Inquinamento, i legami con le malattie cardiovascolari

Li evidenzia uno studio elaborato dall’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebro-vascolari, anche se l’Italia per il momento non è tra i Paesi più a rischio 

L’inquinamento dell’aria costituisce un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari molto importante, ma che finora non è stato sufficientemente preso in considerazione sia nelle principali linee guida internazionali sulla prevenzione cardiovascolare, sia nei programmi sviluppati al fine di ridurre le malattie cardiovascolari e le loro pesanti conseguenze sulla salute pubblica e sui servizi sanitari. è questo, in estrema sintesi, il messaggio dello studio “Inquinamento dell’aria e malattie cardiovascolari”, elaborato dall’Alleanza italiana per le malattie cardio-cerebrovascolari, patto volontario sottoscritto tra Ministero della Salute, Società scientifiche, Associazioni dei pazienti e altri Enti operanti nel settore per la prevenzione e il contrasto delle patologie cardio e cerebrovascolari.

Il documento ha analizzato gli aspetti principali delle relazioni tra inquinamento dell’aria e malattie cardio-vascolari alla luce delle più recenti acquisizioni sui principali meccanismi che collegano l’inquinamento stesso al danno cardio-vascolare, fornendo al contempo suggerimenti per mitigare il rischio cardio-vascolare e ridurre i correlati eventi patologici nonché informazioni per accrescere la consapevolezza delle cittadine e dei cittadini, delle operatrici e degli operatori sanitari e dei decisori politici sulla tematica. 

Sebbene il nostro Paese non figuri tra quelli con i maggiori livelli di eventi cardiovascolari legati all’inquinamento dell’aria, è necessario affrontare il problema. Infatti, un’indagine del Global Burden of Diseases ha stimato a livello globale circa 9 milioni di morti attribuibili agli effetti della air pollution, di cui circa il 60% riconducibili a cause di morte cardiovascolare (circa 32% cardiopatia ischemica e 28% ictus), anche in considerazione delle stime crescenti di inquinamento riportate soprattutto in alcune aree geografiche e alle modifiche climatiche che possono rappresentare un fattore determinante dell’accumulo di sostanze inquinanti nell’ambiente. In altre parole, l’inquinamento dell’aria va oltre la semplice questione sanitaria ed è un problema complesso che richiede una risposta multifattoriale.  

La comprensione dei suoi impatti socioeconomici è essenziale per sviluppare politiche efficaci di mitigazione e adattamento, promuovere uno sviluppo sostenibile e proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future. 

Nel 2023 il 90% dei parti nel pubblico, il 30% con il cesareo

Sono i numeri che emergono dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute e relativo al 2023 

 

Il 90,1% dei parti è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, circa il 20,1% delle madri sono di cittadinanza non italiana, l’età media delle mamme è di 33,2 anni per le italiane mentre scende a 31,2 anni per le cittadine straniere; il ricorso al taglio cesareo si attesta al 30,3%.  Sono i principali numeri che emergono dal Rapporto sull’evento nascita in Italia, realizzato dall’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute e relativo al 2023. 

La rilevazione costituisce a livello nazionale la più ricca fonte di informazioni sanitarie, epidemiologiche e socio-demografiche relative all’evento nascita e rappresenta uno strumento essenziale per la programmazione sanitaria nazionale e regionale, con un livello di copertura pressoché totale. Dai dati emerge anche che, tra le donne che hanno partorito nel 2023, il 42,4% ha una scolarità medio-alta, il 22% medio bassa ed il 35,6% ha conseguito la laurea; tra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,2%). 

L’analisi della condizione professionale evidenzia invece che il 60,1% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 23,7% sono casalinghe e il 14,2% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2023 è per il 50,1% quella di casalinga a fronte del 67,9% delle donne italiane che hanno invece un’occupazione lavorativa. Infine nel 92,9% delle gravidanze il numero di visite ostetriche effettuate è superiore a quattro mentre nel 76,7% delle gravidanze si effettuano più di tre ecografie. 

Epilessia, oltre 500mila casi in Italia. Come curare e superare la malattia

Celebrata la giornata internazionale per una patologia che causa anche discriminazione sociale 

Oltre 50 milioni di casi nel mondo, 6 milioni in Europa e più di 500mila in Italia. Sono questi i principali numeri dell’epilessia, una delle malattie neurologiche più diffuse che, nei Paesi industrializzati, coinvolge circa 1 persona su 100. Anche per questo, lo scorso 10 febbraio, è stata celebrata la Giornata Internazionale per l’epilessia, il cui obiettivo è, tra gli altri, sensibilizzare l’opinione pubblica su questa patologia: una sua più corretta conoscenza, infatti, è il modo migliore per abbattere i pregiudizi e le discriminazioni che purtroppo persistono in vari ambiti.  

