Donazioni e trapianti di organi, tessuti e cellule sono tornati ai livelli pre-Covid 19. Ad annunciarlo è il recente report, relativo all’anno 2021, del Centro nazionale trapianti (Cnt), che – sottolinea il Ministero della Salute – traccia un bilancio estremamente positivo dell’anno appena trascorso. Dopo la brusca frenata del 2020, quando l’impatto della prima ondata del Covid aveva portato a un calo complessivo del 10%, nel 2021 la Rete trapianti è infatti riuscita a riorganizzare la propria attività nel nuovo contesto emergenziale e a recuperare completamente, segnando un +12,1% sul fronte delle donazioni di organi e del 9,9% su quello dei trapianti.
Emblematiche, a tal proposito, le parole del Ministro della Salute, Roberto Speranza: “Gli ultimi dati dell’attività di donazione e trapianto sono un’ulteriore conferma della straordinaria capacità di reazione che il Servizio Sanitario Nazionale ha dimostrato in questi due anni di pandemia”. “Dobbiamo continuare a investire su un’eccellenza come la rete trapiantologica, – ha aggiunto – sia sul fronte organizzativo sia in termini di promozione dell’informazione, per convincere sempre più cittadini a dire sì alla donazione”.
Insomma, anche in questo campo emerge l’alto profilo della sanità pubblica italiana, che spicca nel mondo per le caratteristiche uniche di equità e universalità, e continua a mostrare segnali di importante tenuta nonostante le difficoltà recenti e le sfide del futuro, in primis l’invecchiamento della popolazione (con il conseguente aumento delle cronicità) e le ristrettezze del bilancio pubblico. Una situazione più volte evidenziata da Assidai, che ha sempre ribadito da una parte l’assoluta centralità del Servizio Sanitario Nazionale e dall’altra parte la necessità di sostenerlo, in un’ottica complementare e mai sostitutiva.
Più prelievi di organi, meno “opposizioni”
Vediamo i numeri. Nonostante le terapie intensive siano finite spesso sotto pressione durante l’anno (e infatti le segnalazioni di potenziali donazioni in rianimazione sono cresciute, ma solo del 4,8% sul 2020, attestandosi a 2.528 contro le 2.766 del 2019), il numero dei prelievi di organi è tornato sopra quota 1.700, come prima del Covid-19. Complessivamente le donazioni nel 2021 sono state infatti 1.725 contro le 1.539 del 2020 (+12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%). In parallelo il tasso di donazione è risalito a 22,9 donatori per milione di abitanti: meglio del 2020 (20,5) ma anche del 2019 (22,8).
Quali sono le regioni più “virtuose”? Valle d’Aosta, Toscana ed Emilia-Romagna si confermano sul podio con un tasso rispettivamente di 64, 47,7 e 37,4 donatori per milione. Le regioni del Centro-Sud restano ancora invece molto indietro rispetto a quelle settentrionali, ma sono tutte in recupero: in particolare è molto positivo il bilancio della Basilicata (che sale da 5,3 a 18,1 donatori per milione di abitanti), dell’Abruzzo (+8,6) e di Puglia e Sicilia (+5,4).
A fare aumentare l’attività di trapianto è anche il calo delle opposizioni al prelievo degli organi rilevate nelle rianimazioni: nel 2021 i “no” si sono fermati al 28,6%, contro il 30,2% dell’anno precedente e il 31,1% del 2019. Il miglior risultato? In Veneto (tasso di opposizione del 18,8%, -4,4 punti percentuale rispetto al 2020), e anche nelle regioni meridionali la situazione è in netto miglioramento: per la prima volta la Campania ottiene un risultato più positivo della media nazionale (27,8% di “no”, un anno prima l’opposizione era al 37,7%).
Balzano i trapianti: +9,9% sul 2020
Capitolo trapianti. Nel 2021 quelli eseguiti sono stati 3.778 che significa non solo 341 in più rispetto al 2020 (+9,9%), ma anche il terzo miglior risultato di sempre nel nostro Paese dopo i 3.183 del 2019 e i 3.950 del 2017. Va osservato che il 90,4% dei trapianti dell’anno scorso sono stati realizzati grazie agli organi di donatori deceduti.
In generale, l’aumento più significativo è stato riscontrato nei trapianti di fegato (1.376, +14,5% sul 2020), ma sono cresciuti anche quelli di pancreas (passati dai 41 del 2020 ai 55 del 2021). Più 7,6% per i trapianti di rene, che sono sempre quelli più numerosi (2.051, oltre la metà del totale), in salita anche quelli di cuore (251, +5,5%), mentre rimane più contenuta l’attività relativa al polmone: 115 interventi eseguiti, lo stesso numero di 12 mesi prima. La regione nella quale sono stati effettuati più trapianti si conferma la Lombardia (686), seguita da Veneto (523) ed Emilia-Romagna (486), che ha fatto registrare anche la crescita maggiore dei volumi di intervento: +24,3% rispetto al 2020.
Discorso a parte merita il midollo. Ancora una volta l’attività di donazione e trapianto di cellule staminali emopoietiche ha registrato una crescita, circostanza che era avvenuta anche nel 2020, nonostante la pandemia. I trapianti da donatori non consanguinei sono stati ben 931 (+6,4%), mentre le donazioni effettive sono arrivate a quota 300 (+4,2%) di cui ormai quasi il 90% prelevate da sangue periferico (più semplice e rapido), mentre diminuisce ancora la donazione “tradizionale” da midollo osseo vero e proprio.
Infine, le dichiarazioni di volontà, che sono poi in caso di assenso la pre-condizione per la donazione di organi e quindi per i trapianti. Il 2021 – sottolinea il Centro nazionale trapianti – è stato un anno di ripresa non solo sul fronte dell’attività clinica, ma anche su quello della cultura della donazione. Negli ultimi 12 mesi sono state recepite 3.201.540 dichiarazioni di volontà, di cui 2.204.318 consensi alla donazione (68,8%) e 997.222 opposizioni (31,2%): la percentuale di “sì” è la più alta mai raccolta in un anno da quando la registrazione dell’opinione dei cittadini maggiorenni in materia avviene prevalentemente all’anagrafe comunale al momento del rinnovo della carta d’identità. Un risultato positivo considerato che nel 2020 le opposizioni erano state il 33,6%, due punti e mezzo in più.
Recuperato il divario da inizio pandemia
Le conclusioni spettano al direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo, che sottolinea: “Avere recuperato in un solo anno il gap accumulato all’inizio della pandemia è un grande risultato il cui merito va all’intera rete trapiantologica che ha dimostrato di essere solida e resiliente, dal Nord al Sud del Paese”. Le prospettive e il futuro sono altrettanto cruciali: “Ora dobbiamo cogliere le opportunità che arriveranno dal Recovery Fund e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per offrire una presa in carico ancora più capillare a tutti i pazienti trapiantati e in attesa di trapianto”, ha concluso. Il PNRR, del resto, è una grande occasione per tutto il Paese e, tra gli altri, anche per il Servizio Sanitario Nazionale che dovrà sfruttare questa straordinaria disponibilità di fondi per investire sul presente e soprattutto in ottica futura.