L’obesità infantile è un problema per il Paese

In termini alimentari, perché i bambini in Italia manifestano crescenti problemi di sovrappeso e di obesità?

Nell’intera Europa l’obesità infantile è un problema di salute pubblica. In Italia, il 42% dei maschietti è in eccesso ponderale con ben il 21% di obesità, e nelle bambine il 38% è in sovrappeso con il 14% di fanciulle obese: siamo terzi nel Vecchio Continente dopo Cipro e Grecia. Urge dunque una riflessione.

Prima di tutto c’è ancora un problema culturale: se sei grasso è colpa tua. Da poco tempo si è smesso di vedere l’obesità come uno stato di fatto legato alla smodatezza e al peccato di gola e la si considera invece una patologia. L’obesità ha cause complesse: le verità sono tante e le calorie in eccesso sono solo una piccola parte di un’equazione complicata. Ciò detto, però, siccome lo stile di vita è uno dei principali fattori di rischio modificabili, su questo possiamo e dobbiamo lavorare, partendo col piede giusto fin dall’età pediatrica. L’unico che non ha colpa è il bambino, che mangia quello che gli viene messo nel piatto e si comporta, si muove, gioca e fa sport secondo i limiti che gli vengono imposti. L’obesità non dipende certo solo da quello che la mamma mette nel piatto, ma anche dalla scuola, che è parte preponderante del progetto educativo e noi abbiamo le ore di attività fisica scolastica tra le più basse in Europa. Inoltre, dopo aver fatto i compiti, nel tempo libero sono previlegiate le attività sedentarie e nei quartieri residenziali le occasioni per l’esercizio fisico sono poche: bisogna tornare, come negli anni 60, a una politica di facile accesso allo sport.

Alimentazione, l’Italia è in prima fila

Ecco gli impegni adottati dal nostro Paese a livello nazionale e internazionale per raggiungere gli obiettivi Onu e garantire alla popolazione l’accesso a diete sane ed equilibrate.

Un rafforzamento del Tavolo tecnico sulla sicurezza, che raccoglie dati ed esperienze in tutta Italia per evidenziare le abitudini alimentari, e un potenziamento del Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno, che grazie agli effetti positivi sulla salute del bambino e della madre diventa uno degli interventi di salute pubblica più rilevanti in termini di efficacia e di rapporto costo/beneficio. Sono questi alcuni dei principali impegni assunti dall’Italia, a livello nazionale, nell’ambito della Giornata Mondiale dell’alimentazione, promossa dall’ONU e dalla FAO e celebrata in ottobre. A livello internazionale, invece, il nostro Paese si è fatto carico del compito di promuovere specifiche iniziative per la protezione e il recupero delle diete locali tradizionali con specifici programmi e accordi.

La stella polare, in questo contesto, è rappresentata da due documenti chiave “globali”, in quanto approvati dalle Nazioni Unite. Ovvero gli obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015, e la risoluzione “United Nations Decade of Action on Nutrition”, in breve la “Decade Nutrizione”, nata nel 2016, che ha avviato azioni importanti per porre fine alla fame e alla malnutrizione a livello mondiale, assicurando l’accesso universale a regimi alimentari più sani e sostenibili, per tutte le persone, indistintamente e ovunque esse vivano.

Ebbene, usando come punti di riferimento l’Agenda 2030 e la Decade Nutrizione, l’Italia negli ultimi anni si è impegnata su più fronti considerato anche il ruolo chiave di una corretta alimentazione per la prevenzione primaria delle malattie croniche e, dunque, anche per garantire la sostenibilità nel tempo del Servizio Sanitario Nazionale. Tra le linee d’azione, come detto, c’è stato il lancio di campagne di promozione dell’allattamento al seno, che costituisce – secondo l’opinione di molti esperti – il modo di alimentazione migliore e più naturale per neonati e bambini, ma anche l’implementazione di azioni specifiche a tutela delle donne, spesso più vulnerabili alle carenze nutrizionali rispetto agli uomini con diverse e gravi conseguenze sulla loro salute. Non solo: sono state avviate iniziative per la prevenzione del sovrappeso e dell’obesità infantili, su cui sono già stati stretti accordi con l’industria del settore alimentare per la riformulazione degli alimenti (soprattutto per i bambini) e il miglioramento delle loro caratteristiche nutrizionali; sono stati messi a punto sistemi per eliminare gli sprechi alimentari con azioni specifiche e mirate; infine è stato dato il via a programmi di educazione alimentare all’interno delle scuole e delle comunità locali con interventi e studi pilota.