Epilessia, origine e sintomi 

Ma che cosa è l’epilessia esattamente? Si tratta di un disturbo del sistema nervoso centrale caratterizzato da scariche abnormi da parte delle cellule cerebrali che inducono alterazioni di co 

scienza e vigilanza fino alle convulsioni con perdita di coscienza. Questa patologia, riconosciuta nel 1956 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come “malattia sociale”, può insorgere in forme diverse: per questo sarebbe più corretto parlare di epilessie. Può presentarsi a qualsiasi età, anche se statisticamente è più probabile che i primi segnali inizino a manifestarsi durante l’infanzia, l’adolescenza o negli individui di età superiore a 75 anni.  

I sintomi tipici sono le cosiddette crisi epilettiche, fenomeni clinici molto eterogenei che si presentano in modo improvviso e transitorio e sono caratterizzati da manifestazioni molto variegate: motorie, sensoriali, mentali, durante le quali il soggetto colpito può avere o meno un’alterazione della consapevolezza. Rappresentano quindi un rischio per l’integrità fisica della persona oltre a compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane. 

Le possibili cure 

Qui entrano in gioco le terapie. Il primo approccio alla cura dell’epilessia è di tipo farmacologico, basato quindi sull’utilizzo di farmaci specifici (anticrisi) che ad oggi hanno raggiunto buoni risultati con un 70% delle pazienti e dei pazienti che risponde positivamente alla terapia. Esiste poi una percentuale di persone farmacoresistenti: per loro vengono prese in considerazione altre modalità di cura come il trattamento chirurgico (chirurgia dell’epilessia) – utilizzato tipicamente nell’epilessia temporale – che può portare alla guarigione in più del 90% dei casi. Non tutti, però, possono essere operati. Occorre infatti definire la zona di origine delle crisi e, una volta individuata, valutare la possibilità di procedere con la chirurgia. Talvolta l’area dove ha origine la crisi costituisce un’area importante e insostituibile del cervello e questo non consente di procedere all’asportazione chirurgica di quel gruppo di neuroni che dà origine all’epilessia. 

L’aspetto sociale: il nodo adolescenti 

Sensibilizzare i cittadini rispetto all’epilessia è fondamentale perché la malattia presenta un aspetto sociale molto rilevante: spesso si associa a una sindrome ansioso-depressiva dovuta all’incertezza di non sapere quando, ad esempio, si potrà verificare una crisi. Non solo. Le crisi epilettiche sono sì pericolose per il loro potenziale impatto fisico, come cadute e lesioni, ma intaccano anche le capacità cognitive, la memoria e le funzioni psicologiche. Spesso le persone epilettiche si nascondono, per paura delle conseguenze della loro patologia, anche nel mondo del lavoro. Per chi si ammala, fra i momenti più delicati c’è il passaggio dalle cure pediatriche a quelle dell’adulto. L’epilessia ha, del resto, un impatto spesso molto difficile nella realtà quotidiana e sulla vita emotiva e sociale delle persone più giovani: è difficile conciliare le esigenze delle adolescenti e degli adolescenti e la loro voglia di indipendenza con una malattia così complessa. Non stupisce così che, in Italia, su circa 50 mila teenager che soffrono di questa malattia quasi il 20% abbia sviluppato sintomi depressivi. 

Un disegno di legge per l’epilessia 

In occasione della Giornata internazionale per l’epilessia, l’Associazione italiana contro 

l’epilessia (Aice) ha lanciato un appello ai Ministri della Salute e della Disabilità – Orazio Schillaci e Alessandra Locatelli – e al sottosegretario all’Economia Federico Freni affinché venga consegnata subito la relazione tecnica richiesta a giugno dal Senato per poter procedere alla approvazione del Disegno di Legge 898, promosso da Aice, per la piena cittadinanza delle persone con epilessia. L’obiettivo, è “far uscire tante persone da una condizione di clandestinità, avendo queste pieni diritti, come tutti, a partire dal lavoro”. L’indice di disoccupazione tra le persone con epilessia, secondo le stime Aice, supera, infatti, il 60%. Con il ddl si prevedono, tra l’altro, una certificazione che dichiara guarite dall’epilessia anche le persone adulte dopo un certo numero di anni senza crisi in assenza di terapia e una modifica dei requisiti per il riconoscimento dell’idoneità alla guida riducendo da dieci a cinque anni il tempo necessario in cui non si devono manifestare crisi. 

