Intervista al Professor Ascierto: “Rispetto a dieci anni fa abbiamo fatto passi da gigante”
Grazie all’immunoterapia la battaglia contro il melanoma ha vissuto una svolta, ma non possiamo fermarci qui: la ricerca, anche sul fronte dei vaccini, deve proseguire di pari passo con la prevenzione. Ne è convinto il Professor Paolo Ascierto, Direttore dell’Unità di Melanoma, Immunoterapia oncologica e Terapie innovative dell’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori – Fondazione Giovanni Pascale di Napoli, e tra i massimi esperti mondiali in questo campo.
Negli ultimi anni lei è stato protagonista dello sviluppo dell’immunoterapia, in pratica stimolare il sistema immunitario affinché riconosca ed elimini le cellule cancerose, nel trattamento dei melanomi metastatici. I risultati ottenuti sono eccellenti. Ce li può illustrare?
Dal 2010 in poi c’è stata una rivoluzione. Basti pensare che in quell’anno, parlando di malattia metastatica, solo il 25% arrivava a un anno, con una mediana di sopravvivenza di sei-nove mesi, mentre a due anni non arrivava nessuno.
Oggi, grazie soprattutto all’immunoterapia e alla target therapy, dopo sette anni e mezzo la metà dei pazienti è ancora viva e possiamo considerarli guariti. Non solo: dalla malattia metastatica si è andati agli stadi più precoci, utilizzando gli stessi trattamenti per prevenire le metastasi. Tuttavia, resta un 50% di pazienti che muore e quindi dobbiamo sicuramente fare di più.
Quali sono i fattori di rischio del melanoma e come sta evolvendo la sua diffusione in Italia e nel mondo?
Il fattore di rischio è essenzialmente l’esposizione al sole. Non è un caso che il melanoma venga anche chiamato malattia dei colletti bianchi, che si espongono al sole solo due settimane l’anno, si ustionano e creano così danni alla pelle, che ha “memoria”, portando così a un aumento del rischio nel corso degli anni.
È importante ricordare che sono i raggi ultravioletti a far male, non il sole in sé: anni fa uno studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca contro il cancro ha evidenziato che l’esposizione a una sola lampada abbronzante prima di 30 anni aumenta il rischio del 75%. Infine, notiamo un aumento dell’incidenza: se in Italia nel 2007-2008 c’erano 7.000 nuovi casi l’anno con 1.200 morti, oggi siamo a 15.000 casi con oltre 2.000 decessi.
Quindi, di sicuro, c’è una problematica anche se l’80% dei casi viene diagnosticato in fase precoce e guarisce con la sola operazione. Inoltre, il melanoma, che era una malattia degli anziani con un picco a 60 anni, ora colpisce fasce sempre più giovani della popolazione (picco a 40 anni) ed è diventato la prima causa di morte tra 20 e 30 anni.
In cosa consiste la prevenzione del melanoma? L’argomento è di particolare attualità d’estate perché le vacanze al mare e in montagna ci espongono ai raggi del sole: quali sono i principali accorgimenti che dobbiamo prendere?
Dobbiamo parlare di prevenzione primaria e secondaria. La prima riguarda lo stile di vita: le scottature vanno evitate, perché l’eritema solare è una scottatura di primo grado che crea un danno ai melanociti, le cellule dei nei e da cui può avere origine il melanoma.
Giovani e bambini sono l’anello debole. D’estate bisogna evitare il sole intenso, tra le ore 12 e le 15. Nel resto del giorno bisogna applicare sempre una crema solare ad alta protezione, superiore a 50, e ricordarsi che dopo un bagno va rimessa (a meno che non sia resistente all’acqua) e che dopo due ore la procedura va ripetuta. Se non è possibile proteggersi con la crema, serve una maglietta anti raggi ultravioletti. Anche in montagna, dove i raggi hanno un’incidenza maggiore, durante la settimana bianca l’effetto riflettente della neve rappresenta un’insidia ancora maggiore.
Come riconoscere un neo sospetto?
Qui parliamo di prevenzione secondaria, ovvero di diagnosi precoce. Partiamo da due informazioni chiave: la prima è quella delle lettere ABCDE dove A sta per asimmetria; ovvero una lesione che non è simmetrica; B sta per bordi irregolari, a cartina geografica; C sta per colore che cambia, D sta per dimensioni superiori a 6 millimetri; E sta per evoluzione nel giro di poco tempo, settimane o mesi.
Ecco, basta che due di queste lettere corrispondano al nostro neo per spingerci a una visita urgente da uno specialista. L’altra informazione chiave è quella del “brutto anatroccolo”: nell’ambito di tanti nei, se ce n’è uno più brutto degli altri va fatto vedere subito.
L’Università della North Carolina l’ha nominata massimo esperto mondiale di melanoma dell’ultimo decennio. Cosa si prova a ricevere un riconoscimento di questo tipo e che cosa rappresenta per l’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori “Fondazione Giovanni Pascale” di Napoli, che si dimostra così un’eccellenza italiana nel mondo?
Fa molto piacere, però questo non deve essere un punto di arrivo, perché dobbiamo mantenere livelli alti. È quello che dico sempre a miei collaboratori giovani: non possiamo abbassare la guardia perché i pazienti continuano a morire e noi dobbiamo proseguire a fare ricerca per quelli che non ce la fanno.
E poi non dimentichiamo che una sana competizione nella ricerca porta anche risultati. Dunque, dobbiamo continuare a lavorare e al tempo stesso dare un servizio sempre migliore ai nostri pazienti.
Qual è il prossimo obiettivo nella lotta contro il melanoma? In futuro una svolta potrà arrivare da un vaccino?
L’obiettivo è abbassare il 50% di pazienti in fase metastica, di cui parlavo prima, che non riesce a sopravvivere.
Sui vaccini mRNA c’è molto fermento: uno studio presentato di recente ha evidenziato che un vaccino molto simile tecnicamente a quello usato per il Covid, associato a un classico trattamento adiuvante dopo l’intervento chirurgico in presenza di metastasi, ha dato ulteriori benefici ai pazienti, riducendo la comparsa di metastasi a distanza e aumentando il tempo senza recidiva. Parliamo di vaccini personalizzati, cioè creati in base al tumore del singolo paziente: questa strategia in futuro potrebbe essere applicabile anche ad altri tipi di tumore.
Paolo Ascierto
Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del “Pascale” di Napoli, dal 2011 è coordinatore delle linee guida italiane dell’AIOM per il melanoma e dal gennaio 2022 è coordinatore della linea guida ESMO (European Society for Medical Oncology) per il melanoma e i tumori della pelle.
È stato invitato come relatore a oltre 500 meeting nazionali e internazionali e ha realizzato più di 600 pubblicazioni su riviste specializzate. Viene considerato uno dei maggiori esperti a livello mondiale di immunoterapia dei tumori.