Il Rapporto annuale Istat prevede per l’Italia un calo record dell’economia pari all’8,3% nel 2020. Tuttavia, evidenzia anche come il SSN abbia retto l’urto del Covid-19.
A metà 2020 il quadro economico e sociale italiano si presenta straordinariamente complesso e incerto. Se già il 2019 aveva mostrato un rallentamento, quest’anno ha purtroppo registrato il forte impatto della crisi sanitaria legata al Coronavirus che già nel primo trimestre ha causato un crollo del PIL del 5,3% rispetto al trimestre precedente. I segnali più recenti provenienti dall’economia? Inflazione negativa, calo degli occupati, marcata diminuzione della forza lavoro e caduta del tasso di attività con una prima risalita del clima di fiducia nelle ultime settimane. Così, per tutto il 2020, si stima un crollo del PIL dell’8,3%, diffuso praticamente a tutti i settori economico, che verrà recuperato solo in parte l’anno prossimo.
È questa la fotografia della congiuntura italiana scattata dall’ISTAT nel rapporto annuale presentato a inizio luglio. Un quadro certamente complicato, che rischia di avere pesanti ripercussioni sia a livello di conti pubblici (in particolare con l’aumento del debito) sia a livello di imprese, molte delle quali – principalmente a causa del lockdown – sono in crisi di liquidità e fino ad oggi sono rimaste a galla grazie ai sussidi offerti dallo Stato.
In tutto ciò, tuttavia, l’Istituto Nazionale di Statistica non manca di sottolineare come, ancora una volta, la nostra sanità pubblica ha dato prova di resilienza, di efficacia e di equità, reggendo l’urto di una pandemia che ha visto l’Italia tra i Paesi più colpiti.
“L’emergenza sanitaria – sottolinea il documento – interviene a valle di un lungo periodo in cui il Servizio Sanitario Nazionale è stato interessato da un forte ridimensionamento delle risorse”: dal 2010 al 2018 la spesa sanitaria pubblica è aumentata solo dello 0,2% medio annuo a fronte di una crescita economica dell’1,2%. Nonostante ciò – si aggiunge – “è riuscito a reggere, pur con difficoltà, l’impatto dell’emergenza sanitaria stessa”. “Negli ospedali – aggiunge l’Istat – si è riscontrata la diminuzione dei ricoveri per malattie ischemiche di cuore e per malattie cerebrovascolari, ma allo stesso tempo il sistema ha mantenuto inalterata la capacità di trattamento tempestivo e appropriato di queste patologie una volta ospedalizzate”; infine, “si è ridotta drasticamente l’offerta di interventi di chirurgia elettiva non urgente ma quella per interventi non differibili in ambito oncologico e ortopedico sembra non aver subito contraccolpi”.
Commissione UE e Fondo monetario: performance choc per l’economia italiana ed europea
Se l’ISTAT per quest’anno per l’Italia prevede un calo del PIL dell’8,3%, di recente la Commissione Europea ha stimato un crollo dell’11,2%, il peggior dato del Vecchio Continente, per risalire al +6,1% nel 2021. Nel complesso, il PIL della zona euro scenderà secondo la Commissione a -8,7% nel 2020. I dati peggiori per quest’anno, oltre a quello dell’Italia, sono Spagna (-10,9%) e Francia (-10,6%). Per Bruxelles si tratta di “una recessione ancora più profonda” delle attese, e con “divergenze più ampie”. Anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) nelle scorse settimane ha rivisto a ribasso le stime di crescita economica per il 2020, annunciando allo stesso tempo che la ripresa per il prossimo anno sarà ancora più lenta di quanto inizialmente previsto.
Per l’Italia l’istituto di Washington prevede un PIL in picchiata al -12,8%, uno dei dati peggiori assieme a quello della Spagna. Per quanto riguarda le economie avanzate, in generale si prevede una contrazione dell’8%, mentre per l’Eurozona si calcola un -10,2 per cento.