L’OCSE promuove la sanità italiana “Siete tra i più longevi d’Europa”

Uno studio rivela: la nostra speranza di vita è di 82,7 anni, meglio solo la Spagna.

La speranza di vita degli italiani è tra le più alte d’Europa, anche se si riscontrano disparità a livello regionale e socio-economico. Queste parole, che hanno tutto il sapore di una promozione, e anche di una piccola rivincita, per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), arrivano dall’approfondito studio “State of Health in the European Union”, realizzato dall’OCSE con schede e valutazioni ad hoc per ogni Paese.

Con una speranza di vita alla nascita di 82,7 anni, l’Italia si colloca al secondo posto tra i Paesi dell’Unione europea (dietro alla Spagna), con due anni in più rispetto alla media del Vecchio Continente. La speranza di vita è aumentata di 2,8 anni tra il 2000 e il 2015 ma come in altri Paesi c’è ancora un marcato divario legato al genere (le donne hanno una speranza di vita di circa cinque anni in più rispetto agli uomini) e purtroppo anche alle condizioni socio-economiche: chi possiede un livello di istruzione elevato ha una speranza di vita alla nascita di quattro anni superiore rispetto a chi non ha completato l’istruzione secondaria. Le principali cause di morte, invece, sono ancora le malattie cardiovascolari e i tumori: nel 2014 quasi due terzi dei decessi in Italia erano dovuti a queste patologie. Anche se le morti dovute all’Alzheimer e ad altre forme di demenza senile hanno riportato un notevole aumento rispetto al 2000 a causa dell’invecchiamento della popolazione: un trend che dimostra la necessità di uno sviluppo sempre più robusto delle prestazioni per la non autosufficienza-Long Term Care.

State of Health in the European Union dell'OCSE

Va poi ricordato un altro dato della ricerca su cui è opportuno riflettere: in Italia l’allungamento della speranza di vita rispetto al 2000 si deve principalmente alla riduzione dei tassi di mortalità dopo i 65 anni. A questa età, tuttavia, gli italiani hanno sì una speranza di vita superiore rispetto ai coetanei di altri Paesi europei, ma con meno anni in buona salute. Qualche numero? Nel 2015 una donna italiana 65enne aveva una speranza di vita di 22,2 anni (ma con soli 7,5 anni senza disabilità), mentre per un uomo della stessa età si scendeva a 18,9 anni (con 7,8 anni in piena salute).

OCSE: bene sull’alcol, pericolo obesità

Per quanto riguarda invece i fattori di rischio, nel 2014 in Italia gli adulti che fumavano tabacco quotidianamente erano il 20%, appena al di sotto della media UE e in calo rispetto al 25 % del 2000, mentre sul consumo di alcol siamo tra i migliori: solo il 7% ne dichiara un uso “non moderato” e in questa speciale classifica solo Cipro ci precede con una quota più bassa. Per contro, sta nascendo un preoccupante pericolo obesità, anche se tra gli adulti il 10% dell’Italia è il secondo dato più basso di tutta Europa. Il problema sono gli adolescenti, sovrappeso o obesi, che hanno ormai raggiunto la media Ue (18%) mentre i quindicenni maschi – soprattutto per la scarsa attività fisica – sono arrivati al 26%, al quarto posto in Europa.
Infine un cenno alla spesa sanitaria pro capite, che nel 2015 in Italia era pari a 2.502 euro, inferiore del 10% alla media europea, e corrispondeva al 9,1% del PIL (contro il 9,9% della Ue). Sebbene una serie di servizi di base siano gratuiti, le spese direttamente a carico dei pazienti, sottolinea l’OCSE, sono relativamente elevate (23% del totale, contro una media Ue del 15% nel 2015) e riguardano soprattutto i farmaci e le cure odontoiatriche.

 

Il “welfare” più richiesto? L’assistenza sanitaria

È quanto emerge da un’indagine Censis – Eudaimon che stima un valore potenziale del settore di 21 miliardi.

