Le attività sanitarie non legate al virus sono state rinviate a causa dei contagi
Stop ai ricoveri, alla diagnostica, agli esami di screening (e più in generale alla prevenzione) e alle operazioni. Dalla chirurgia all’oncologia, dalla terapia intensiva alla traumatologia per arrivare agli infermieri e alle ambulanze, negli ultimi due anni le ondate della pandemia – non ultima quella dell’inverno che sta per concludersi – hanno purtroppo costretto al rinvio delle cure i pazienti “non Covid” che necessitavano di prestazioni ordinarie ma anche chi aveva bisogno di interventi improvvisi per un infarto o un trauma. Questo perché a causa dei contagi, delle rianimazioni in sofferenza e del personale che scarseggiava, sono state sempre di più le Regioni che hanno sospeso cure ed esami non legati al virus.
Il Covid ha lasciato dietro a sé una drammatica scia di decessi, causando inoltre un costo complessivo per il Paese – secondo le ultime stime – di circa 24 miliardi di euro tra vaccini, acquisti di materiali e servizi e assunzioni di personale da parte del Commissario straordinario per l’emergenza e delle Regioni. Tuttavia, se è vero che il Servizio Sanitario Nazionale, anche grazie a questi investimenti monstre, è riuscito a reggere l’urto della pandemia, le conseguenze delle mancate cure per migliaia di cittadini rischiano di avere effetti negativi sul presente e anche sul futuro.
Le criticità e i ritardi hanno riguardato soprattutto i settori della chirurgia e dell’oncologia, dove diversi interventi non urgenti sono stati rinviati. Proprio in ambito oncologico l’ultimo allarme in ordine di tempo è arrivato dal dottor Luigi Cavanna, al quale dedichiamo un’intervista ad hoc in questo numero di Welfare 24.
Allarme Aiom: per i tumori 1 milione di diagnosi in meno da inizio pandemia
Ripetuti richiami alla gravità della situazione sono arrivati anche dagli anestetisti e dai rianimatori, che ogni giorno sono in trincea nelle terapie intensive: le rianimazioni non Covid, ridotte nella loro capacità di letti e personale, sono finite sotto pressione per far fronte a traumi, infarti e ictus e patologie acute non Covid (come l’insufficienza respiratoria acuta); senza dimenticare i pazienti post-operatori complessi e gravi.Inoltre, da non sottovalutare, c’è tutto il tema della mancata prevenzione e della diagnosi.
Secondo un recente studio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), in tutta Europa le diagnosi mancate di tumore ammontano a 1 milione dall’inizio della pandemia. È poi previsto un incremento del numero di nuovi casi che potrebbero crescere del 21% entro il 2040. Le interruzioni delle visite mediche, registrate nel 2020-21, avranno inoltre conseguenze soprattutto in termini di neoplasie individuate a uno stadio più avanzato. Senza dimenticare, evidenziano gli oncologi, che la costante emergenza sanitaria del Covid continua ad avere effetti negativi nel lungo periodo sui vari sistemi sanitari, distogliendo risorse umane ed economiche da altri ambiti medico-scientifici a partire dalla prevenzione, primaria e secondaria, che è il principale strumento a nostra disposizione per abbattere la mortalità legata alle malattie croniche.
la popolazione italiana che, secondo un’indagine Ocse, ha rinunciato a un esame medico o a un trattamento necessario durante i primi 12 mesi della pandemia
le diagnosi mancate di tumore in Europa dall’inizio della pandemia, secondo uno studio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom)