Intervista a Liliana Dell’Osso, presidente della Società Italiana di Psichiatria: “Ne soffre il 20% degli italiani, ma diagnosi e terapia precoci permettono di prevenire la patologia”
Il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo mentale, ma la prevenzione è possibile e può dare risultati concreti. è questa l’opinione di Liliana Dall’Osso, Presidente della Società Italiana di Psichiatria.
Il 10 ottobre è stata celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale. Che significato ha questa giornata e perché è importante nell’attuale contesto nazionale e globale?
La Giornata è stata istituita nel 1992 per promuovere la consapevolezza e mobilitare gli sforzi a sostegno della salute mentale. Il tasso di persone colpite da disturbi mentali è in aumento a livello globale e stigmatizzazione e discriminazione sono un ostacolo all’accesso alle cure e all’inclusione. Sulla base di una predisposizione genetica, i fattori ambientali – ovvero le circostanze e gli eventi di vita – hanno un ruolo determinante nello sviluppo della patologia.
Quale è la situazione italiana dei disturbi mentali e quali sono le principali tipologie?
Il 20% degli italiani soffre di almeno un disturbo mentale, dato che supera quello della media europea di 17,3 per cento. Disturbo dello spettro autistico, schizofrenia, disturbo bipolare, depressione maggiore, disturbi d’ansia – come panico e ansia sociale – anoressia, bulimia e ortoressia (ossessione del mangiar sano), abuso di sostanze e di alcol e dipendenze comportamentali (ad esempio da internet) provocano difficoltà nelle attività quotidiane, nei rapporti interpersonali ed elevati costi sociali ed economici per i pazienti e i loro familiari.
Quanto è diffusa la depressione in Italia? C’è un aumento della sua diffusione negli ultimi anni? Se sì per quali motivi?
La depressione è uno dei disturbi mentali più comuni. Da sempre, fattori come disagio sociale ed economico, scarso supporto familiare, eventi traumatici e di perdita contribuiscono al rischio di depressione, che è fortemente influenzato dal grado di resilienza e vulnerabilità individuale. In un clima di instabilità socioeconomica, associato alla persistenza di stigma verso i disturbi mentali, la pandemia di Covid-19 ha innescato una vera e propria emergenza della salute mentale, con un incremento della depressione.
Qual è invece la diffusione dello stress e quali sono le sue principali cause?
La pandemia ha rappresentato un evento traumatico di massa. L’intera popolazione ha vissuto in un contesto di incertezza relativa alla propria e altrui sopravvivenza, alla sicurezza economica e al futuro in generale, sviluppando sentimenti post-traumatici di impotenza e di cambiamento irreversibile, talora associati a sintomi di lutto traumatico conseguenti alla perdita di una persona cara, spesso in modo improvviso e senza un ultimo saluto. Tra le cause annoveriamo inoltre l’attuale scenario geopolitico, con la guerra ai margini dell’Europa e il riaccendersi del fronte medio-orientale. E sappiamo che anche “assistere” ai conflitti in atto e alle loro conseguenze attraverso i media ha un impatto traumatico, soprattutto nella popolazione infantile e nei soggetti vulnerabili.
A livello di prevenzione cosa si può fare per evitare l’insorgere di disturbi mentali o per ridurne le conseguenze negative?
La maggior parte dei disturbi mentali dell’adulto sono l’evoluzione di quadri, spesso subclinici e atipici, del bambino o dell’adolescente. La precocità di diagnosi e terapia permette di prevenire la patologia conclamata o almeno di attenuarne la gravità. La lotta allo stigma, l’implementazione dei fondi per i servizi di salute mentale e un adeguato programma di prevenzione, a partire dall’ambiente scolastico, rappresentano gli interventi chiave. È sempre più evidente che, con le giuste strutture sociali e istituzionali, la prevenzione dei disturbi mentali, e il benessere di ogni cittadino del mondo, è possibile.
Riscontra effetti negativi, sui disturbi mentali, del pervasivo utilizzo di apparecchi elettronici? Che effetti ha questo fenomeno sui più giovani?
Che si possa bere per tutta la vita mezzo bicchiere di vino ai pasti senza diventare alcolisti è sotto gli occhi di tutti. Allo stesso modo, si può usare internet quotidianamente in modo funzionale e persino iperadattativo, senza sviluppare dipendenza. Purtroppo, non sempre è così. In soggetti predisposti, la rete diventa il perno della vita: si sviluppa il bisogno di aumentare il numero di ore online, compaiono irritabilità o disforia se si viene interrotti e sintomi di astinenza (ansia, tristezza) in mancanza dell’uso. Col tempo l’attività online non sarà neppure più fonte di piacere, ma sarà impossibile, pur volendolo, cessarla. Un vortice che avrà gravi ripercussioni sul funzionamento psicosociale, come l’interruzione degli studi. Altre trappole della rete, complici l’anonimato, la facile accessibilità e l’immediatezza della ricompensa – in un click – sono lo shopping compulsivo online, la cybersex addcition e, non ultimi, i social network, ormai canale privilegiato dei contatti sociali. Si arriva a preferire le amicizie virtuali a quelle reali, con conseguente deterioramento delle seconde, sino a una percepita integrazione a fronte di un effettivo isolamento.
Liliana dell’Osso
Psichiatra e saggista, è Presidente della Società Italiana di Psichiatria, Past-President del Collegio nazionale dei professori ordinari di psichiatria, insignita dell’Ordine del Cherubino dall’Università di Pisa. È autrice/coautrice di oltre 900 pubblicazioni su riviste, prevalentemente internazionali, di manuali e di numerosi saggi scientifici divulgativi. Fa parte dei Top Italian Scientists, del Board di Top Italian Women Scientists e di 100esperte.it