Le prestazioni più richieste di welfare aziendale? Quelle relative all’area della salute e della sanità (intesa come assistenza sanitaria in caso di malattia, non autosufficienza e infortuni) con il 53,8% delle preferenze, seguita da previdenza integrativa (33,3%) e buoni pasto/mensa aziendale (31,5%). A dirlo è il primo Rapporto Censis – Eudaimon sul welfare aziendale, che evidenzia un valore potenziale per tutto il settore di 21 miliardi di euro. Per raggiungere questa cifra, tuttavia, c’è ancora molta strada da percorrere: la conoscenza di questa opportunità è ancora scarsa se si pensa che solo il 17,9% dei lavoratori italiani – stando alla ricerca – sa esattamente di cosa si stia parlando, mentre il 58,5% padroneggia queste nozioni soltanto “a grandi linee” e il 23,6% non ne sa nulla. Peraltro, chi conosce meglio il welfare aziendale lo apprezza di più: ad esso è favorevole il 74,4% di chi lo conosce in modo preciso e accurato rispetto al 43,3% di chi ne ignora le principali caratteristiche: per questo – sottolinea il Censis – è fondamentale una comunicazione capillare sul contenuto e sul ruolo strategico di questo strumento.

Per i manager meglio il welfare dei premi in denaro

Altro punto chiave: meglio le prestazioni di welfare o gli aumenti in busta paga? Di fronte alla possibilità di trasformare premi annuali in welfare (con i vantaggi fiscali concessi dalle ultime Leggi di Stabilità), il 58,7% di lavoratori sceglie la prima ipotesi e solo il 23,5% la seconda. Ad essere più favorevoli sono i dirigenti e quadri (73,6%), i lavoratori con figli piccoli, fino a 3 anni (68,2%), i laureati (63,5%) e i lavoratori con redditi medio-alti (62,2%) mentre si scende con gli operai (41,3%) e gli impiegati (36,5%).

Come migliora il clima aziendale

C’è infine un ultimo aspetto da non sottovalutare: il welfare aziendale migliora il clima nelle imprese poiché contribuisce a una “visione meno conflittuale del rapporto tra lavoratori e impresa e meno unilaterale dal punto di vista dei ruoli e della distribuzione del valore creato”. A dirlo sono i numeri, visto che ne è convinto il 47,7% dei lavoratori interpellati mentre il 16,8% ritiene che possa aumentare la produttività dei lavoratori stessi.

  • 53,8% Coloro che preferiscono la sanità come prestazione di welfare aziendale
  • 17,9% I lavoratori italiani che conoscono bene la materia
  • 47,7% Coloro che ritengono migliori il clima aziendale

Convenzionamenti diretti: istruzioni per l’uso

Le tre possibili casistiche e cosa fare

Iscritti integrativi del Fasi

Per gli iscritti ai Piani Sanitari integrativi aventi il Fasi come fondo di assistenza primario, grazie all’accordo raggiunto in collaborazione con Generali Italia, tutte le strutture convenzionate sia con Assidai sia con Fasi garantiranno, all’atto della presa in carico del convenzionamento diretto Fasi, anche la parte integrativa Assidai, ovviamente per le prestazioni previste dal Piano Sanitario di appartenenza. All’atto della prenotazione della prestazione da effettuare almeno 5 giorni lavorativi prima – salvo casi d’urgenza – dalla data dell’appuntamento, l’assistito dovrà solo comunicare alla struttura di essere sia iscritto sia al Fasi sia ad Assidai, in quanto sarà la stessa struttura che provvederà all’apertura della pratica.

Iscritti integrativi di altri fondi

Per quanto riguarda gli iscritti ai Piani Sanitari integrativi aventi fondi primari di assistenza sanitaria diversi dal Fasi, la possibilità di attivazione dei convenzionamenti diretti è regolata all’interno degli accordi specifici sottoscritti con Assidai: in loro assenza non è possibile usufruire delle strutture convenzionate.

Iscritti privi di un fondo di assistenza primario

Infine, gli iscritti ai Piani Sanitari sostitutivi Assidai non aventi Fasi o altri fondi dovranno attivare i convenzionamenti diretti chiamando il nuovo Numero Verde 800 855 888 con un preavviso di 5 giorni lavorativi per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali e di 2 giorni lavorativi per le prestazioni extraospedaliere rispetto all’appuntamento fissato.