Come soccorrere una persona durante una crisi 

Come agire quando ci si trova a soccorrere una persona colpita da crisi epilettica? Innanzitutto, bisogna restare calmi. In secondo luogo, gli esperti consigliano di posizionare sotto al capo del paziente qualcosa di morbido per evitare che si faccia male o che si procuri, nel peggiore dei casi, un trauma cranico. Se le condizioni lo consentono è sempre bene girare la persona sul fianco per far defluire meglio i liquidi dalla bocca ed evitare che la lingua vada all’indietro. È altrettanto importante non inserire oggetti nella bocca poiché, se si verifica una crisi, il paziente tende a stringerla e – una sua forzatura – potrebbe essere pericolosa, sia per l’articolazione mandibolare del paziente stesso, sia per le persone che intervengono. La cosa fondamentale, però, è non costringere, fermare o bloccare una persona, ma vigilare su di essa affinché non si faccia male e offrire il proprio aiuto quando la crisi finisce. Nel caso in cui la crisi durasse più di cinque minuti è importante chiamare subito un’ambulanza. 

Le varie forme della patologia: generalizzata e focale 

L’epilessia è molto varia nelle pazienti e nei pazienti e la prima distinzione da fare è quella tra forme generalizzate e forme focali. Le forme generalizzate coinvolgono fin dall’inizio entrambi gli emisferi cerebrali e sono caratterizzate da quelle che chiamiamo crisi di assenza, tipiche soprattutto dell’età infantile. Esistono poi crisi epilettiche generalizzate, più intense, chiamate tonico-cloniche in cui la persona perde conoscenza improvvisamente e può cadere anche a terra con successive scosse in tutto il corpo. Alla crisi di solito segue un periodo di confusione particolarmente lungo. 

Le crisi focali, invece, sono più comuni nell’età adulta e iniziano in una zona circoscritta del cervello e in alcuni casi si propagano ad altre aree cerebrali. Possono essere sintomatiche o non sintomatiche. Nella maggior parte dei casi le crisi si verificano all’improvviso, ma in altri vengono preavvertite dal soggetto sottoforma di sensazioni particolari. Di solito le persone colpite perdono consapevolezza, ma spesso non si verifica un completo blocco motorio e psichico e il corpo continua a muoversi con automatismi. Questo fenomeno può terminare con una fase post-critica breve oppure può complicarsi evolvendo in una crisi tonico-clonica bilaterale simile alla forma di epilessia generalizzata. 

“Sicurezza e parità di genere, un bene per l’azienda”

L’esperta Poma: Fanno evolvere la mentalità e spingono verso una cultura del cambiamento” 

Le norme sulla sicurezza sono un bene per tutto il personale, devono aiutare le risorse e le aziende a evolvere la propria mentalità, rappresentando un perno che spinge verso una cultura del cambiamento innovativo e propositivo”. Ne è convinta Antonella Poma, che da oltre 20 anni è Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSSP) per molte aziende e che dal 2010 segue anche Assidai e altre realtà del Sistema Federmanager. 

In cosa consiste il suo ruolo e perché la sua è una figura di primaria importanza nelle realtà lavorative? 

È principalmente un ruolo di consulenza a supporto dell’azienda a garanzia di luoghi di lavoro conformi al D.Lgs. 81/08, ma nel tempo ho compreso che questa figura deve essere qualcosa di più. Per questo le mie competenze, inizialmente solo di tipo tecnico e ingegneristico, si sono evolute nella formazione e conoscenza di tematiche quali le neuroscienze, la gestione dei comportamenti e il coaching. Dietro a un infortunio o a una malattia professionale, c’è una persona con i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue azioni. Le norme sulla sicurezza non devono essere perseguite da lavoratrici e lavoratori solo per rispettare le leggi, ma perché se ne comprende il valore sociale.  

Recentemente, Lei, ha erogato un importante corso di formazione al personale Assidai sul tema della violenza e delle molestie. Perché un corso di questo tipo?

Il corso nasce da una richiesta di Assidai che in modo volontario e innovativo lo scorso anno ha ottenuto la certificazione UNI PdR 125:2022 Prassi di riferimento per la parità di genere per il seguente campo di applicazione Misure per garantire la parità di genere nel contesto lavorativo per: erogazione del servizio di rimborsi spese mediche e assistenziali per dirigenti, quadri e consulenti”. In tale contesto è stata approvata e pubblicata da parte del Fondo la politica anti-molestie e anti-discriminazioni per sottolineare l’impegno nel sostenere un ambiente di lavoro privo di qualsiasi forma di molestia, violenza, discriminazione diretta e indiretta e per ribadire il divieto circa qualsiasi atto di cui sopra che leda la dignità umana e comprometta la fiducia, la motivazione, le prestazioni, il clima organizzativo e la reputazione del Fondo di assistenza sanitaria. Come RSPP è stato fondamentale effettuare una specifica formazione in merito, strutturata in due moduli: uno per lo Sviluppo Prevenzionistico per l’eliminazione delle Violenze e Molestie nei luoghi di Lavoro” e l’altro su Organizzazione e Percezione del Rischio nella Gestione degli eventi avversi”.  

