“Serve serenità perché la vera prevenzione è la diagnosi precoce: negli ultimi 10 anni ci ha permesso di ridurre la mortalità del 10%. Il mio è un messaggio di speranza, ma anche e soprattutto un forte richiamo al valore della prevenzione: se c’è qualcosa è meglio scoprirlo subito, perché così non diventa un problema”. Queste le dichiarazioni di Chiara Pistolese, medico e docente universitaria in Diagnostica per immagini, che lavora al Policlinico Tor Vergata di Roma e da oltre 20 anni segue la diagnostica senologica. “Mi occupo di diagnostica e interventistica – sottolinea – e lo faccio con grande passione perché sono una donna e so cosa significa sottoporsi a questo tipo di controlli: serve grande sensibilità. Il carcinoma al seno è molto diffuso ed è una delle cause di morte più frequenti. Per questo le donne vanno sensibilizzate, se già non lo sono, sul tema della prevenzione che, negli ultimi 10 anni, ha permesso di ridurre il tasso di mortalità dell’11%”.
Quali sono gli esami specifici per la prevenzione del cancro al seno?
In realtà non esiste una vera e propria prevenzione nel senso stretto del termine. Mi spiego meglio. C’è sempre la prevenzione “prima”, quella legata allo stile di vita, ma la “vera” prevenzione, per il cancro al seno, è la diagnosi precoce: quanto prima si scopre una lesione, tanto più si può riuscire a cambiare in positivo la prognosi.
A che età una donna deve iniziare a fare controlli e quali sono le tipologie di esami da effettuare?
È importante iniziare al momento giusto, che arriva a 35-40 anni, anche in relazione alla storia della donna – per esempio, se in famiglia ci sono stati altri casi di cancro al seno – e al tipo di mammella. Per quanto riguarda le tipologie di controlli ci sono senz’altro le indagini convenzionali come la mammografia sempre associata a un’ecografia: questa è la cosa più importante. I due esami sono complementari e devono essere effettuati contestualmente, non a mesi di distanza: solo così possono dare una visione globale della mammella.
Con che frequenza vanno svolti questi esami?
Una volta l’anno e, ripeto, bisogna iniziare assolutamente da 40 anni, non oltre. Solo con questa frequenza si possono individuare lesioni molto piccole che possono essere risolte: grazie a questo tipo di prevenzione, negli ultimi 10 anni, abbiamo assistito a una significativa riduzione della mortalità, pari all’11%. In base all’esito di questi esami, mi sento di aggiungere, si passa rapidamente a esami di secondo livello per chiarire del tutto il quadro clinico. Parliamo, per esempio, di risonanza magnetica con mezzo di contrasto alla mammella, che va fatta solo in casi selezionati e su richiesta del radiologo, che sa cosa cercare, ma anche di altri esami come biopsie e procedure interventistiche di caratterizzazione citologica e istologica. È bene precisare che ormai al tavolo operatorio arrivano solo situazioni con diagnosi già definite e non esistono più interventi chirurgici a scopi diagnostici come avveniva anni fa.
Cosa si sente di raccomandare alle donne in generale su questo argomento?
Le donne si devono sempre rivolgere a centri altamente specializzati, dove il personale che si dedica alla senologia sia qualificato, tecnico e medico. È inoltre essenziale la presenza del medico durante l’esecuzione degli esami e si deve arrivare in poche ore alla diagnosi conclusiva. Bisogna rivolgersi a strutture in cui c’è la possibilità di effettuare tutti gli esami e la donna deve potere risolvere il suo problema, sciogliendo eventuali dubbi, in poche ore. Talvolta, infatti, si può agire anche in regime ambulatoriale. Serve serenità, perché il carcinoma alla mammella è risolvibile, se diagnosticato in tempo. Le donne non devono avere paura, ogni caso e ogni storia sono diversi: se c’è qualcosa è meglio scoprirlo subito, perché così non è e non diventa un problema.