In caso di prestazioni ospedaliere, dopo aver contattato il Numero Verde per attivare la richiesta, è necessario inviare la certificazione medica indicante la tipologia di prestazione da eseguire, nonché la diagnosi, via fax al numero 0413362315 oppure tramite email all’indirizzo diretteassidai@generali.com.

In caso di prestazioni extraospedaliere: non sarà necessario inoltrare la documentazione sopra indicata via fax, ma basterà rilasciare le stesse informazioni telefonicamente alla Centrale Operativa. Rimane fermo che la copia cartacea della certificazione medica indicante la prestazione e la diagnosi (certa o presunta), dovrà essere consegnata alla struttura al momento dell’esecuzione della prestazione. La Centrale Operativa, invierà contestualmente un SMS all’iscritto e l’autorizzazione alla struttura. Nel momento in cui l’iscritto si recherà presso la struttura convenzionata per eseguire la prestazione, dovrà firmare l’apposito “modulo di autorizzazione al pagamento diretto”.

Convenzionamenti 2018

Al seguente link tutte le informazioni aggiornate al 2019.

La tecnologia al servizio degli iscritti

Intervista al Direttore Generale Assidai, Marco Rossetti

“Assidai persegue da sempre un obiettivo molto chiaro: semplificare la vita degli iscritti migliorando continuamente le modalità di interazione con il nostro Fondo”. Partendo da questa premessa Marco Rossetti, Direttore Generale di Assidai, inizia a illustrare una delle principali novità introdotte dal Fondo per il 2018: la nuova area riservata.

In che cosa è stata rinnovata e migliorata rispetto al passato?

È stata rinnovata graficamente e nelle sue funzioni. Lo scorso anno, infatti, avevamo realizzato il nuovo sito utilizzando nuove tecnologie e offrendo a tutti gli iscritti l’opportunità di visualizzare il portale non solo dal Pc ma anche da smartphone. Il lavoro degli ultimi mesi, devo dire piuttosto intenso, è stato quello di allineare l’area riservata al nuovo sito.

Ci sono alcuni aspetti della nuova area riservata che le fa piacere sottolineare?

Sì, uno riguarda l’inserimento delle pratiche di rimborso che è stato snellito rispetto al passato: ricordo che scegliere l’opzione online, rispetto alla procedura di invio cartaceo, garantisce tempi più stretti sui rimborsi stessi. E poi c’è un altro aspetto che vorrei sottolineare: utilizzando qualsiasi dispositivo l’iscritto potrà inviare al nostro Fondo un messaggio, accedendo alla funzione “comunicazioni”, per avere qualsiasi informazione (su iscrizione, contributi, richieste di rimborso etc.) e Assidai risponderà in modo celere.

Che ruolo hanno giocato gli iscritti in questo processo?

Direi rilevante. Anche grazie ai suggerimenti ricevuti l’area riservata è stata resa più semplice e più intuitiva nel suo utilizzo. Sarà così possibile sperimentare tutte le nuove funzionalità: dall’aggiornamento dei dati anagrafici dell’iscritto e dei propri familiari, alla richiesta di rimborso e molto altro ancora. Tutto questo mantenendo sempre un’estrema attenzione alla sicurezza e garantendo una totale riservatezza nell’accesso e nella gestione dei dati degli iscritti. Inoltre, per aiutare i nostri utenti nell’utilizzo dell’area abbiamo prodotto un video consultabile sul nostro sito in home page (pagina dedicata alle novità) o cliccando su www.assidai.it/novita-assidai-2018/.

Cosa cambia per i convenzionamenti diretti?

Il network non sarà più quello di Previmedical. Insieme a Generali Italia abbiamo puntato alla costituzione di un network esclusivo riservato agli iscritti Assidai. Il nostro target è quello di riuscire a convenzionare tutte le strutture già convenzionate con il Fasi. Ovviamente nella prima parte dell’anno il numero delle strutture potrà risultare inferiore alle attese, così come le strutture stesse dovranno abituarsi alle nuove procedure ma, contiamo che la situazione possa essere messa a regime entro la prima metà dell’anno.