Quali sono stati gli aspetti centrali del corso effettuato? Come dovrebbero essere gestiti eventuali conflitti o situazioni di discriminazione che possono sorgere sul luogo di lavoro? 

Abbiamo affrontato diversi temi, tutti molto utili. Dalla parità di genere ai vantaggi di lavorare in questo specifico ambiente per arrivare alla conciliazione vita-lavoro. Un punto specifico è stato rappresentato dalla individuazione di ogni forma di abuso fisico, verbale e digitale alla luce della sicurezza nei luoghi di lavoro. Abbiamo anche esaminato la predisposizione di un piano per la prevenzione e la gestione delle molestie, l’individuazione dei fattori di rischio presenti nell’organizzazione, le possibili attività preventive e il codice di condotta. Ovviamente ci siamo occupati della gestione degli eventi avversi, tematiche molto complesse da affrontare con delicatezza ma anche con fermezza.  

A che punto sono le organizzazioni nel reale processo di inclusività? Qual è il feedback ricevuto dal management e dallo staff di Assidai sul tema della parità di genere? 

Le organizzazioni stanno facendo progressi nel percorso verso l’inclusività, ma è fondamentale che il processo sia affrontato in modo partecipativo. Un approccio efficace prevede la creazione di gruppi di lavoro, focus group e sessioni di group coaching, in cui il feedback delle persone diventi il motore per costruire una cultura condivisa del cambiamento. Il riscontro ricevuto da Assidai su questi temi evidenzia una forte volontà di intraprendere un cambiamento significativo, capace di superare vecchi schemi culturali e gettare le basi per un ambiente realmente inclusivo.  

 Quali miglioramenti possono essere introdotti per favorire l’inclusione? 

Il miglioramento passa per l’adozione di nuovi approcci e metodologie che favoriscano una cultura aziendale inclusiva. Il metodo COACH_ING che ho sperimentato prevede quattro step: 1. si focalizza la visione del cambiamento che si vuole raggiungere e le risorse necessarie; 2. si individuano in modalità partecipata le soluzioni possibili; 3. si definiscono le azioni funzionali allo scopo; 4. si definiscono le procedure da implementare.  

Aiom, metà dei nuovi casi di tumore guarisce

È la previsione formulata nel rapporto sul cancro 2024, anno in cui in Italia le diagnosi scendono leggermente. Cala significativamente anche la mortalità tra le persone più giovani

Un numero leggermente inferiore di nuove diagnosi di tumore, rispetto ai due anni precedenti, circa 390.100 (214.500 uomini e 175.600 donne), e una previsione che induce all’ottimismo: la metà delle persone che oggi si ammalano è destinata a guarire, perché avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro. Sono questi alcuni dei principali messaggi che emergono dal rapporto annuale realizzato da: Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Associazione Italiana Registri Tumori, Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening, Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, Passi d’Argento e dalla Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica.
Già il fatto che le nuove diagnosi siano in linea con il biennio precedente è un dato positivo. Una tendenza favorevole, a cui si accompagna un altro trend altrettanto confortante: la mortalità per cancro nelle persone più giovani (tra i 29 e i 49 anni), è diminuita del 21,4% nelle donne e del 28% negli uomini negli ultimi 15 anni, dal 2006 al 2021. È significativa, in particolare, la riduzione dei decessi per carcinoma polmonare in entrambi i sessi: -46,4% nelle donne e -35,5% negli uomini. Un terzo elemento positivo, determinato soprattutto dai progressi nelle terapie, è costituito dal costante incremento del numero di persone che vivono dopo la diagnosi di tumore: nel 2024 sono circa 3,7 milioni. Il tumore più frequentemente diagnosticato in Italia, nel 2024, è stato il carcinoma della mammella (53.686 casi), seguito dal colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016).

Attenzione, però, a non lasciarsi andare a facili entusiasmi. “Anche se la stima del numero di nuovi casi di cancro è di poco inferiore a quelle del 2022 e del 2023 – ha affermato Francesco Perrone, Presidente Aiom – non si può essere particolarmente ottimisti in un quadro più generale di prevalenza ancora alta di fattori di rischio comportamentali e ambientali, che contribuiscono significativamente a causare il cancro”, tra i quali cita il tabagismo. “La sfida deve essere quella di investire in prevenzione, promuovendo stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta, associata all’attività fisica – ha sottolineato, nella prefazione al rapporto Aiom, il Ministro della Salute Orazio Schillaci. Oggi sappiamo che l’errata alimentazione incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e che la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di cancro”. Allo stesso tempo, secondo il Ministro, occorre promuovere una maggiore partecipazione ai programmi di screening, fondamentali per diagnosticare precocemente una patologia e aumentare notevolmente le possibilità di guarigione, perché soprattutto in alcune regioni non si registrano le adesioni auspicate.