L’alimentazione è un fattore chiave per la salute della popolazione e l’Italia, ben consapevole di ciò, risulta dunque in prima linea nelle iniziative per tutelarla, sul proprio territorio e all’estero.

Il corretto stile di vita? Attività fisica e a tavola scelte alimentari equilibrate

Intervista al medico e dietologo Marcello Marcelli: “La pasta elemento chiave nella dieta”

“Un corretto stile di vita è fatto di attività fisica sostenibile e di scelte alimentari ragionevoli”. A dirlo è Marcello Marcelli – medico, specialista in Scienza dell’Alimentazione e nutrizione Clinica, Professore a contratto all’Università Tor Vergata e già primario all’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata di Roma – il quale rivendica al tempo stesso il ruolo della pasta, e in generale dei carboidrati, nella nostra alimentazione quotidiana.

Quanto è importante una corretta alimentazione per prevenire le malattie croniche?

È del tutto certa la relazione tra stile di vita, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore. All’interno dello stile di vita, che è un mix complesso di attività fisica, lavoro, stress, sonno, cura della persona, e cosa e quanto mangi, l’alimentazione gioca un ruolo preponderante. Attenzione però: la ricerca epidemiologica è molto brava a stabilire legami tra abitudini alimentari nel loro complesso, morbilità (la frequenza di una malattia nella popolazione, ndr) e mortalità, ma è meno brava a trovare relazioni causali tra il consumo di un singolo alimento e malattie. Faccio un esempio: se in molti studi risulta che il consumo di un particolare cibo “salutista” è protettivo, resta sempre il dubbio che quel cibo sia semplicemente l’indicatore di uno stile di vita attento alla salute. Insomma, chi consuma insalatone e mandorle è anche uno che non fuma, si misura la pressione, si cura, fa attività fisica e così via.

Insomma, è scorretto dire che un particolare alimento fa bene o fa male?

Dal punto di vista scientifico sì. E anche da quello di una sana psicologia del mangiare. Per me il cibo è cibo, non è un tossico, e non possiamo mangiare pane e ansia. è opportuna invece una strategia di fondo fatta di preferenze di consumo: quattro porzioni di frutta e ortaggi, la metà delle calorie da pane, pasta e riso, pochi grassi – se possibile da olio di oliva – variare gli alimenti a elevato contenuto proteico.

“L’obesità infantile è un problema per il Paese”

In termini alimentari, perché i bambini in Italia manifestano crescenti problemi di sovrappeso e di obesità?

Nell’intera Europa l’obesità infantile è un problema di salute pubblica. In Italia il 42% dei maschietti è in eccesso ponderale con ben il 21% di obesità, e nelle bambine il 38% è in sovrappeso con il 14% di fanciulle obese: siamo terzi nel Vecchio Continente dopo Cipro e Grecia. Urge dunque una riflessione. Prima di tutto c’è ancora un problema culturale: se sei grasso è colpa tua. Da poco tempo si è smesso di vedere l’obesità come uno stato di fatto legato alla smodatezza e al peccato di gola e la si considera invece una patologia. L’obesità ha cause complesse: le verità sono tante e le calorie in eccesso sono solo una piccola parte di un’equazione complicata. Ciò detto, però, siccome lo stile di vita è uno dei principali fattori di rischio modificabili, su questo possiamo e dobbiamo lavorare, partendo col piede giusto fin dall’età pediatrica. L’unico che non ha colpa è il bambino, che mangia quello che gli viene messo nel piatto e si comporta, si muove, gioca e fa sport secondo i limiti che gli vengono imposti. L’obesità non dipende certo solo da quello che la mamma mette nel piatto, ma anche dalla scuola, che è parte preponderante del progetto educativo e noi abbiamo le ore di attività fisica scolastica tra le più basse in Europa. Inoltre, dopo aver fatto i compiti, nel tempo libero sono previlegiate le attività sedentarie e nei quartieri residenziali le occasioni per l’esercizio fisico sono poche: bisogna tornare, come negli anni 60, a una politica di facile accesso allo sport.