Sulla base di queste novità per gli iscritti Fasi e Assidai diventa tutto più semplice: si potrà infatti attivare il convenzionamento verificando direttamente che le strutture siano convenzionate sia con Assidai sia con il Fasi e indicando alle stesse che si è iscritti ai due fondi sanitari.

Per tutti gli altri assistiti, invece, una volta verificato che la struttura sia convenzionata Assidai, sarà sufficiente contattare dall’Italia il nuovo Numero Verde 800 855 888 e dall’estero il numero +39 02 67398752 con un preavviso di almeno 5 giorni lavorativi per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali e di 2 giorni lavorativi per le prestazioni extraospedaliere.

Per concludere, c’è un messaggio che vuole mandare agli iscritti per il 2018?

Il nuovo anno è iniziato con molti cambiamenti (nuove compagnie di assicurazione, nuovi convenzionamenti diretti e nuove aree riservate) che, almeno nei primi mesi, potranno causare dei disservizi. Per questo colgo l’occasione per scusarmi in anticipo con tutti gli iscritti ma, al tempo stesso, sono convinto che le modifiche introdotte porteranno, a regime, degli indubbi vantaggi per gli iscritti stessi.

Presentazione della nuova area riservata

Tra le novità del 2018 di Assidai ce n’è una particolarmente interessante che riguarda gli iscritti. Si tratta della nuova area riservata, che è stata rivista e migliorata non soltanto in termini di grafica ma soprattutto tecnicamente, in modo da rendere più efficienti i canali di comunicazione tra Assidai e i suoi assistiti. In quest’ottica, questi ultimi potranno accedere all’area riservata del Fondo non solo dal proprio personal computer ma anche da tablet e smartphone (tutte le aree, infatti, sono responsive).

Vediamo ora nel dettaglio quali sono le novità.

Gli iscritti, collegandosi alla nuova area riservata potranno aggiornare i propri dati anagrafici, inserire le pratiche di richiesta di rimborso, verificarne lo stato, scaricare la modulistica e comunicare con il Fondo per richiedere informazioni. Con un semplice click si potranno tenere sotto controllo le richieste di rimborso inviate e il loro stato di lavorazione. In buona sostanza, ciascun iscritto potrà sfruttare un nuovo e più efficiente canale di comunicazione con Assidai.

Le stesse funzionalità sono a disposizione delle Associazioni Territoriali Federmanager che potranno accedere ai servizi riservati all’iscritto (come inviare pratiche online etc.), consultare i Piani Sanitari Assidai e comunicare con il Fondo così da seguire gli iscritti nel migliore dei modi e dare tutte le informazioni necessarie.

Profilo

La gestione della tua area riservata è a portata di click: puoi visualizzare i tuoi dati anagrafici, le ultime comunicazioni e le prestazioni erogate.

Pc, tablet e smartphone

Interfaccia più veloce e intuitiva. Puoi fruire di tutti i servizi e monitorare costantemente le tue richieste oltre che da PC anche da smartphone e tablet

Invio pratiche online

La gestione delle pratiche è ancora più immediata, grazie alla nuova interfaccia della sezione “Prestazioni-invio nuova pratica”.

 

Un nuovo modo di interagire

Da oggi comunicare con Assidai è ancora più semplice! Nella tua area riservata c’è tutto ciò di cui hai bisogno per:

  • Aggiornare costantemente i tuoi dati
  • Tenere sotto controllo la situazione contributiva
  • Stampare la modulistica personalizzata in base alle tue esigenze
  • Inviare le richieste di rimborso per le spese mediche e monitorarne lo stato di avanzamento
  • Cercare le strutture convenzionate
  • Comunicare con Assidai

La clinica Villa Mafalda all’avanguardia nella prevenzione

Tecniche innovative per contrastare l’insorgere di infarto miocardico e tumore polmonare