Il decalogo dell’Iss per iniziare bene l’anno

Alimentazione, stili di vita, informazioni e digitale: ecco i suggerimenti dellIstituto Superiore di Sanità per avere comportamenti più virtuosi 

L’inizio dellanno è sempre e per tutti il momento dei buoni propositi, la fase delle decisioni importanti rimandate da tempo. Ecco perché lIstituto Superiore di Sanità ha messo nero su bianco 10 consigli per migliorare, nel 2025, la nostra salute fisica e mentale, senza trascurare lambiente in cui viviamo che è essenziale per il nostro benessere e i possibili eccessi del mondo digitale. 

Innanzitutto, linvito e quello di uscire dalla dipendenza da smartphone: a piccoli passi e con una zona free in casa, come la camera da letto o il tavolo da pranzo, per favorire momenti di qualità e disconnettersi gradualmente. Si può partire con 30 minuti di pausa digitale, usando il tempo per altre piacevoli attività. L’obiettivo non è eliminare lo smartphone, ma imparare a gestirlo con consapevolezza. 

Evitare l’alcol fa bene a tutto, anche alla perdita di peso. Due dati su tutti: essere astemi per 12 mesi significa 7-9 chili in meno, mentre il secondo bicchiere in meno riduce del 27% circa il rischio di cancro della mammella, e del colon-retto negli uomini. La salute passa anche per 5 porzioni di frutta e verdura al giorno e, più in generale, da una dieta sana ed equilibrata mentre per un cuore sano occhio alla pressione (misurarla regolarmente e mantenerla entro livelli desiderabili) e agli stili di vita. 

Bisogna sapere pensare anche allambiente, con la regola delle 3R: riduci, riusa e ricicla. Allo stesso modo bisogna acquistare e conservare i cibi con giudizio al fine di diminuire i rischi per la salute correlati al consumo di alimenti non correttamente preparati o conservati.  

C’è poi il benessere psicologico: non è una vergogna chiedere aiuto in situazioni di difficoltà. In molti casi esperienze stressanti in famiglia o nelle relazioni sociali, e nei contesti scolastici e lavorativi possono concorrere a generare stati di disagio psicologico o sofferenza mentale. Queste condizioni possono verificarsi in tutte le età della vita, e possono essere superate attraverso interventi psicoeducativi o psicoterapeutici, da soli o, se necessario, in associazione al trattamento farmacologico. Prendersi cura della salute è prima di tutto coltivare il proprio benessere psicologico. 

Per chiudere, le ultime due raccomandazioni dellIstituto Superiore di Sanità. Innanzitutto, bisogna proteggere la salute prevenendo le malattie infettive. Un gesto semplice quanto efficace, un buon proposito per ogni anno, è aumentare la frequenza del lavaggio delle mani per ridurre la trasmissione dei patogeni antimicrobico-resistenti e delle infezioni correlate allassistenza. Senza dimenticare la vaccinazione per ridurre limpatto delle sindromi influenzali nelle fasce d’età più suscettibili e sulla popolazione fragile. 

Infine, per le informazioni sulla salute è d’obbligo rivolgersi a fonti affidabili, fermando le fake news. Secondo lultimo rapporto Censis il 76,5% delle italiane e degli italiani ritiene che le fake news siano sempre più sofisticate e difficili da scoprire, il 20,2% crede di non avere le competenze necessarie per riconoscerle e il 61,1% pensa di averle solo in parte. Una delle cose più importanti che si possono fare è proteggersi affidandosi solo a fonti affidabili ed evitando, al contempo, di diffondere false informazioni.

Federmanager come faro per il sistema industriale

Intervista al neopresidente Valter Quercioli: manager capisaldi del successo” 

Federmanager come punto di riferimento per il sistema industriale e i manager come capisaldi del successo delle aziende, senza dimenticare il ruolo centrale del welfare aziendale e il valore aggiunto fornito da Assidai. Sono questi, in estrema sintesi, i messaggi lanciati da Valter Quercioli, che a metà novembre è stato nominato nuovo Presidente di Federmanager.

Qual è per lei il significato di questa nomina e che obiettivi si pone per il suo mandato?

Ho posto al centro del mio programma una visione chiara per la nostra Federazione che vuole e deve essere il punto di riferimento del management industriale. Intendiamo operare nellinteresse esclusivo e a beneficio delle iscritte e degli iscritti, proponendoci come un presidio costante sui territori, garantendo quei servizi di cui il management ha bisogno: consulenze legali e previdenziali, servizi di assistenza sanitaria integrativa, attività di formazione continua e certificata, tutela integrale dei diritti di chi è in pensione così come di chi si approssima alla pensione.