Ci può indicare una ideale composizione dei pasti durante la giornata?   

Negli anni 80 si insegnava che la ripartizione ideale dell’apporto calorico dei pasti doveva essere il 20% delle calorie totali a colazione, il 40% a pranzo e il 40% a cena. Adesso il ritmo di lavoro è cambiato, ma mentre gli anglosassoni si sono adattati all’orario lungo, adottando una formula di ripartizione calorica 40%, 20% 40%, con un breakfast al mattino che è un robusto pranzo, spezzando a metà giornata con poco e cenando la sera presto, noi siamo rimasti al palo. Solo che poi a pranzo non sappiamo come e dove mangiare e alla fine ci si riduce al tramezzino o al toast al bar, la rosticceria o il take away davanti all’ufficio. Poi, la sera una colazione scarsa e un pranzo povero si sommano a una fame vera e da stress, così si esagera. Non a caso nei nostri ambulatori presentiamo ai pazienti una lista articolata di proposte diverse di pasti ipersemplificati da portare al lavoro (schiscette, panini, barrette, insalatone composite) con il minimo denominatore di una quota calorica decente, in modo da non arrivare stravolti a cena. E comunque, almeno per quanto riguarda l’accesso a un cibo sano, la peggiore mensa è preferibile al miglior bar.

Ci sono alimenti particolarmente efficaci per prevenire le malattie croniche?

Un corretto stile di vita è fatto di attività fisica sostenibile e di scelte alimentari ragionevoli. Noi italiani, che abbiamo il miglior cibo e la migliore cucina del mondo mangiamo 10-12 alimenti: pane, pasta, riso, frutta, ortaggi, patate legumi, pesce, latte e latticini, uova, carni bianca e rossa e grassi di condimento pregiati, come l’olio di oliva. La metà dell’apporto calorico deve arrivare da carboidrati, prevalentemente complessi e questo vuol dire quantità consistenti di pane e pasta. Io sono convinto che la pasta sia un alimento dimagrante, con un ottimo rapporto potere saziante/calorie. Risolte le calorie con cereali, sono obbligatorie almeno quattro porzioni di alimenti vegetali: frutta, verdura, ortaggi. Per il resto occorre esaudire il nostro fabbisogno proteico con le classiche pietanze di pesce, uova, carni bianche e rosse, legumi, latticini.

Rinnovato il Contratto nazionale dei manager: migliorate tutte le aree, focus sul welfare

Assidai entra nel contratto dei manager dalle novità vantaggi per gli iscritti

Di seguito riportiamo l’intervista a Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager.

«Un rinnovo contrattuale è sempre un risultato importante che non può essere mai dato per scontato». È soddisfatto Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager, per aver trovato l’intesa con Confindustria che, lo scorso 30 luglio, ha dato origine al nuovo Contratto collettivo per i dirigenti industriali. «Siamo intervenuti su tutti gli aspetti chiave del rapporto di lavoro per riconsegnare al contratto, nella sua interezza, un quadro di regole più adeguato alla figura del manager, con significativi miglioramenti».

Presidente Cuzzilla, il nuovo CCNL che si applica ai manager industriali presenta molti elementi di novità. Come siete arrivati alla firma?

Siamo partiti dall’ascolto dei fabbisogni dei colleghi, che è indispensabile in questo momento storico in cui il ruolo della leadership in azienda sta cambiando radicalmente. Le sfide sono sempre più complesse e noi sentivamo l’urgenza di offrire un contesto contrattuale di garanzia per la figura manageriale. Abbiamo avuto un dialogo serrato con i nostri interlocutori e in tutti questi mesi è stato massimo l’impegno della Delegazione federale, della Commissione Lavoro e Welfare, della Direzione Generale e il sostegno espresso da tutti i territori. Se ci siamo riusciti, lo dobbiamo al fatto che ci eravamo dati degli obiettivi chiari e condivisi.