La Casa di Cura Privata “Villa Mafalda”, che si trova a Roma ed è convenzionata con Assidai, si è sempre distinta per tecnologie all’avanguardia e servizi di diagnostica completi per la prevenzione e la scoperta di possibili patologie emergenti. È stata, infatti, tra le prime strutture sanitarie in Italia ad acquisire un’apparecchiatura TC REVOLUTION GE, cioè un Tomografo Computerizzato a Dinamica Volumetrica, che ha inaugurato una rivoluzione nell’ambito della coronarografia non invasiva grazie all’acquisizione ultraveloce dell’intero volume cardiaco. Questo nuovo tomografo, assolutamente all’avanguardia nel mondo, con un tempo di scansione di appena 0,28-0,35 secondi è in grado di coprire un intero distretto anatomico, qual è il cuore, dall’emergenza dei grossi vasi al suo apice.

È questa la vera svolta introdotta dall’imaging cardio-coronarico con TC REVOLUTION: cioè la produzione ultraveloce di immagini volumetriche diagnostiche ad alta risoluzione isotropica. Il tutto con tempi rapidissimi di esecuzione dell’esame e con l’abbattimento di oltre 10 volte della dose di radiazioni ionizzanti assorbita dal paziente. I tempi di acquisizione straordinariamente veloci permettono inoltre di ridurre la quantità del mezzo di contrasto, con una maggior sicurezza dell’esame anche nel paziente nefropatico.

Ma c’è una ulteriore novità, introdotta di recente e altrettanto importante. Villa Mafalda ha standardizzato, per la prima volta in assoluto, la simultanea acquisizione dell’albero coronarico e degli interi campi polmonari, per poter effettuare, in un unico esame e senza alcun aumento della dose di contrasto e di radiazioni, la diagnosi precoce e la duplice prevenzione dell’IMA (infarto del miocardio) e del tumore polmonare, ovvero delle due principali cause di morbilità, di ospedalizzazione e di mortalità nell’adulto. La struttura dispone dunque oggi di un esame di TC coronarica ambulatoriale, rapido, a basso costo e a ridotto impatto radioattivo, che fornisce un quadro diagnostico ottimale dell’albero coronarico, utilizzabile sia nella diagnosi precoce di coronaropatia per la prevenzione dell’infarto miocardico, che nel seguire i pazienti già rivascolarizzati con Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale (PTCA), con stent o by-pass coronarico.

ESAME COMBINATO ARTERIE CORONARIE – TORACE > Screening in soggetto forte fumatore ad alto rischio CV per la prevenzione dell’IMA e del tumore polmonare

 

ARTERIE CORONARIE > Imaging 3-D (“Volume Rendering”) dell’Albero Coronarico

“Ora bisogna riqualificare la spesa sanitaria”

È questa, secondo il professor Spandonaro, la grande sfida per il futuro, che dovrà essere affrontata anche grazie ai fondi sanitari integrativi

Il nostro Servizio sanitario nazionale? “È tra i più efficaci ed efficienti al mondo, caratteristiche che paradossalmente gli sono riconosciute più a livello internazionale che in Italia”. Il ruolo dei fondi sanitari integrativi? “Rappresentano uno strumento cruciale per affrontare la grande sfida del futuro: riqualificare la spesa sanitaria privata riportandola in un alveo garantito e mutualistico”. È questa l’opinione di Federico Spandonaro, professore aggregato presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, nonché presidente di C.R.E.A. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità). Proprio C.R.E.A., di recente, ha presentato la 13° edizione del Rapporto Sanità, un documento di spessore, intitolato “Il cambiamento della Sanità in Italia fra Transizione e Deriva del sistema”, che si incanala in una tradizione consolidata di analisi e ricerca di questa istituzione che prosegue ormai da oltre un decennio.

Professor Spandonaro, quali sono le novità introdotte in questo Rapporto rispetto al passato?