Qual è il programma dei prossimi tre anni in termini di risposte alle manager, ai manager e alle persone giovani in un momento cruciale per leconomia italiana e per quella europea?

Le manager e i manager industriali sono la chiave di successo per le aziende. Non è pensabile, infatti, essere unazienda leader se non si coltiva quella cultura della managerialità capace di mettere insieme persone qualificate, processi aziendali e produttivi, strumenti informatici avanzati, sistemi di gestione ambientale, della qualità, della sicurezza sul lavoro. Il mondo dellindustria sta cambiando anche sotto la spinta di quelle che io chiamo le 5 D: Decarbonizzazione, Digitale, Deglobalizzazione, Difesa e Demografia. Sono 5 D che rappresentano bene lentità della sfida con cui il management industriale deve confrontarsi. Contiamo, fortunatamente, su un capitale umano di primordine, ma servono più organizzazione e quindi più managerialità, anche di tipo nuovo. Puntiamo su donne e giovani che possono portare nuova linfa alle aziende: i vecchi registri culturali non sono più utili, dobbiamo averne di nuovi. Ecco, proprio la ricerca di soluzioni a queste problematiche è il cuore del mio programma.

Come sono evolute in questi anni le politiche industriali e come evolveranno?

Personalmente non credo che la politica industriale possa essere calata dallalto, occorre invece incentivare i fattori trasversali: la capacità d’innovare, non solo i prodotti ma anche i processi produttivi, la capacità di formare le lavoratrici e i lavoratori, la possibilità di managerializzarsi tramite la crescita di persone interne oppure con lacquisizione di competenze manageriali allesterno della ristretta compagine familiare. Servono politiche industriali orizzontali, per essere più produttivi. I dati Istat ci dicono che la produzione industriale è in diminuzione da 22 mesi. Partendo proprio dalla conoscenza approfondita dei diversi settori industriali, Federmanager vuole influire sulla loro evoluzione, cercando di anticipare le trasformazioni e decodificando al meglio gli effetti che le innovazioni comporteranno, anche in termini di ricadute occupazionali.

Dunque, quale deve essere il ruolo di Federmanager e che interazione deve esserci nei confronti delle istituzioni e della politica?

Idee, proposte e obiettivi vanno trasformati in risultati tangibili, ripartendo dalle grandi competenze e dalle tante eccellenze che possiamo vantare. Io sostengo che dobbiamo andare oltre i proclami e metterci sul serio al lavoro nellinteresse del Paese. Ad esempio, nelle ultime settimane abbiamo contribuito alle consultazioni sul Libro Verde sulla strategia di politica industriale, candidandoci a interlocutore affidabile delle Istituzioni per lelaborazione e lattuazione del successivo Libro Bianco. Con le nostre Commissioni di settore deputate a elaborare proposte di politica industriale abbiamo già portato a contributi significativi al Legislatore su temi come energia, export, innovazione, infrastrutture, telecomunicazioni e AI.

Qual è a suo giudizio il valore del welfare aziendale e in particolare della sua componente sanitaria?

La nostra bilateralità non ha pari e nei recenti rinnovi dei Ccnl con Confindustria e poi con Confservizi, il welfare contrattuale è stato posto al centro con il rafforzamento di previdenza complementare e sanità integrativa. Vogliamo anche incentivare le aziende, tramite le rappresentanze sindacali dei dirigenti, ove esistenti, ad occuparsi di più di welfare aziendale, di formazione manageriale e di certificazione della parità di genere. Rispetto alle sfide future che il comparto salute deve affrontare, come la contrazione del finanziamento pubblico e linvecchiamento della popolazione, la sanità integrativa è una risposta necessaria.

Come valuta il ruolo di Assidai come fondo sanitario di emanazione Federmanager?

Assidai costituisce un enorme valore aggiunto al sistema di tutele garantito dalla Federazione. Sono ormai 35 anni che opera egregiamente verso le persone associate e, per quelle già iscritte al Fasi completa ulteriormente la protezione. Soprattutto, non pratica selezione del rischio né ha limiti di età, e questo fa la differenza.

Sanità integrativa, prestazioni a 3,2 miliardi. Le persone iscritte superano quota 16 milioni

È quanto rivela il terzo rapporto sul tema appena pubblicato dal Ministero della Salute

Il Ministero della Salute ha appena pubblicato il terzo rapporto sullassistenza integrativa in Italia. Il documento, relativo ai fondi che hanno ricevuto lattestato di iscrizione allAnagrafe fino allanno 2023. LAnagrafe dei fondi sanitari, va ricordato, è stata istituita per censire i soggetti operanti come organismi di sanità integrativa, in modo da valutare tutti i possibili elementi di connessione tra lazione della sanità integrativa e il Servizio Sanitario Nazionale. è ovviamente il Ministero a rilasciare lattestazione delliscrizione o del rinnovo delliscrizione all’Anagrafe.