Quali dunque i principali obiettivi?

Innanzitutto, migliorare le tutele esistenti, rendendo più efficace il modello retributivo. Voglio poi ricordare l’ambizione, condivisa con Confindustria, di sviluppare una nuova cultura di impresa basata sulla managerialità. Questa si è tradotta nella volontà di rendere operative le politiche attive del lavoro, nello sviluppo degli interventi per la formazione continua e, non da ultimo, nella valorizzazione del contributo delle donne.

Infatti, nel contratto debutta il tema delle pari opportunità. Cosa comporta?

Il tema delle differenze di genere non è nuovo per Federmanager: negli ultimi anni abbiamo condotto importanti iniziative di sensibilizzazione e abbiamo lanciato servizi per la conciliazione vita-lavoro. L’inserimento a livello di contrattazione di un apposito articolo sulle pari opportunità, con particolare attenzione all’equità retributiva, rappresenta un risultato significativo. Sarà 4.Manager, l’associazione che condividiamo con Confindustria, a raccogliere le best practice su cui costruire iniziative più idonee a consentire il sereno svolgimento della funzione genitoriale e la piena ripresa del rapporto con l’azienda al momento del rientro al lavoro.

Quali sono le previsioni in materia di welfare?

Voglio premettere che questo contratto interviene positivamente su tutte le aree: malattia, coperture assicurative, previdenza complementare, sanità integrativa. Le novità introdotte saranno inoltre di grande impatto per garantire la sostenibilità dei nostri enti e renderli ancora più solidi in futuro. In tema di tutela sanitaria, costituisce un ulteriore passo in avanti la previsione di introdurre coperture cumulative già a partire dal 2020, tramite polizze assicurative collettive che cercheremo non solo di renderle più vantaggiose, ma anche più accessibili per mezzo di un’estensione degli ambiti applicativi con la società IWS SpA, recentemente costituita tra le parti e il Fasi, strumento operativo della nuova GS Fasi “non autosufficienza”.

Per la prima volta, poi, è citata Assidai. A che titolo?

Considero di grande rilevanza questa previsione. Il nuovo Ccnl fa riferimento all’accordo di reciproca collaborazione tra Fasi e Assidai, finalizzato a rafforzare il ruolo di entrambi nel panorama della sanità integrativa, a consolidare la posizione di leadership dei due enti su un mercato molto competitivo e, non da ultimo, a salvaguardare il patto intergenerazionale tra dirigenti in servizio e pensionati.

Quali vantaggi ne trarranno gli iscritti?

Questo intervento risponde sempre alla logica non profit dei nostri Fondi e ci consentirà di ottimizzare le risorse per continuare a investire in capitoli importanti in cui personalmente credo moltissimo, come la prevenzione sanitaria e la tutela in caso di non autosufficienza. La partnership tra Fasi e Assidai verrà sancita anche dal punto di vista operativo con la possibilità per gli iscritti comuni ai due Fondi, attraverso i servizi forniti da IWS, di presentare una sola richiesta di prestazioni. Insomma, l’idea è quella di mettere a disposizione delle aziende e dei nostri colleghi procedure semplificate, veloci e, soprattutto, alle condizioni di mercato migliori.

 

 

 

Il decalogo per il sonno perfetto

SCEGLI BENE LA BIANCHERIA

La scelta oculata di lenzuola, coperte, piumoni, pigiami, rappresenta il primo passo verso la ricerca del comfort necessario per un buon riposo notturno: piumone e cuscini devono avere proprietà anallergiche.

IL MATERASSO VUOLE LA SUA PARTE

Il materasso giusto permette un sonno profondo, consentendo di svegliarsi senza dolori o rigidità muscolare. Per sceglierlo dobbiamo sempre immaginare la pressione del corpo su di esso: minore sarà il piano di contatto con il corpo, maggiore sarà la contropressione e più si tenderà a cambiare posizione.