Quest’anno abbiamo cercato di capire più a fondo il trend di evoluzione del sistema sanitario. Così ci siamo resi conto che il sistema sta cambiando più rapidamente di quello che sembra, ma in assenza di un quadro organico di riforme che invece servirebbero al sistema stesso. Mi spiego meglio: mentre dibattiamo su come ripensare il sistema sanitario, quest’ultimo sta cambiando autonomamente. A questo punto la domanda cruciale che sorge, a cui si ispira anche il titolo del nostro Rapporto, è: quello a cui stiamo assistendo è un cambiamento governato e programmato o è invece spontaneo, col rischio che si tratti di una deriva? C’è poi un tema di fondo che emerge dal nostro Rapporto, rappresentato dall’arretramento della quota di servizi sanitari erogati dallo Stato, se non altro in termini relativi, con la contemporanea crescita per le famiglie degli oneri derivanti dall’acquisto di servizi sanitari.

Secondo la vostra ricerca, l’aspettativa di vita alla nascita della popolazione Italiana (85,0 anni per le donne e 80,6 anni per gli uomini) è più elevata della media europea, ma il ragionamento non vale per la “la speranza di vita in buona salute alla nascita e residua a 65 anni”. Perché questa differenza?

È un altro dei temi centrali del Rapporto. Il nostro Servizio Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo, che riesce a realizzare risultati eccezionali dal punto di vista del livello medio della salute garantita ai cittadini, pur costando oltre il 30% in meno della media dei sistemi degli altri Paesi europei. In questi ultimi anni ci si è concentrati molto sull’aspetto finanziario, azzerando il disavanzo del sistema, ma se vogliamo vedere l’aspetto negativo di questa razionalizzazione, dobbiamo ammettere che ci siamo concentrati più sulla “quantità” di vita prodotta e meno sulla qualità, che diventa cruciale specie per la terza età. È però anche vero che quando si arriva a una aspettativa di vita così alta come quella italiana, negli ultimi anni di vita è difficile che ci sia una qualità di vita sempre elevata.

Negli ultimi anni l’Italia, a livello sanitario, ha realizzato un risanamento finanziario importante. Quali sono le conseguenze e i vantaggi di questo percorso e come sfruttarlo in futuro?

Il risanamento finanziario è il prerequisito necessario per potersi concentrare sul miglioramento della qualità dell’offerta sanitaria italiana, riqualificando altresì la spesa sostenuta dai cittadini.

Purtroppo, però, negli ultimi anni, si è assistito a un preoccupante aumento della spesa out of pocket. Quali sono i motivi e come porvi rimedio?

Vorrei ricordare che complessivamente la spesa sostenuta dai cittadini italiani per la salute, intesa come spesa pubblica finanziata con la tassazione, più spesa privata è tra le più basse d’Europa. Il vero problema è che proprio la componente out of pocket della spesa privata è tra le più alte del Vecchio Continente. Dunque, la vera sfida non è ridurre la spesa privata nel suo complesso ma portarla in un alveo garantito dai fondi integrativi che promuovono un “elemento mutualistico”. Dobbiamo riqualificare la spesa, evitando duplicazioni. Esempio pratico: a volte le liste d’attesa per una visita specialistica nelle strutture pubbliche sono troppo lunghe e ricorriamo al privato. Questo significa pagare due volte per la stessa prestazione: prima con le tasse e poi al privato.

Nel rapporto vengono indicati anche alcuni suggerimenti per le politiche sanitarie del futuro. Può descriverceli? E che ruolo dovrebbero giocare in questo contesto i fondi sanitari integrativi?

I fondi integrativi stanno evolvendo e crescono in maniera esponenziale: ormai tutti i contratti o quasi prevedono quote di sanità integrativa e complementare. Il vero problema è che siamo rimasti a metà del guado con la normativa, altrimenti non intermedierebbero soltanto il 5% della spesa privata. Ciò significa che c’è un enorme spazio di sviluppo, ma per sfruttarlo bene bisogna capire quale deve essere il mandato dei fondi in un quadro più ampio di riforma del sistema sanitario. Credo sia finita l’epoca in cui il Servizio Sanitario Nazionale poteva offrire ogni servizio utile: dobbiamo ridisegnare un sistema in cui sia possibile avere una quota privata che si integra con il pubblico senza creare diseguaglianze inaccettabili. Per farlo però serve un “ripensamento” culturale non banale.

Anche la diffusione del welfare aziendale, sempre più rilevante negli ultimi anni, può aiutare in questo percorso.

