Con quasi 252mila casi nel 2022 si torna ai livelli del 2019: a dirlo l’ultima Relazione al Parlamento preparata dal Ministero della Salute su questa patologia. Il Ministro Schillaci: “Importante la prevenzione”
Dopo una contrazione rilevante, il saldo delle diagnosi di celiachia torna a salire e si riporta ai livelli del 2019. A dirlo è l’ultima Relazione al Parlamento su questa patologia, realizzata dal Ministero della Salute, pubblicata nelle scorse settimane e riferita al 2022. Dai dati si evince infatti che, in Italia, erano stati diagnosticati 251.939 celiaci, di cui il 70% (176.054) appartenenti alla popolazione femminile e il restante 30% (75.885) a quella maschile. La prevalenza media nazionale è dello 0,43% – femminile allo 0,58%, maschile allo 0,26% – mentre le Regioni (o province autonome) con i numeri più elevati sono Trento, Toscana e Valle D’Aosta, tutte con lo 0,54 %. Per quanto riguarda invece le fasce di età, per ben il 67%, ricade tra 18 ai 59 anni.
Fin qui si parla ovviamente dei casi “accertati”, ma la realtà purtroppo è ben diversa. La celiachia, che ricordiamo è un’enteropatia infiammatoria di natura autoimmune scatenata dall’ingestione di glutine (complesso proteico presente in molti cereali, come orzo, frumento e segale) in soggetti geneticamente predisposti, si stima abbia una prevalenza nella popolazione italiana intorno all’1% per un numero di casi attorno ai 600mila: il problema è dunque che oltre la metà di coloro che soffre di questa patologia non lo ha ancora scoperto o accertato.
È bene sottolineare che nei soggetti celiaci mangiare glutine scatena una risposta immunitaria che colpisce l’intestino tenue. Il persistere di questa risposta produce un’infiammazione che danneggia le strutture fondamentali dell’intestino stesso, i villi intestinali, causandone un appiattimento e di conseguenza un’incapacità di assorbire i nutrienti. Il danno intestinale può causare perdita di peso, gonfiore e talvolta diarrea. Il malassorbimento in particolare di vitamine e oligoelementi può causare danni a diversi organi, tra cui sistema nervoso, osso, apparato riproduttivo, sistema sanguigno. Non esiste una cura specifica per la celiachia, l’unico trattamento efficace consiste nella rigorosa eliminazione del glutine della dieta.
In Italia – ricorda il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’introduzione alla Relazione al Parlamento – la dieta del celiaco è in quota parte finanziata dal Servizio Sanitario Nazionale per l’erogazione gratuita dei prodotti senza glutine. Inoltre, aggiunge, “la celiachia in Italia è riconosciuta anche come malattia sociale poiché condiziona il normale inserimento nella vita di gruppo tanto da comprometterne alle volte l’osservanza della dieta. Per prevenire il più possibile situazioni di disagio e agevolare l’accesso sicuro ai servizi di ristorazione collettiva è previsto un ulteriore contributo annuale che le Regioni possono investire per implementare iniziative di formazione per gli operatori del settore alimentare e per consentire l’adeguamento delle mense annesse alle strutture pubbliche”. Infine, il tema della prevenzione, che ha un valore chiave anche in questo frangente: “Per la celiachia ad oggi non esiste una cura, ma le complicanze di una diagnosi tardiva restano importanti per cui nel 2023 il Parlamento italiano ha deciso di investire sulla prevenzione sviluppando un programma di screening nazionale per la popolazione pediatrica”, conclude il Ministro.