbiamo contribuito alle consultazioni sul Libro Verde sulla strategia di politica industriale, candidandoci a interlocutore affidabile delle Istituzioni per l’elaborazione e l’attuazione del successivo Libro Bianco. Con le nostre Commissioni di settore deputate a elaborare proposte di politica industriale abbiamo già portato a contributi significativi al Legislatore su temi come energia, export, innovazione, infrastrutture, telecomunicazioni e AI.
Qual è a suo giudizio il valore del welfare aziendale e in particolare della sua componente sanitaria?
La nostra bilateralità non ha pari e nei recenti rinnovi dei Ccnl con Confindustria e poi con Confservizi, il welfare contrattuale è stato posto al centro con il rafforzamento di previdenza complementare e sanità integrativa. Vogliamo anche incentivare le aziende, tramite le rappresentanze sindacali dei dirigenti, ove esistenti, ad occuparsi di più di welfare aziendale, di formazione manageriale e di certificazione della parità di genere. Rispetto alle sfide future che il comparto salute deve affrontare, come la contrazione del finanziamento pubblico e l’invecchiamento della popolazione, la sanità integrativa è una risposta necessaria.
Come valuta il ruolo di Assidai come fondo sanitario di emanazione Federmanager?
Assidai costituisce un enorme valore aggiunto al sistema di tutele garantito dalla Federazione. Sono ormai 35 anni che opera egregiamente verso le persone associate e, per quelle già iscritte al Fasi completa ulteriormente la protezione. Soprattutto, non pratica selezione del rischio né ha limiti di età, e questo fa la differenza.