Secondo i suoi sostenitori, tra cui Franco Berrino, migliora il funzionamento del nostro corpo, “che si libera del superfluo” e aiuta a prevenire le malattie croniche
Astenersi da cibo e bevande per 16-18 ore (saltando la cena) o di 24 ore (saltando pranzo e cena) o di 36 ore (saltando colazione, pranzo o cena) consente alle cellule di attivare l’autofagia, un processo con cui esse si liberano di organelli e proteine malfunzionanti che è meglio smaltire, insomma un’occasione per fare decluttering, ossia liberarsi del superfluo, ovvero di tutto quello che non serve per la vita”.
Così nel libro “La via della leggerezza” il medico ed epidemiologo italiano, Franco Berrino, descrive il cosiddetto digiuno intermittente, di cui è sostenitore, in particolare per alcune categorie (adulti in sovrappeso) insieme ad altri esperti di alimentazione. Il motivo? Secondo Berrino è presto detto: al di là del famoso adagio “colazione da re, pranzo da signore e cena da povero”, più studi hanno dimostrato che una colazione abbondante e una cena leggera prevengono la sindrome metabolica e l’associata resistenza insulinica. E, come sappiamo, la sindrome metabolica è associata a un maggior rischio di diabete, infarto, cancro, steatosi e cirrosi epatica, broncopatie croniche e anche malattie neurodegenerative. Proprio contro queste ultime, secondo Berrino, il digiuno intermittente sarebbe un’ottima forma di prevenzione.
Una cosa è certa: prima di iniziare qualsiasi forma di digiuno intermittente è bene rivolgersi a un medico o a uno specialista. Per esempio, secondo gli esperti, è sconsigliato a bambini, adolescenti, donne in gravidanza, a chi soffre di gravi patologie e a chi è sottopeso. Discordanti, invece, i pareri sugli anziani.
Detto questo, esistono diversi approcci al digiuno intermittente che si basano sulla scelta di mangiare o digiunare in determinati periodi di tempo.