“Interagire con il proprio ambiente attraverso le varie forme di movimento, a tutte le età, contribuisce in modo significativo a preservare lo stato di salute inteso come stato di benessere fisico, psichico e sociale: esiste un legame diretto tra la quantità di attività fisica e la speranza di vita, ragione per cui le popolazioni fisicamente più attive tendono a essere più longeve di quelle inattive”.
È partendo da questo presupposto, sottolineato dal Ministero della Salute, che non più tardi di un anno fa un accordo Stato-Regioni ha sancito e approvato le linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione. Redatte da un Tavolo di lavoro istituito presso la Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, le linee di indirizzo – in linea con l’obiettivo dell’OMS: ridurre del 15% la prevalenza globale dell’inattività fisica negli adulti e negli adolescenti entro il 2030 – sottolineano la rilevanza dell’attività fisica per la popolazione generale e la necessità che tutti pratichino attività fisica, soprattutto integrata nella vita quotidiana.
Attività fisica regina della prevenzione primaria
Del resto, è opinione condivisa dalla comunità medica e scientifica, come più volte sottolineato da Assidai nella propria comunicazione e nelle proprie iniziative, che l’attività fisica sia uno degli elementi fondamentali per la prevenzione primaria delle malattie croniche o non trasmissibili, che rappresentano il principale killer mondiale. Cancro, patologie dell’apparato cardiocircolatorio, diabete e malattie respiratorie – secondo l’OMS – in futuro richiederanno circa il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale. Ogni anno, inoltre, uccidono 41 milioni di persone, rappresentando il 71% di tutti i decessi a livello globale (in Europa si arriva all’86%) con 15 milioni di morti che, peraltro, si verificano tra i 30 e i 70 anni. Secondo altri dati, nella Regione europea dell’OMS l’inattività fisica è responsabile ogni anno di 1 milione di decessi (il 10% circa del totale) e di 8,3 milioni di anni persi al netto della disabilità. Si stima che siano imputabili all’inattività fisica il 5% delle affezioni coronariche, il 7% dei casi di diabete di tipo 2, il 9% dei tumori al seno e il 10% dei tumori del colon.
L’attività fisica in Italia e nel mondo
Il tema, dunque, è di estrema attualità. Vediamo prima il contesto globale: in tutto il mondo, un adulto su quattro e tre adolescenti su quattro (di età compresa tra 11 e 17 anni), non svolgono attività fisica secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. In alcuni Paesi, i livelli di inattività possono arrivare fino al 70%, a causa del cambiamento dei modelli di trasporto, dell’aumento dell’uso della tecnologia e dell’urbanizzazione: ragazze, donne, anziani, gruppi svantaggiati, persone con disabilità e malattie croniche hanno minori opportunità di essere fisicamente attivi.
Il “Piano d’azione globale sull’attività fisica per gli anni 2018-2030” di recente approvato dall’OMS, pertanto, definisce quattro obiettivi strategici da realizzare attraverso 20 azioni politiche applicabili in tutti i Paesi, al fine ridurre del 15% la prevalenza globale dell’inattività fisica negli adulti e negli adolescenti entro il 2030.
L’aumento dei livelli di attività fisica è una questione di salute ed è fondamentale per il raggiungimento di altri tre obiettivi mondiali entro il 2025. Innanzitutto la riduzione del 25% della mortalità precoce dovuta a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche; in secondo luogo la riduzione del 25% della prevalenza dell’ipertensione; infine lo stop dell’aumento del diabete e dell’obesità.