Assolutamente sì. Il welfare oggi si fa in due modi: pensioni (in denaro) oppure prestazioni in natura (servizi) e per questi c’è bisogno di una regia unica. Il welfare aziendale è perfetto per realizzare questa integrazione mettendo assieme una filiera dei servizi che abbraccia tutto l’arco della vita, dall’asilo alla Long Term Care.

Per quanto riguarda la composizione della spesa privata per la sanità dal vostro Rapporto emerge che ci sono differenze regionali: al sud è out of pocket per il 96%, al nord del 92,9% e al centro per l’87,9%. Quali i motivi di queste differenze?

Le differenze regionali esistevano già nel passato, prossimo e remoto. La sanità è la cartina al tornasole della società e, infatti, il gradiente nord-sud in Sanità è identico a quello che c’è in qualunque altro servizio. Direi che il problema più generale è lo sviluppo di capitale sociale nel meridione: dove è solido, c’è più attenzione, aspettativa e controllo sui servizi pubblici e quindi una maggiore qualità degli stessi.


FEDERICO SPANDONARO

Professore aggregato presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, dove insegna Economia Sanitaria, Economia dell’industria Farmaceutica e Sanitaria e Management Sanitario, e Presidente di C.R.E.A. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), è anche membro del Comitato Scientifico a supporto di AgeNaS, dell’OIV dell’Azienda Ospedaliera Policlinico di Tor Vergata e del Cda dell’Italian Barometers Diabetes Observatory Foundation. In passato è stato membro del comitato Scientifico a supporto della Direzione della Programmazione del Ministero della Salute; della Commissione Unica per i Dispositivi Medici (CUD) ed esperto per la Commissione SiVeAS (Sistema Nazionale di Verifica e Controllo dell’Assistenza Sanitaria) del Ministero della Salute.

Il nostro sistema è in salute

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Giungiamo al 2018 con una Federazione più solida, più moderna, più coesa. Il buon risultato di gestione, però, va misurato sulla soddisfazione espressa dagli associati. Certamente abbiamo affrontato la sfida più complessa: accrescere il livello dei servizi senza alcun aumento di spesa nel 2018 per i colleghi e le loro famiglie iscritti a Fasi e ad Assidai. Siamo riusciti a farlo innovando gli assetti dei nostri enti, ma anche creandone di nuovi per rafforzare l’offerta di welfare, come 4.Manager, neo-costituito nell’ambito della bilateralità con Confindustria. Rendiamoci conto del quadro generale: la spesa sanitaria pubblica è tra le più contenute in Europa mentre quella privata cresce a grandi ritmi.

Secondo il rapporto CREA Sanità dell’università di Roma Tor Vergata, con cui dialoga la Commissione Sanità di Federmanager, il 92,6% della spesa privata in sanità è tutta pagata direttamente dagli italiani. Solo il 7,4% è intermediato da Fondi sanitari integrativi, polizze collettive o individuali. Ciò significa che i cittadini sono di fatto costretti a metter mano al portafogli quando hanno più bisogno di cure. Parliamo di oltre 36 miliardi di euro ogni anno. Questa spesa privata sta crescendo molto, mentre quella pubblica non abbastanza. Per la sostenibilità del sistema i nostri Fondi sono lo strumento migliore.

Servono un riordino della sanità integrativa e una strategia nazionale per la copertura LTC (Long Term Care)

Questi i risultati di un’indagine del Senato, che chiede anche un’anagrafe unica dei Fondi

Innanzitutto bisogna “rilanciare i valori alla base del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per renderlo adeguato, in tutte le Regioni, ai bisogni di salute della popolazione, garantendo un finanziamento a carico della fiscalità generale allineato con i livelli europei”. In secondo luogo va “realizzato un riordino della sanità integrativa, definendone l’ambito di azione in modo da evitare duplicazioni e consumismo sanitario, rafforzando la vigilanza pubblica e garantendo la massima trasparenza delle opportunità e dei costi”. Inoltre, si deve delineare “una strategia nazionale a favore della protezione contro i rischi connessi alla non autosufficienza, individuando soluzioni che rendano possibile la ripartizione degli oneri su una vasta platea di contribuenti”. Infine, bisogna “definire un’anagrafe unica dei Fondi sanitari e delle assicurazioni private, identificando requisiti di accreditamento validi su tutto il territorio nazionale e rendendone pubblica la consultazione”.