FAI IL CAMBIO DI STAGIONE A CUSCINI E MATERASSI

La maggior parte dei materassi ha una durata di circa otto anni: il modo migliore per capire se cambiarlo è valutare il comfort e la qualità del sonno. I cuscini vanno sostituiti ogni due anni.

OCCHIO ALLA TEMPERATURA GIUSTA

Una stanza fresca, tra 18 e 22 gradi, rende migliore il sonno. Un ambiente troppo caldo può interferire con il sonno: alcune forme di insonnia sono associate ad una regolazione impropria della temperatura corporea.

SOGNI D’ORO PROFUMATI

Alcuni odori possano avere effetto sul sonno: ad esempio, la lavanda diminuisce la frequenza cardiaca e la pressione del sangue, aiutando il rilassamento. Si possono usare oli, candele e bustine profumate.

PREPARA LA SERA PRIMA

Riporre ordinatamente chiavi, portafoglio, cellulare e cartelle già pronti per il mattino successivo, contribuisce a eliminare un motivo di agitazione. Bastano 10 minuti e ci si sveglierà con meno preoccupazioni.

FAI LO STYLING ALLA CAMERA DA LETTO

La camera da letto è il nostro ‘santuario del sonno’: per questo, è indispensabile che sia pulita e ordinata, con una disposizione dei mobili che sia visivamente piacevole. Meglio evitare pc e televisore.

STAI ALLA LARGA DAL RUMORE

Il rumore può ostacolare il sonno causando risvegli indesiderati o variare le fasi del sonno. Con un contro-rumore si può bilanciare la frequenza negativa: un ventilatore d’estate, il rumore del treno o della musica rilassante in cuffia.

DORMI AL BUIO SENZA CELLULARE

Si dorme meglio al buio. Inoltre, utilizzare computer, videogiochi o telefono cellulare prima di dormire rende più difficile addormentarsi, poiché la loro luce altera il ritmo giorno-notte. Dunque, stop all’elettronica almeno un’ora prima di coricarsi.

CIBO E SONNO

Certi alimenti possono favorire un sonno più efficace, ma la scelta migliore in assoluto è di mangiare poco, se possibile 2 ore prima di dormire, evitando alcool o sostanze stimolanti come la caffeina.

Istituti Clinici Zucchi, il paziente sempre al centro

Il Gruppo San Donato, costituitosi nel 1957, oggi con 19 ospedali, 16.894 collaboratori e 5.731 medici si prende cura di più di quattro milioni di pazienti all’anno in tutte le specialità. Convenzionato con Assidai, vanta un’esperienza di 60 anni che gli ha consentito di maturare un modello organizzativo unico – fondato sull’interazione tra attività clinica, didattica e ricerca – e che ha portato il network GSD a raggiugere un livello di qualità delle cure a livello dei più importanti ospedali internazionali.

Gli Istituti Clinici Zucchi, con la sede “storica” di Monza (in attività da oltre 100 anni) e i presidi di Carate Brianza e Brugherio, sono parte del Gruppo dal 2002. Accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale, sono un punto di riferimento per il territorio brianzolo e lombardo, con eccellenze cliniche a livello nazionale. Al cuore dell’attività c’è infatti la professionalità di oltre 200 medici, accomunati da un approccio che mette sempre i pazienti al centro del percorso di cura, offrendo un supporto multidisciplinare. Numerosi sono i centri degli Istituti Clinici Zucchi dove équipe con specialisti diversi prendono in carico il paziente in sinergia, per un approccio terapeutico più efficace e personalizzato: è il caso dei Centri di Vulnologia, dell’Hernia Center “Monza- Brianza”, dedicato alle patologie chirurgiche della parete addominale, del nuovo Pelvic Center, dove colon-proctologi, ginecologi, urologi, radiologi, fisioterapisti, psicologi, nutrizionisti e terapisti del dolore garantiscono una valutazione polispecialistica delle malattie pelvico-perineali e del Centro di Medicina della Riproduzione e Biogenesi, ai primi posti della casistica italiana nel settore della fecondazione assistita.

