Rappresenta la terza malattia più diffusa al mondo e la prima causa di disabilità sotto i 50 anni. Spesso sottovalutata, l’emicrania – stando a queste statistiche fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – è uno dei disturbi più frequenti a livello globale: colpisce infatti il 14% della popolazione, soprattutto donne (all’incirca in un rapporto di tre a uno rispetto agli uomini). Dunque, soffrirebbe di mal di testa il 18% delle donne e l’8% degli uomini. Di emicrania, dei suoi costi e delle possibili cure, si è occupato approfonditamente un convegno organizzato dal gruppo Il Sole 24 Ore, tenutosi lo scorso 20 gennaio, dal titolo “Emicrania. Combattere il disagio e prospettive future”. All’appuntamento sono intervenuti, tra gli altri, esperti di rilievo della materia come Messoud Ashina, Presidente International Headache Society, Cinzia Aurilia, Neurologo IRCCS San Raffaele Pisana, Piero Barbanti, Presidente Associazione neurologica italiana per la ricerca sulle cefalee e Rosanna Tarricone, Professore del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico Università Bocconi. Un evento importante che ha trattato approfonditamente il tema dell’emicrania offrendo interessanti spunti di riflessione e discussione.
I numeri dell’emicrania in Italia e il costo per il sistema Paese
Anche in Italia le cifre sono rilevanti. Di emicrania soffre o ha sofferto il 24% della popolazione e un terzo di questa – qualcosa come 3 milioni – ne viene colpito almeno una volta a settimana. Tutto ciò ha ovviamente anche un costo sociale, considerato che la maggior parte delle persone colpite dal mal di testa è nel pieno dell’età lavorativa. Secondo un calcolo effettuato dall’Università Bocconi di Milano, l’emicrania – per tutte quelle spese che non sono coperte dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – oggi costa al nostro Paese 20 miliardi di euro l’anno. Il che equivale a un costo medio annuo di 4.352 euro per paziente – tra perdita di produttività (36%), assistenza informale da parte di familiari (34%), prestazioni sanitarie (25%) e cure affidate a professionisti 2%) – e un calo del rendimento al lavoro di 380 euro a persona in un trimestre.
Sono questi numeri, secondo Rosanna Tarricone del dipartimento di Analisi delle politiche e management pubblico della Bocconi, intervenuta al convegno, a dirci che “l’emicrania è una malattia emblematica della necessità di definire politiche di welfare integrate, capaci di intercettare alla base i bisogni della popolazione per contrastare le disuguaglianze”.
Il ruolo cruciale della prevenzione dell’emicrania
Serve quindi un approccio a tutto tondo, che parte ovviamente anche dalla prevenzione, che da una parte consente di aiutare a diminuire la frequenza e l’intensità dell’emicrania e dall’altra agisce anche sull’azione dei farmaci, potenziandone l’efficacia. Una strategia efficace, al di là di alcuni farmaci innovativi che consentono di “prevenire” l’insorgenza dell’emicrania, è certamente quella di adottare stili di vita sani, che riducono le possibilità che i fattori scatenanti dell’emicrania si mettano in azione.
Qualche esempio? Adottare un’alimentazione sana ed equilibrata, evitando il consumo di alcol e bevande contenenti caffeina, oltre che ovviamente di tabacco. Bere molta acqua (almeno un litro e mezzo al giorno), privilegiando al contempo cibi ricchi di magnesio, selenio e zinco come uova, pesce e cereali integrali. Può aiutare una buona “dose” di attività fisica, praticando sport come corsa, nuoto e ginnastica che hanno effetti benefici sul sistema nervoso, allentando lo stress e la tensione muscolare. Infine, non bisogna dimenticare di dormire con regolarità e a lungo, almeno otto ore a notte, e ove possibile di praticare esercizi di rilassamento come lo yoga.
La stessa Anircef, Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee, sottolinea come uno dei principali problemi del nostro secolo è il rapporto tra salute e un corretto stile di vita, che gioca un ruolo importante in molte malattie, tra le quali anche l’emicrania. Da recenti studi l’84% degli italiani non conduce uno stile di vita adeguato, a discapito della prevenzione. Inoltre, aggiunge, si è concordi che la frequenza, la durata e l’intensità di un’emicrania possono essere influenzati da una serie di fattori, come lo stress, la dieta, le fluttuazioni ormonali e il consumo di farmaci.
Non stupisce che molte di queste indicazioni ricalchino quelle più volte fornite da Assidai ai propri iscritti come vademecum della prevenzione primaria, lo strumento principale che abbiamo a nostra disposizione per diminuire la probabilità di insorgenza delle malattie croniche (patologie polmonari e cardiovascolari e cancro) che sono la principale causa di morte e di disabilità nel mondo. Il nostro Fondo, va ricordato, negli ultimi anni – a parte il 2020 per ovvi motivi legati alla pandemia da Covid-19 – ha realizzato importanti campagne di prevenzione offerte gratuitamente ai propri iscritti; ricordiamo, per esempio, le ultime iniziative contro l’ictus o il melanoma. Non solo per tutelare la salute degli iscritti stessi ma anche per supportare il Servizio Sanitario Nazionale nell’evitare patologie che rischiano di generare, nel tempo, un peso insostenibile per la sanità pubblica.