Sono solo alcune delle raccomandazioni espresse dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato nella recente “Indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità”. In tutto 75 pagine che offrono, numeri alla mano, una panoramica approfondita della sanità italiana e delle sfide da affrontare nei prossimi anni. Un documento di ampio respiro in cui c’è spazio anche per un piccolo, ma importante, riconoscimento per Assidai e per il lavoro svolto dal nostro Fondo. Gli esperti della Commissioni, infatti, citano ed esaminano con “interesse” l’indagine svolta nel 2015 da Assidai in collaborazione con Ipsos (e presentata in occasione dei 25 anni del fondo) “L’identità del manager italiano, il best place to work e l’assistenza sanitaria integrativa”, da cui emergeva un limitato livello di conoscenza dei fondi sanitari integrativi da parte degli stessi manager.

Particolarmente interessanti sono le valutazioni espresse dalla Commissione sui fondi sanitari che nel corso degli anni, si sottolinea, “si sono sviluppati, soprattutto nella componente ancorata a contratti aziendali e nazionali di lavoro, ma ancora oggi costituiscono una amalgama poco conosciuta, contemplando una varietà di soluzioni (enti, casse e fondi integrativi, complementari, sostitutivi, ecc.) dagli effetti difficili da enucleare”. In ogni caso, secondo l’indagine, l’estensione di questo settore è tale “da non poter più essere disciplinata da una legislazione frammentata e obsoleta (in particolare per la sanità integrativa), la cui revisione dovrebbe essere effettuata tenuto conto dell’interesse generale”. L’obiettivo? “Favorire una governance complessiva del settore a tutela dei cittadini, a partire da una accurata analisi del funzionamento attuale dei fondi, dei vantaggi e degli oneri a essi connessi e sulla base di informazioni complete e attendibili”.

Altro tema cruciale è quello della non autosufficienza (Long Term care – LTC), che rientra tra quelle voci di spesa “molto impegnative per i bilanci delle famiglie”, che ancora “non godono di adeguate coperture, né pubbliche né private”. Per la copertura LTC, è dunque necessario “individuare una strategia nazionale, anche a partire da alcune esperienze regionali, in grado di favorire soluzioni che rendano possibile la copertura dei rischi che gravano sulle famiglie”. Per farlo, secondo la commissione, serve “un reale coordinamento con quanto di competenza del Servizio Sanitario Nazionale, assicurando il rispetto del principio di non discriminazione nei confronti di particolari gruppi di soggetti e di non selezione dei rischi”.

La parola al Presidente

Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) presenta caratteristiche e punti di forza significativi a livello europeo ma per affrontare le sfide del futuro, in primis quella demografica, bisogna lavorare su più fronti. È il messaggio che emerge dall’ultimo numero di Welfare 24: sia da una recente indagine svolta dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sulla sostenibilità del SSN sia dall’ampia intervista al Professore Federico Spandonaro, che ha illustrato la 13esima edizione del Rapporto Sanita elaborato dal C.R.E.A., cioè il Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità da lui presieduto. Il messaggio chiave? Riqualificare la spesa sanitaria, senza uscire da un alveo garantito e mutualistico, puntando anche sull’apporto della sanità integrativa. Senza dimenticare altri temi chiave come la necessità di una strategia nazionale per la copertura LTC (Long Term Care), in cui un ruolo chiave può essere giocato dal welfare aziendale, che secondo un’indagine Censis-Eudaimon ha un valore potenziale di 21 miliardi. Spetterà al nuovo Governo, ci ricorda il Presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla, dare maggiore centralità alle politiche sanitarie. Infine, viene illustrato anche un interessante approfondimento sulla struttura sanitaria “Villa Mafalda” di Roma, all’avanguardia nella prevenzione dell’infarto miocardio e del tumore polmonare.

di Tiziano Neviani – Presidente Assidai