Altamente specializzato anche il team dedicato all’Ortopedia, soprattutto nella chirurgia protesica dell’anca e del ginocchio e nella traumatologia dello sport: gli sportivi possono contare anche su un’unità di Riabilitazione specialistica, dotata delle tecnologie più avanzate per il recupero neuro-motorio. Il presidio di Carate Brianza dedicato alla riabilitazione in ambito neurologico, ortopedico e psichiatrico, si distingue da anni anche per il proprio programma di Assistenza domiciliare integrata accreditata con il SSN. Il servizio offre visite mediche specialistiche, prestazioni infermieristiche e fisioterapiche a domicilio per i cittadini con difficoltà di accesso alle strutture ambulatoriali. Nella sede vi sono anche un’unità di riabilitazione psichiatrica, due centri residenziali per l’assistenza a chi è affetto da malattie psichiatriche e un’unità di Cure palliative per i pazienti terminali che, oltre all’assistenza residenziale (Hospice) svolge parte della sua attività presso il domicilio del paziente.

Anche per McKinsey il sonno è fondamentale per le performance del manager

Imparare a dormire bene è una condizione fondamentale per rendere meglio al lavoro, soprattutto per i manager.

Un buon sonno non migliora solo l’umore e la salute, ma anche le performance lavorative, quindi il fatturato dell’azienda. È questa la tesi di una ricerca di McKinsey, società di consulenza a livello mondiale, secondo la quale il leader migliore è quello che dorme bene. Il motivo? Vari studi scientifici hanno dimostrato che non riposare a sufficienza compromette le prestazioni dei manager, soprattutto perché mina le qualità di leadership.

A differenza di altre aree del cervello, infatti, la corteccia prefrontale, che dirige le facoltà mentali di grado superiore (come il problem solving, il ragionamento e la pianificazione) non è in grado di far fronte a un’insufficienza di sonno. In particolare, secondo McKinsey dormire poco o male influisce negativamente sulle quattro qualità principali dei leader: forte orientamento ai risultati, capacità di risolvere i problemi, individuare punti di vista alternativi e aiutare gli altri.

La soluzione? Gli esperti del colosso della consulenza suggeriscono alcune metodiche – appositamente pensate per le aziende – per aiutare i dipendenti a raggiungere performance lavorative più elevate grazie a un sonno migliore.

Come prima cosa bisogna verificare che i dipendenti non soffrano di disturbi come insonnia o apnee notturne che causano sonnolenza e deficit d’attenzione. Vanno introdotti turni e lavoro da casa per diminuire lo stress, bloccando le e-mail fuori orario d’ufficio per frenare l’abitudine di lavorare fino a tardi la sera. Poi vacanze obbligatorie: è fondamentale prendere ferie e, soprattutto, non lavorare mentre si è in vacanza. Infine, stanze in ufficio appositamente pensate per dormire: secondo le ricerche un pisolino della durata da 10 a 30 minuti migliora l’attenzione e la produttività fino a due ore e mezza.

 

Senza scopo di lucro

Il punto di vista di Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager

Assidai, così come il FASI di cui per molti costituisce l’integrazione, è un Fondo sanitario senza scopo di lucro. Garantisce prestazioni competitive e trasparenti, in un sistema reso sostenibile, tra l’altro, dalla mutualità tra gli associati e dalla solidarietà intergenerazionale. È la natura non profit a consentire di non porre vincoli di età in entrata né di permanenza, di non chiedere lo stato di salute a chi vuole iscriversi. Dunque, è positivo vedere riconosciuta, nel DL Crescita approvato, la natura non commerciale degli enti e casse sanitarie. Il DL Crescita non ha accordato privilegi ai Fondi sanitari, come frettolosamente è stato scritto. Si è limitato piuttosto a sanare un vuoto legislativo che si era creato con la riforma del Terzo Settore. I Fondi sanitari integrativi possono operare ora in un contesto normativo armonizzato che valorizza il loro ruolo di intermediazione della spesa sanitaria privata, quella che sempre più spesso sosteniamo di tasca nostra. La sanità integrativa calmiera i costi delle prestazioni, assicura la compliance contro fenomeni di infedeltà fiscale, supporta il Servizio Sanitario Nazionale nell’erogazione di prestazioni socio-sanitarie che sono a rischio. Solo estendendo la possibilità di aderire alla sanità integrativa potremmo colmare la domanda sanitaria degli italiani e mantenere il sistema in equilibrio.