Passiamo ora all’Italia, le cui strategie sono in linea con gli obiettivi dei Piani d’azione promossi dall’OMS, a cui l’Italia ha contribuito, e con le politiche dell’Unione Europea e tengono in considerazione tutti i determinanti che influenzano lo stile di vita. Anche nel nostro Paese le strategie nazionali e locali di promozione dell’attività fisica e motoria mirano a realizzare azioni efficaci di promozione della salute in un’ottica intersettoriale e di approccio integrato secondo i principi di “Guadagnare Salute: rendere facili le scelte salutari” (approvato per decreto nel 2007), un programma coordinato dal Ministero della Salute che mira a contrastare i quattro principali fattori di rischio di malattie croniche nel nostro paese: scorretta alimentazione, inattività fisica, consumo dannoso e rischioso di bevande alcoliche e tabagismo.
Un approccio funzionale anche alla realizzazione, da parte delle Regioni e Province Autonome, del Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018, prorogato al 2019. Del resto anche l’Italia ha ancora un lungo cammino da percorrere: solo il 18% dei bambini pratica sport per non più di un’ora a settimana mentre il 33,6% delle persone con età compresa tra 18 e 69 anni è classificato come sedentario, cioè non fa un lavoro pesante e non pratica attività fisica nel tempo libero. Tra gli over 65, invece, l’attività maggiormente praticata è camminare fuori casa, le attività domestiche rappresentano l’interesse principale e c’è troppo poco tempo dedicato ad allenare la forza muscolare.
Le linee guida del Ministero sull’attività fisica
Passiamo ora, nello specifico, alle linee d’indirizzo messe nero su bianco dal Ministero della Salute. I bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni, come sottolineato dall’OMS, dovrebbero praticare almeno 60 minuti di attività fisica quotidiana di intensità moderata-vigorosa e esercizi di rafforzamento dell’apparato muscoloscheletrico almeno tre volte a settimana. L’attività fisica nei bambini e negli adolescenti include il gioco, l’esercizio fisico strutturato e lo sport. Non solo: l’influenza dello stile di vita dei genitori (fin dalla fase pre-concezionale e poi nella gestazione) e del contesto ambientale nella primissima infanzia hanno un ruolo chiave nel determinare lo stato di salute negli anni a venire. Uno stile di vita attivo durante la gravidanza contribuisce al benessere del nascituro.
Per gli adulti le attuali raccomandazioni dell’OMS consigliano di svolgere nel corso della settimana un minimo di 150 minuti di attività fisica aerobica d’intensità moderata oppure un minimo di 75 minuti di attività vigorosa più esercizi di rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari due o più volte a settimana. Ciò può essere realizzato, ad esempio, attraverso cinque sessioni di esercizio a settimana della durata minima di 30 minuti oppure svolgendo almeno 25 minuti di esercizio di intensità vigorosa per 3 volte a settimana. La raccomandazione può essere soddisfatta anche combinando le attività ad intensità moderata e vigorosa.
Infine gli anziani, per i quali – si sottolinea – “promuovere e facilitare la pratica regolare di attività fisica è particolarmente importante perché questo gruppo di popolazione è molto spesso il meno attivo”. Secondo l’OMS, al fine di migliorare la salute cardiorespiratoria e muscolare, ridurre il rischio di malattie croniche non trasmissibili, depressione e declino cognitivo, gli adulti over 65 anni dovrebbero svolgere almeno 150 minuti alla settimana di attività fisica aerobica di moderata intensità o almeno 75 minuti di attività fisica aerobica a intensità vigorosa ogni settimana o una combinazione equivalente di attività con intensità moderata e vigorosa. Si raccomanda, inoltre, di associare esercizi di rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari due o più volte la settimana nonché attività per migliorare l’equilibrio e prevenire le cadute tre o più volte la settimana per coloro che hanno una ridotta mobilità.
Dieci consigli per restare in forma
Infine, il Ministero della Salute fornisce un breve ma interessante vademecum con 10 consigli per praticare attività fisica con costanza, anche con uno sforzo limitato. Eccoli:
- Poco è meglio di niente: anche con quantità minime di attività fisica (60 minuti a settimana), se sei una persona sedentaria puoi ottenere benefici per la salute.