Quali sono le principali evidenze del rapporto? Innanzitutto, negli ultimi tre anni il numero dei fondi, che hanno ricevuto lattestato dallAnagrafe, ha avuto un andamento altalenante, passando da 327 dellanno 2021 a 334 del 2022, per poi diminuire a 324 nel 2023.

In secondo luogo gli Enti, Casse e Società di Mutuo Soccorso, con finalità esclusivamente assistenziali in cui rientra Assidai, che dedicano almeno il 20% delle risorse annuali ad attività integrative rispetto al Servizio Sanitario Nazionale, hanno dichiarato di aver erogato nel 2022, ultimo anno fiscale del triennio in esame, per tutte le prestazioni (incluse nei Lea e integrative) un totale di poco più di 3 miliardi di euro, di cui 1 miliardo per attività integrative al Servizio Sanitario Nazionale, a favore di più di 16 milioni di iscritti. In terzo luogo, i fondi sanitari esclusivamente integrativi rispetto al Servizio Sanitario Nazionale (che erogano unicamente prestazioni complementari ai Lea) hanno dichiarato di aver speso, nellanno 2022, un totale di poco più di 1 milione a favore di circa 24 mila iscritti.

Il Cruscotto informativo per rafforzare la governance del settore 

Si conferma, dunque, sottolinea il report, l’importante divario quantitativo fra le due tipologie, con netta prevalenza degli Enti, Casse e Società di Mutuo Soccorso, mentre in relazione al numero degli iscritti ai fondi sanitari, si rileva un crescente e costante aumento che trova corrispondenza con lincremento dei volumi di spesa sostenuti per tutte le prestazioni”.

Di particolare rilevanza sono le considerazioni conclusive del rapporto. Le prestazioni integrative che i fondi sanitari possono erogare, anche alla luce delle modifiche legislative apportate dalla legge 118/2022 Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, vengono meglio definite e orientate allintegrazione rispetto agli interventi garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale, si spiega. Inoltre c’è un impegno specifico del Ministero della Salute ad approfondire il ruolo della sanità integrativa, soprattutto in termini di accessibilità alle prestazioni da parte degli iscritti, nonché per rafforzare il sistema di valutazione e monitoraggio”.

A tal fine gli strumenti che si stanno implementando, con lOsservatorio dei fondi sanitari integrativi e con il Cruscotto informativo, contribuiranno a fornire al decisore politico gli elementi utili per rafforzare la governance istituzionale del settore, nonché per individuare proposte di aggiornamento della normativa di riferimento, nel rispetto dei principi di universalità, uguaglianza, equità nellaccesso alle prestazioni e ai servizi sanitari, nonché della centralità della persona e della globalità della copertura assistenziale.

 

Il Welfare Aziendale nell’era della conoscenza e dell’AI

È in corso una trasformazione radicale: andiamo verso un’economia incentrata su competenze cognitive e non cognitive, in cui i modelli produttivi e sociali cambiano radicalmente 

Il welfare aziendale, nell’era della conoscenza e dell’intelligenza artificiale, sta subendo una trasformazione radicale, riflettendo un cambiamento epocale iniziato decenni fa con l’avvento di un’economia basata sulla conoscenza piuttosto che sulla forza fisica o sul capitale tangibile. Questo mutamento ha preso piede grazie a fenomeni come la globalizzazione, la digitalizzazione e la crisi climatica, che hanno accelerato la transizione verso un’economia incentrata su competenze cognitive (hard) e non cognitive (soft), trasformando profondamente i modelli produttivi, sociali e organizzativi. 

Le sempre più numerose organizzazioni knowledge-intensive stanno ridisegnando i rapporti tra capitale umano e azienda, ponendo la conoscenza al centro delle strategie. In questo contesto, l’intelligenza artificiale e l’automazione avanzata amplificano le capacità intellettuali, ridefinendo il ruolo umano nel lavoro: le attività routinarie sono delegate alle macchine, mentre l’uomo si concentra su creatività, strategia e innovazione. Tuttavia, questa transizione comporta sfide importanti, come l’obsolescenza delle competenze tradizionali e la necessità di costante upskilling e reskilling che riguardino sia le competenze cognitive (hard) sia quelle non cognitive (soft). 

Il welfare aziendale, in questo panorama, non si limita più a rispondere alle esigenze dei lavoratori, ma diventa un pilastro strategico per attrarre talenti, stimolare l’innovazione e garantire un adattamento continuo ai cambiamenti tecnologici e di mercato. La pandemia ha accentuato il legame tra benessere lavorativo e qualità della vita, portando le imprese a rivalutare il concetto di welfare in termini più complessi e dinamici, integrando aspetti di salute fisica, mentale ed equilibrio tra lavoro e vita personale. 