“Healthy Manager”, altra campagna, nuovo successo

Cifra record di oltre 6.500 prenotazioni per la visita dermatologica, completa di mappatura dei nei, offerta gratuitamente a tutti gli iscritti Assidai

Nuovo, grande successo per la campagna “Healthy Manager” lanciata a giugno da Assidai e Federmanager che vede come partner i colossi assicurativi Allianz e Generali Welion. Quest’anno, per tutti gli iscritti del Fondo, è stato possibile sottoporsi, in modo completamente gratuito presso la rete di strutture sanitarie aderenti all’iniziativa, a una visita dermatologica comprensiva di mappatura completa dei nei. L’obiettivo? Prevenire eventuali patologie della pelle, a partire dal melanoma, una delle forme di cancro a maggior tasso di crescita negli ultimi anni.

I numeri stimati ad oggi (dati campagna ancora in fase di elaborazione) parlano di oltre 6.500 prenotazioni: un ulteriore passo in avanti rispetto alla campagna 2018 per la prevenzione dell’ictus, che offriva un esame Ecocolordoppler dei tronchi sovraortici (considerato fondamentale dagli esperti per prevenire l’ictus) e che era arrivata a quota 5.933 prenotazioni (il 57% in più rispetto al 2016 in occasione della precedente campagna di prevenzione). Una progressione che testimonia da una parte la maggiore consapevolezza degli iscritti su questo tema, cruciale sia per la tutela della salute sia per il mantenimento, in prospettiva, degli equilibri del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e dall’altra il crescente impegno di Assidai sul fronte della prevenzione. Dai dati dell’Istituto Europeo di Oncologia (IEO), in Italia vengono diagnosticati annualmente oltre 7.000 nuovi casi di melanoma, che può insorgere ad ogni età, ed è uno dei tumori più frequenti negli adulti di età compresa tra i 30 e 40 anni.

Per questo, la nostra pelle “è un organo da proteggere, curare e preservare con amore, lo stesso che siamo soliti dedicare al cuore e al cervello”, ha ripetuto per anni l’uomo simbolo della lotta contro il cancro, il Professor Umberto Veronesi. Un concetto che riflette perfettamente lo spirito della nuova campagna di prevenzione “Healthy Manager” lanciata da Assidai e Federmanager, che da molti anni si fanno promotori di iniziative per tutelare la salute dei propri iscritti, ricordando quanto sia importante rispettare un corretto stile di vita in aggiunta a piccoli, ma fondamentali, accorgimenti come gli screening di prevenzione primaria efficaci per diminuire o diagnosticare preventivamente l’insorgenza di serie patologie.

Manager, dormire bene aiuta a essere leader e a preservare la propria salute

Secondo l’esperto Peverini bisogna riposare tra le sette e le otto ore a notte

“C’è stato un momento in cui il manager migliore era considerato quello che, insieme ai suoi collaboratori, dormiva poco, rinunciava ai pasti e lavorava anche la notte e in viaggio. Oggi, grazie a più ragionevoli e utili interpretazioni di dati scientifici sul nostro sonno, siamo tornati a una concezione più vicina alla fisiologia umana: per rispondere in modo adeguato agli stimoli lavorativi e al problem solving serve la giusta quantità di sonno e questo vale per tutti i lavori, non solo per i dirigenti”. Francesco Peverini, medico internista, Presidente della Fondazione per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno Onlus, docente ed esperto dello studio e del trattamento dei disturbi del sonno, sposa pienamente la tesi sostenuta da uno studio di McKinsey, secondo il quale il leader migliore è quello che dorme bene.

Dottor Peverini, qual è la dose di sonno ideale per un individuo?

Se parliamo della popolazione in età lavorativa, direi tra le sette e le otto ore. Una quantità inferiore può essere accettabile per i cosiddetti dormitori brevi, che tuttavia sono una parte molto esigua della popolazione. Invece, tutti coloro che affermano di lavorare bene dormendo 4 o 5 ore dovrebbero essere coscienti di condurre una vita a rischio sotto vari profili, tra cui quello cardiovascolare.