- Muoviti di più e stai meno seduto: interrompi almeno ogni 30 minuti i periodi nei quali stai in posizione seduta o reclinata, facendo 2-3 minuti di attività, come brevi camminate o piegamenti sulle gambe.
- Mantieni uno stile di vita attivo: anche le attività usuali della vita quotidiana, camminare, salire le scale, fare giardinaggio, ridurre l’uso dell’automobile sono semplici azioni che fanno bene alla tua salute e favoriscono l’autonomia e l’indipendenza, soprattutto in età avanzata.
- Evita la sedentarietà: è un fattore di rischio, a prescindere da quanta attività fisica tu pratichi in generale.
- Fai movimento: se sei in sovrappeso o obeso, praticare attività fisica apporta numerosi benefici, ma è necessario che venga protratta nel tempo. Meglio esercizi in acqua, ginnastica a terra, pedalate in bicicletta.
- Attività fisica per la futura mamma: se sei una donna sedentaria che non ha mai praticato sport la gravidanza può essere uno stimolo per iniziare ad adottare uno stile di vita attivo con la consapevolezza dei benefici che arreca alla futura mamma e al nascituro.
- Quale attività in gravidanza: camminare è un ottimo mezzo per allenarsi senza sforzi eccessivi. Se non ci sono controindicazioni, puoi praticare anche ginnastica dolce, esercizi in acqua, yoga e pilates modificati e adattati alla tua condizione fisica.
- Attività fisica nei bambini e ragazzi con patologie croniche: evitare la sedentarietà e poter praticare attività fisica in sicurezza è fondamentale anche per loro.
- Attività fisica anche nei bambini e adolescenti con disabilità: sempre che il grado di disabilità lo consenta devono svolgere attività fisica secondo i livelli raccomandati per i coetanei, scegliendo con il pediatra il tipo di attività e la frequenza più adatta.
- Attività fisica, non solo nella disabilità fisica: è necessaria per le persone con disabilità fisica, disabilità neuro-sensoriale, disabilità intellettuale e malattia mentale, che devono evitare la sedentarietà e svolgere una regolare attività fisica, in base alle loro capacità e abilità.
Assidai e l’attività fisica: il Trofeo RunCorporate
Assidai è sempre stata in prima linea sull’attività fisica e l’ha sempre citata, assieme ad abitudini alimentari corrette, come uno dei fattori chiave per prevenire le malattie croniche. Ha riportato diversi e autorevoli studi a sostegno di questa tesi, tra cui uno realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Salute e il Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) che evidenzia l’importanza di promuovere l’attività fisica a livello individuale e di comunità. Secondo la ricerca, infatti, proprio il fitness è “uno dei principali strumenti per la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili, per il mantenimento del benessere psicofisico e per il miglioramento della qualità della vita, in ambo i sessi e a tutte le età”. Non solo, attraverso un’analisi ad hoc si evidenzia anche come un comportamento “virtuoso” della popolazione farebbe risparmiare oltre 2,3 miliardi al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) in termini di prestazioni specialistiche e diagnostiche ambulatoriali, trattamenti ospedalieri e terapie farmacologiche evitate.
Assidai, infine, ha partecipato con grande entusiasmo e partecipazione al Trofeo RunCorporate, tenutosi all’interno della Maratona di Roma del 7 aprile 2019. Una corsa non competitiva di 5 km che aveva anche come obiettivi generare un forte senso di appartenenza, sentirsi parte di una squadra aumentando la conoscenza tra gli individui, scaricare le tensioni accumulate sul luogo di lavoro e favorire il benessere fisico. I valori legati a questa iniziativa – cioè l’esercizio fisico come fattore di benessere e di prevenzione, il ruolo chiave del welfare aziendale come strumento per generare valore dentro e fuori l’impresa, e la solidarietà – rappresentano alcuni dei punti fermi del nostro Fondo e della sua filosofia d’azione sul mercato e nei confronti dei suoi iscritti.