Nel 2023 Federmanager era alle prese con la definizione di nuove strategie di welfare aziendale appositamente concepite per elevare il benessere dei lavoratori  la cui finalità non era solo quella puramente tayloristica di innalzare la produttività e l’efficienza aziendale, ma è soprattutto quella di attrarre e mantenere talenti/nuove competenze, stimolare la propensione all’innovazione e la qualità del prodotto/servizio e favorire l’adattamento ai mutamenti tecnologici e di mercato di tutta l’organizzazione aziendale. 

La portata di questo cambiamento non è puramente tecnologica ma anche culturale e antropologica, coinvolgendo lavoratori, manager e politica. I lavoratori dovranno abbracciare un apprendimento non solo continuo, ma “Any Time, Any Where, Any Device, Any Content” mentre i manager dovranno ripensare le priorità organizzative, investendo nel capitale umano come fonte principale di vantaggio competitivo. Parallelamente, la politica è chiamata a favorire un sistema inclusivo e sostenibile, in cui la conoscenza diventa un motore condiviso di progresso. 

Il welfare aziendale, per rispondere a queste esigenze, evolve in un approccio integrale, proattivo e sistemico, capace di generare benefici non solo all’interno dell’organizzazione, ma anche nella comunità circostante. Le imprese che adotteranno questo modello saranno meglio attrezzate per affrontare sfide come la crisi climatica e l’impatto dell’automazione, promuovendo un ecosistema in cui benessere e innovazione si alimentano reciprocamente. Questo approccio non rappresenta solo una risposta alle esigenze immediate, ma un investimento strategico per costruire un futuro in cui l’uomo e l’intelligenza artificiale possano coesistere in modo produttivo e sostenibile, trasformando il welfare aziendale in un motore di cambiamento sociale ed economico.

Giuseppe Torre, Responsabile scientifico dell’Osservatorio 4.Manager 

Rinnovato fino al 2027 il CCNL Dirigenti Industria

Raggiunta un’intesa, con diversi interventi migliorativi, tra Confindustria e Federmanager. Nel welfare sanitario confermato il ruolo strategico di Assidai e del Prodotto Unico 

A metà novembre è stato rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per i dirigenti di aziende produttrici di beni e servizi con decorrenza dal primo gennaio 2025 fino al 31 dicembre 2027. Un passaggio cruciale che prevede interventi su molte tematiche, tra cui l’ampliamento della definizione di dirigente, il miglioramento degli aspetti retributivi e il rafforzamento del sistema di welfare bilaterale con particolare attenzione alla parità di genere. Il rinnovo, al tempo stesso, conferma il ruolo strategico di Assidai nel contesto del welfare sanitario per la tutela della salute e del benessere del management e delle loro famiglie nell’articolo 18bis, dedicato proprio all’assistenza sanitaria integrativa.   

“Questo contratto compie un deciso passo avanti per accompagnare le imprese verso le transizioni: abbiamo aggiornato la figura del dirigente e consolidato il sistema di welfare. Il contratto rafforza la competitività dell’impresa attraverso temi importanti come la parità di genere e normalizzando l’idea che la retribuzione del dirigente debba essere commisurata ai risultati”, ha sottolineato Maurizio Marchesini, Vicepresidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali. “Da oggi la categoria manageriale può fare affidamento su un contratto nuovo, moderno, adeguato all’evoluzione della figura manageriale, in modo da ricomprendervi le professionalità di più alta qualificazione. Un contratto che stringe il patto tra manager e imprese come elemento essenziale per la crescita del Paese”, ha dichiarato il past President Federmanager, Stefano Cuzzilla. 

Tra gli interventi migliorativi c’è da evidenziare la valorizzazione del sistema di welfare bilaterale: in materia di previdenza complementare, il contratto è intervenuto sulla distribuzione delle quote di contribuzione al fondo Previndai con un aumento della quota minima a carico dell’impresa e un conseguente alleggerimento di quella a carico del dirigente. È stato inoltre riconfermato il ruolo determinante della sanità integrativa e del Fasi. In particolare, è stata sottolineata l’importanza di un accordo di reciproca collaborazione tra Assidai e Fasi finalizzato a rafforzare il ruolo sul mercato della sanità integrativa attraverso una proposta unica (ndr il Prodotto Unico Fasi-Assidai) innovativa e competitiva sul mercato con l’auspicio delle parti che dall’accordo indicato possa derivare una maggiore integrazione o un ampliamento delle coperture assicurative previste per le persone iscritte al Fasi. 

Assidai nel ringraziare le rispettive delegazioni di Federmanager e Confindustria per il lavoro svolto, conferma da subito il rinnovo del proprio impegno per contribuire in modo integrato e sinergico con il Fasi al raggiungimento degli obiettivi indicati dal contratto stesso.