Quali sono i danni più significativi che può causare la carenza di sonno a una persona che ricopre ruoli di responsabilità?

Calo di concentrazione, di memoria e di attenzione. Non solo: si sviluppa un senso di urgenza esagerato per le cose e, nell’affrontare i problemi, un’apprensione del tutto superiore rispetto a una persona che ha invece riposato adeguatamente. Altre manifestazioni sono insicurezza, incertezza e difficoltà nel decidere subito il miglior percorso da affrontare oltre che nel mantenere la calma davanti a eventi improvvisi e inaspettati. Da non dimenticare l’elevata conflittualità all’interno di un team.

Ci sono anche effetti negativi nel rapporto con gli altri?

Chi dorme meno, ha una irritabilità maggiore e una suscettibilità eccessiva: è diffidente anche verso chi propone soluzioni ai problemi. Inoltre, cambia la percezione del volto dell’interlocutore: chi dorme poco o male, tende a riconoscere meno le espressioni facciali, diminuendo così la possibilità di interagire efficacemente nel confronto con gli altri, siano essi collaboratori o interlocutori. In definitiva direi che il rapporto sociale non può che peggiorare.

Quali sono invece le conseguenze negative dal punto di vista fisico?

La perdita di qualità o quantità del sonno è legata strettamente alle malattie cardiovascolari. Già la sola privazione cronica di sonno può aumentare la pressione arteriosa o peggiorare un’ipertensione presente. Dormire meno accentua poi il senso di fame per una relazione diretta con l’ormone dell’appetito, la grelina: i bambini, che oggi dormono in media un’ora e mezzo meno rispetto a 10 anni fa pesano mediamente di più; lo stesso vale per gli adulti. Ciò causa la comparsa o il peggioramento di alterazioni metaboliche e di conseguenza anche di rischio cardiovascolare. La carenza cronica e non trattata di sonno, infine, si comporta come una malattia sistemica: con il passare del tempo può generare uno stato di infiammazione cronica dell’organismo che si manifesta con varie alterazioni (vascolari e coagulatorie in primis) e riduce le difese immunitarie con maggiore incidenza di patologie, da virali come raffreddamento e influenza, fino a minare l’integrità dell’organismo rendendolo vulnerabile a patologie molto più importanti.

Possiamo aiutare il sonno con una buona alimentazione?

Naturalmente. Soggetti privati di un sonno efficace, tendono a mangiare più facilmente alimenti ricchi di grassi, carboidrati artificiali e meno verdura. Va invece rispettato il bioritmo e dovrebbe essere mantenuta una regolarità oraria nei pasti: tutto ciò aiuta ad avere meno problemi con il sonno. Più specificatamente, l’alimentazione di una persona che lavora vedrebbe la preferenza per alimenti semplici. La sera è opportuno mangiare carboidrati e verdure rispetto alle proteine, da preferire a pranzo; da evitare gli alcolici la sera e anche l’esercizio fisico praticato troppo tardi.

Un disturbo del sonno può essere sintomo di altre patologie?

I disturbi del sonno possono essere sia un problema primario, come un’insonnia di breve o lunga durata, o essere invece il sintomo di un altro quadro clinico. Elemento importantissimo che solo una visita medica può identificare. La cronicizzazione di un disturbo del sonno, ossia che si trascina per più di tre mesi, potrebbe essere dovuta a disfunzioni della tiroide, alla più nota e subdola sindrome delle apnee notturne o alla meno nota patologia delle gambe senza riposo. In sostanza, condizioni organiche il cui trattamento condurrà anche alla soluzione del problema del sonno.

 

Francesco Peverini è Medico Internista, docente di Medicina Interna e Farmacologia e si occupa da venti anni dello studio e del trattamento dei disturbi del sonno. È responsabile del Centro Multidisciplinare per la ricerca e la cura dei disturbi del sonno di Roma e di Firenze. Con la Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus, di cui è Presidente, è impegnato nella ricerca e nella divulgazione delle conoscenze sulla Medicina del Sonno.