Assidai, Fondo di assistenza sanitaria integrativa, ha analizzato con interesse un recente studio il cui nome in codice è “CancerSEEK”, condotto da un team di ricercatori – tra cui anche un mini pool di italiani – guidati da Nickolas Papadopoulos della Johns Hopkins University di Baltimora (Stati Uniti). Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science e ha utilizzato una tecnica innovativa: analizzare sia il DNA mutato del cancro, che circola liberamente nel sangue, sia alcune proteine prodotte sempre dal tumore e per questo presenti a livelli anomali nell’organismo. Con un obiettivo ambizioso: mettere a punto una biopsia liquida, cioè uno speciale test del sangue che consentirebbe di scoprire, con particolare anticipo, quelli che sono gli indicatori tipici del tumore. Se si se centrasse questo risultato (più che insperato e ad oggi ancora molto lontano) potrebbero essere avviati robusti programmi di screening, per riuscire a intervenire in maniera precoce attraverso i trattamenti prima che il cancro emerga, ovvero sia visibile, per gli attuali strumenti di diagnostica.
Tuttavia, dato che la materia è delicata, prima di addentrarsi in un’analisi più approfondita del lavoro dell’Università di Baltimora è utile fare una precisazione: si tratta di un semplice studio e ad oggi nel mondo non ci sono, purtroppo, ancora test del sangue che consentono di rivelare in anticipo la presenza di un tumore.
Tecnica e numeri della ricerca: scovato il 70% dei tumori già diagnosticati
Nel dettaglio, il test è stato condotto su una popolazione di 1.005 pazienti oncologici, che avevano già ricevuto la diagnosi per otto differenti tipi di tumore (al fegato, allo stomaco, alle ovaie, al pancreas, all’esofago, al colon-retto, al polmone o alla mammella), senza metastasi, di stadio incluso tra il I e III, mentre il cosiddetto gruppo di controllo (per verificare il tema dei “falsi positivi”) era costituito da una popolazione di 812 persone sane, prive di qualsiasi storia pregressa di cancro e malattie autoimmuni. “CancerSEEK” ha poi valutato 8 biomarcatori proteici, per determinate tipologie di cancro e delle mutazioni genetiche presenti in 16 geni del DNA tumorale in circolo.
Vediamo adesso i risultati del test, che in futuro potrebbe costare una cifra relativamente sostenibile e pari a circa 500 dollari. A partire dal numero più importante: “CancerSEEK” è stato in grado di rilevare la malattia in circa il 70% degli individui ai quali era già stato diagnosticato un tumore. La percentuale, tuttavia, cambiava a seconda del tipo di cancro: quello alle ovaie è stato scovato nel 98% dei casi (all’incirca come quello al fegato), attorno al 70% si sono posizionati stomaco e pancreas, per poi scendere fino al 33% del seno. Ci sono altri dati estremamente significativi da segnalare. Il test è stato in grado di individuare l’organo in cui la malattia aveva messo radici in circa il 63% dei pazienti. Tuttavia, ha ottenuto risultati migliori sui tumori in stadio avanzato rispetto a quelli precoci, trovando il 78% della malattia al III stadio rispetto al 43% dei tumori al I stadio (cosa che rappresenta comunque un risultato più che rispettabile, secondo gli esperti). Infine i falsi positivi, cioè gli individui sani in cui il test ha invece rilevato la presenza di un cancro, sono stati soltanto l’1%.
Le sfide e gli sviluppi futuri: un nuovo studio su 10 mila individui
Come giudicare questi risultati? Per farlo è necessario una premessa: i test come CancerSEEK sono particolarmente difficili da mettere a punto perché i tumori di piccole dimensioni non liberano tanto DNA nel sangue, come invece fanno quelli più grandi. Inoltre c’è il tema dei falsi positivi: un risultato errato può causare alle persone stress eccessivo e portare a trattamenti non necessari e potenzialmente dannosi. Il tema vero è tuttavia il seguente: CancerSEEK riuscirà a rilevare anche tumori non diagnosticati e cioè a uno stadio in cui la cura ha alte probabilità di successo? Un obiettivo simile forse sarà raggiungibile soltanto tra diversi anni. Nel frattempo, tuttavia, Nickolas Papadopoulos e il suo team hanno già avviato uno studio che testerà lo screening “CancerSEEK” su una popolazione di almeno 10.000 individui sani.